mercoledì 30 novembre 2011

Inzaghi, Del Piero e Totti: il declino senza riconoscenza degli eroi di Berlino


Gli eroi di Berlino sono stanchi. Si alzano sempre più tardi dalla panchina, qualche volta rimangono addirittura seduti. Anche se il loro stipendio continua a essere a sei zeri e per i tifosi rimangono gli idoli di un tempo. Messi da parte dai loro tecnici, fuori dai progetti di rilancio di squadre e società.Nel migliore dei casi guardati con riconoscenza ma più spesso considerati un peso di cui liberarsi, una voce in bilancio non più sostenibile. Del Piero, Iaquinta, Toni, Grosso, Totti, Inzaghi. Gli eroi di Berlino sono arrivati a fine corsa. 

Il distacco più doloroso è certamente quello di Del Piero dalla Juventus. Alex è ormai ai margini della Vecchia Signora e le parole di Agnelli dello scorso 18 ottobre ("Questa è l'ultima stagione in bianconero") non hanno fatto altro che accelerare il processo di dismissione del mito. Da quel giorno Del Piero ha messo il piede in campo per la miseria di 19 minuti; due volte, a Napoli e contro il Genoa, ha subito l'umiliazione dell'ingresso nel tempo di recupero giusto per perdere tempo. Come una riserva qualsiasi, anche nel giorno della festa per le 700 partite da professionista. Se a Conte serviva l'imprimatur alle sue scelte, l'annuncio di Agnelli è stato un regalo gradito. Alex scalpita, la gente lo osanna ma fin che la Juve vince per lui non ci sarà posto. E pazienza se il finale si sarebbe potuto vivere con maggior classe. Del resto nei vicoli di Vinovo si sono perse le tracce anche di Iaquinta, Toni e Grosso. Il primo è stato penalizzato dagli infortuni ma, in ogni caso, non rientra più nei piani di Conte. Ultimo segnale di vita: 1 dicembre 2010 nel gelo di Poznan; gol inutile e Juventus eliminata. Il secondo è sul mercato ma nessuno lo vuole. Zero minuti in questa stagione, ultima rete il 10 aprile scorso contro il Genoa, decisiva. Poi più nulla. Grosso è stato riesumato due volte per cause di forza maggiore: ha giocato (e bene) poi è di nuovo sparito. Insieme costano 9 milioni di euro lordi a stagione. Marotta si augura traslochino altrove. Ringraziamenti? A contratto (di cessione) firmato. 

Chi a gennaio quasi certamente farà le valigie è Pippo Inzaghi. Nella notte di Berlino era in panchina e lì è rimasto quest'anno: 28 minuti in campo, un tiro in porta e tanta rabbia per l'esclusione dalla lista Champions che gli costerà il record di gol nelle competizioni europee. Poteva gestirla meglio Allegri? Poteva. Forse. In ogni caso addio quasi certo. Su Gattuso le perplessità sono legate al recupero dopo il malanno al nervo ottico: Nocerino, però, non lo sta facendo rimpiangere. 

A Roma è Totti in persona a vivere la stagione del crepuscolo. "Sei al centro del progetto" gli ha detto Sabatini in estate. Poi le panchine di agosto, le presenze di settembre, i malanni fisici e ora la difficile collocazione in una squadra che ha scoperto Lamela e Pjanic. Impossibile pensare a un suo futuro lontano dalla Roma, però il sospetto è che i quasi 5 milioni di euro (netti) del suo ingaggio con prolungamento da dirigente già garantito siano oggi un peso per il nuovo corso americano. E il discorso vale a maggior ragione per Perrotta che, se non fosse per la firma strappata alla Sensi in primavera, oggi sarebbe altrove. Luis Enrique non lo vede: a novembre ha giocato solo 20 minuti. 

Il tramonto di un altro eroe è, invece, in Argentina. Camoranesi sta svernando nel Lanus senza gloria. Ultima notizia pervenuta, il calcio in faccia a un avversario che gli è costato 5 giornate di qualifica. E c'è chi, come Barone, si è riciclato in B a Livorno dopo un anno di inattività trascorso ad allenarsi con il Crociati Noceto e il Varese. L'uomo della coppa alzata al cielo (Cannavaro) e quello che con il suo colpo di testa ci regalò supplementari e rigori (Materazzi) si sono ormai ritirati così come Peruzzi

In piena attività restano gli juventini Buffon, Barzagli e Pirlo, il romanista De Rossi, i milanisti Zambrotta, Nesta e Amelia, più Zaccardo, Gilardino e Oddo. Non tutti giocano con continuità. Qualcuno, come Pirlo, si è inventato una nuova sfida dopo essere diventato un peso per il Milan. Un destino comune a quasi tutti gli eroi di Berlino. Quella sera ci fecero impazzire di gioia, oggi sono stanchi, quasi sempre seduti su una panchina ai bordi del campo.

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