lunedì 28 novembre 2011

I rolex di Napoli


Cosa sta succedendo a Napoli e intorno al Napoli? Gli episodi di cronaca nera che negli ultimi due mesi hanno coinvolto come vittime Hamsik, Cavani e Lavezzi, e le rispettive famiglie, con cadenza quasi settimanale sono solo un caso? Domande che sotto il Vesuvio circolano sempre più insistenti dopo la denuncia rabbiosa di Yanina Screpante, fidanzata del Pocho, bloccata da due balordi mentre si trovava in auto e costretta, sotto la minaccia delle armi, a consegnare un Rolex di valore. Lo sfogo via Twitter della giovane (“Napoli è una città di merda… Non mi importa, se mi succede qualcosa il mio fidanzato se ne va da qua”) ha aperto la discussione. 

Al centro quell’insulto che i napoletani non accettano e che Yanina ha rettificato scusandosi. Ma è la seconda parte della sua denuncia a riportare alla mente un passato nemmeno troppo lontano in cui i rapporti tra gli idoli della curva e i boss della camorra era così stretto da consentire a Maradona, ad esempio, di vivere la sua vita di eccessi e sregolatezze coperto dal muro dell’omertà. O di permettergli di chiedere a un capo clan di intervenire per riavere indietro quanto sottrattogli nel corso di una rapina nella sua villa: soldi, orologi e un pallone d’oro che, come raccontato recentemente da un pentito, nemmeno l’intervento del boss riuscì a salvare dalla trasformazione in lingotti. Quella rapina del 1989 al Pibe de Oro è al centro del racconto di un pentito di camorra, Pietro Pugliese. Fu lui a spiegare ai magistrati che si trattava di un ‘avvertimento’ al campione argentino perché favorisse il giro delle scommesse clandestine. Una ricostruzione senza riscontri giudiziari ma inquietante per quanto riguarda  i rapporti tra quel grande Napoli e la malavita organizzata: le foto compromettenti di Diego con i fratelli Giuliano, il rapporto di amicizia con il boss Salvatore Lo Russo, l’abuso di cocaina del campione i sospetti dell’intervento della camorra nel clamoroso crollo che costò ai partenopei lo scudetto 1987-88 poi vinto dal Milan di Sacchi. 

Oggi i riflettori tornano ad accendersi sul rapporto tra Napoli e i suoi campioni. La rapina ai danni della fidanzata di Lavezzi è solo l’ultimo di una serie di episodi ravvicinati. Prima la villa di Cavani svaligiata l’8 ottobre scorso mentre l’uruguaiano era impegnato con la sua nazionale. Poi la disavventura della moglie di Hamisk, incinta, minacciata con una pistola per farsi consegnare la Bmw nella zona di Varcaturo. Era il 22 novembre. Nemmeno una settimana ed è toccato a Yanina Screpante. Solo coincidenze? Nel recente passato nel mirino era finito l’attaccante Zalayeta che nel 2009 era stato narcotizzato e rapinato all’interno della sua abitazione. Rolex e chiavi di casa erano stati, invece, il bottino di un furto allo stesso Hamsik nel maggio 2009. 

Napoli non sa più proteggere i suoi campioni? Il presidente De Laurentiis ha provato a spegnere il fuoco della polemica: “In momenti come questi chi gira con auto e orologi di lusso dimostra di non essere diventato abbastanza napoletano”. Insomma è colpa della crisi se le fidanzate dei calciatori rischiano e Napoli è una città meno pericolosa di Roma, la vera capitale del crimine. Tesi che contrasta con le riflessioni dell’ex pm anticamorra Raffaele Cantone che a settembre, quando Lavezzi e Balotelli furono chiamati a spiegare le loro conoscenze con ambienti malavitosi, ebbe modo di spiegare che i rapporti tra boss e calciatori sono un’evoluzione del tentativo della grande criminalità organizzata di “confondersi con la società civile” senza più mettersi in mostra, come negli anni ’80, ma “presentandosi in tono dimesso” e “facendosi introdurre da ambienti imprenditoriali”. Un processo di accreditamento che, secondo il magistrato che ha processato il clan dei Casalesi, porta i boss a contatto con gli ambienti che contano sfruttando il traino del calcio. Erano i giorni di Balotelli e Lavezzi chiamati a spiegare le loro conoscenze pericolose. Quelli in cui il Pocho ammise candidamente di essere amico di Michele Iori, imprenditore in carcere per riciclaggio di denaro sporco. L’argentino raccontò di boss capi ultrà e orologi di valore lasciati a casa dell’amico durante le trasferte internazionali come se fosse il caveu di una banca. Oggi Napoli si interroga sulle rapine ai suoi campioni. Solo circostanze?

1 commento:

  1. ho sentito qualcuno, in tv, domenica notte (se non erro sconcerti), affermare che secondo lui c'è un "piano", per allontanre da napoli i suoi campioni. non può essere invece un qualcosa di molto vicino a quanto hai raccontato di maradona? intimidazione per avvicinare un certo ambiente. del resto, certa gente conosce solo la violenza come forma di comunicazione

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