martedì 24 maggio 2011

Come si dice spezzatino in spagnolo?


Mentre in Italia si discute su come imitare il modello spagnolo (o almeno quello tedesco) e ci si lamenta perché il nostro calcio negli ultimi dieci anni è riuscito ad aumentare il proprio fatturato solo di 630 milioni di euro (da 0,9 a 1,53 miliardi di euro secondo il Report 2011 di Arel e PricewaterhouseCoopers), a Madrid e dintorni hanno deciso di copiare il nostro spezzatino per incrementare introiti che – malgrado stelle e fiscalità di favore – restano ancora inferiori a quelli della nostra serie A. Perché la Liga non sono solo Barcellona e Real Madrid ma anche le altre 18 squadre molto più povere di risorse e qualità come del resto ben testimonia una classifica in cui terza e quarta sono rispettivamente a 21 e 30 punti dalle prime due . I circa 600 milioni di euro oggi introitati dalle tv se ne vanno per la metà nelle tasche dei due ‘big’ lasciando agli altri le briciole in virtù di una normativa quasi unica in Europa che concede ancora il privilegio della vendita individuale dei diritti. Ecco allora che per la prossima stagione si apparecchia uno spezzatino che i nostri dirigenti nemmeno si sognano. Calcio a tutte ore dalle 16 del sabato (con partite anche alle 18, alle 20 e alle 22) alle 21 del lunedì passando per una domenica in cui si gioca alle 12, alle 15, alle 17, alle 19 e alle 21. Dieci partite in dieci orari diversi. Il motto di tv è club è che un singolo abbonato deve essere messo in condizione di non perdersi nemmeno un minuto del campionato per il quale ha pagato fior di quattrini. Va bene i ricavi da stadio, sponsor e merchandising, ma quel misero 38% di fatturato derivante dai diritti tv che oggi c’è in Spagna e che noi invidiamo dall’alto della nostra tele-dipendenza (65% delle entrate dei club italiani arrivano da lì) per i manager della Liga rappresenta una vergogna da cancellare.

Giovanni Capuano

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