giovedì 9 febbraio 2012

Inter, Milan e Juve, fatturati in calo: Barca e Real sono sempre più lontane



Sorpresa. Anche in mezzo alla crisi il calcio italiano tiene dal punto di vista finanziario nel paragone con il resto d’Europa e, anzi, grazie alla scalata del Napoli guadagna anche una posizione alle spalle dell’Inghilterra che grazie alle sue grandi (Chelsea, Arsenal, Liverpool, Tottenham e i due Manchester) resta il movimento più rappresentato nei Top 20 per fatturati secondo la fotografia scattata dal report ‘Football Money League 2012′ pubblicato da Deloitte.


Non è però il caso di festeggiare perché l’analisi dell’andamento dei fatturati per l’anno 2011 segnala che solo Roma e Napoli - tra le cinque italiane presenti nella lista - hanno fatto segnare un incremento: da 123 a 144 milioni di euro per la Roma (occupa la 15° posizione) e da 92 a 115 milioni di euro per il Napoli (new entry al 20° posto). Inter, Milan e Juventus invece perdono complessivamente 73,4 milioni di euro e vedono allargarsi la forbice con i padroni del mercato europeo. 


REAL E BARCELLONA SEMPRE PIU’ LONTANE - Preoccupa che l’andamento negativo delle nostre big arrivi in una stagione in cui i Top 20 hanno generato introiti per 4,4 miliardi di euro con un tasso di crescita del 3% che - come sottolineano gli esperti di Deloitte - è in alcuni casi doppio rispetto a quello dell’economia dei paesi rappresentati. In cima alla lista resiste per il settimo anno consecutivo il Real Madrid, ormai vicino a sfondare la soglia del mezzo miliardo di euro di fatturato: 479,5 milioni di euro.


Anche per gli analisti finanziari, però, siamo alle prese con una riedizione del ‘clasico’ che sta infiammando Liga e Champions League. Alle spalle del Real, infatti, cresce il Barcellona: 450,7 milioni di euro contro i 398 di un anno fa e senza poter ancora conteggiare la mostruosa sponsorizzazione garantita dalla Qatar Foundation che nei prossimi mesi dovrebbe consentire il soprasso. La classifica di Deloitte assomiglia in fotocopia a quella dell’ultima Champions League. Barcellona, Manchester United e Real Madrid sul podio come a maggio e complessivamente 6 delle 8 squadre classifica nei quarti presenti anche nella Top 10 di Deloitte (diventano 9 sulle 16 degli ottavi di finale).

LA CLASSIFICA DELLA TOP TEN - Dietro le due spagnole, isola felice in un movimento altrimenti in crisi come testimonia la presenza di un solo altro club nella classifica (il Valencia che è 19° appena prima del Napoli), c’è il solito Manchester United (367 milioni di euro con un incremento di 17,2), Bayern Monaco (321,4), Arsenal (251,1) e Chelsea (249,8). Poi arriva la prima italiana che, proprio come un anno fa, è il Milan (235,1 con un calo di 8,9 milioni di euro) seguita da vicino dall’Inter (211,4 in regresso di 13,4 milioni di euro). La Juventus, penalizzata dalla mancata qualificazione alla Champions League, è 13° e perde tre posizioni oltre a 51,1 milioni di euro di fatturato con la consolazione di essere la prima italiana con lo stadio di proprietà e la prospettiva di aumentare sensibilmente i ricavi da biglietteria che nel 2011 si sono fermati a poco più di 11 milioni di euro. Al contrario la promozione della Roma (da 18° a 15°) è dovuta proprio al ritorno nell’Europa che conta, mentre la new-entry Napoli è l’esempio di come le società italiane alle spalle delle big hanno benefici dalla legge sulla vendita centralizzata dei diritti televisivi.


SEMPRE TROPPO DIPENDENTI DALLA TV - Con l’eccezione del Milan, l’unica ad avere un’incidenza di ricavi proveniente dai diritti tv al di sotto del 50% (46% con 107,7 mln euro), le nostre squadre non riescono a invertire la tendenza e rimangono troppo ancorate ai soldi delle pay tv. Siamo ben al di sopra della media europea: Inter 58%, Juventus 57%, Roma 64% e Napoli 51%. Qualche esempio di come dovrebbe funzionare per avere una corretta ripartizione degli incassi? Real Madrid e Barcellona, che pure monopolizzano i diritti tv spagnoli, si fermano rispettivamente al 38% e al 41%. Le inglesi - che hanno un sistema centralizzato simile al nostro - non raggiungono in media il 40%. Il paradiso gestionale è il Bayern Monaco: 56% da merchandising, 22% da diritti tv e 22% da biglietteria. Siamo lontani anni luce.

I NUOVI RICCHI - Il rapporto non manca di sottolineare i cambiamenti in atto nel mondo del calcio che stanno spostando rapidamente il centro del business dall’Europa a nuovi palcoscenici. C’è l’emergente Russia che non è ancora rappresentata nella Top 20 ma i cui club stanno incrementando i fatturati e viaggiano ora con una media intorno ai 40 milioni di euro destinata a crescere per il nuovo sistema di distribuzione della Uefa che privilegia l’ingresso di rappresentanti da diversi campionati nella fase finale della Champions League.

Il trasferimento di Nicolas Anelka nella Chinese Super League ha acceso invece i riflettori sulla realtà di Pechino e dintorni con un mercato televisivo potenziale in forte espansione. E, infine, la nuova primavera del campionato brasiliano: i giovani talenti partono con meno frequenza (Ganso, Neymar e Lucas per fare qualche nome) e dal 2010 si sono moltiplicati i campioni che hanno fatto ritorno in patria: Luis Fabiano (San Paolo), Adriano (Corinthians), Ronaldinho (Flamengo), Juninho Pernambucano (vasco de Gama), Deco (Fluminense) e il prestito di Robinho.

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