mercoledì 29 giugno 2011

La svendita dei talenti e il fallimento della legge Melandri


La pubblicazione della tabella di suddivisione dei proventi da diritti tv per la prossima stagione, se le medio-piccole dovessero vincere il braccio di ferro con le big per i criteri di ripartizione del 30% a disposizione dei bacini d’utenza, ha avuto il merito di chiarire la portata economica della guerra in atto all’interno della Lega. Se il criterio applicato fosse quello voluto da tutti tranne Inter, Juventus, Milan e (al momento) Napoli e Roma, le tre grandi storiche del nostro calcio perderebbero in un solo colpo oltre 21 milioni di euro a stagione (12,9 la Juventus, 7,7 l’Inter e 8,7 il Milan) a vantaggio soprattutto di quella che viene ribattezzata la ‘borghesia’. A guadagnarci sarebbero un po’ tutti ma, in particolare, nella tabella sui ricavi totali spiccano i balzi in avanti di Lazio (+12,7 milioni di euro), Udinese (+10,1), Genoa (+9,4), Napoli (+8,3), Roma (+7,7), Palermo (+7,3) e Fiorentina (+6,7). Soldi benedetti se servissero ad innalzare il livello competitivo del nostro campionato. Meno se la spinta propulsiva continua a essere limitata ai soliti Berlusconi, Moratti e Agnelli. Nei giorni in cui incassano i benefici della legge Melandri e tentano la spallata per ridurre ulteriormente il gap di introiti, infatti, i vari Preziosi, Lotito, Zamparini, De Laurentiis e Pozzo per l’ennesima volta rinunciano a costruire progetti sportivamente vincenti e si accontentano di monetizzare gli investimenti a pioggia degli anni scorsi. La pioggia di milioni di euro in arrivo non servirà a trattenere Patore, Hamsik, Sanchez e Inler. Non ha convinto la Lazio a tenere Lichsteiner o la Fiorentina a smantellare la squadra lasciando partire gratis quasi tutti i migliori e mettendo sul mercato gli altri. Molti di questi talenti finiranno all’estero perché, nel contempo, le grandi non hanno più budget competitivi e la nuova suddivisione le penalizza ulteriormente. Nessuna delle società di secondo livello si sta attrezzando per fare almeno un po’ di strada in Europa e siamo certi che da settembre ci verrà spiegato con dovizia di particolari che l’Europa League rappresenta solo un problema per rose che non sono state rinforzate e che hanno perso i loro pezzi pregiati. Allora tornano in mente le parole di Andrea Agnelli che criticava non tanto la ripartizione più equilibrata dei ricavi da diritti tv, quanto l’assoluta mancanza di volontà di questi presidenti di assumersi il ‘rischio d’impresa’ di investire per vincere e non solo per piazzarsi bene. Non è necessario svenarsi, ma la legge Melandri ha un senso solo se le decine di milioni lasciate sul piatto da Inter, Juventus e Milan servono al Napoli per trattenere Hamsik e tentare il salto di qualità o all’Udinese per provare a correre per lo scudetto. Altrimenti restituiteci la contrattazione singola e i nostri mecenati siano lasciati in condizione di competere con le grandi d’Europa.

Giovanni Capuano

martedì 28 giugno 2011

Mercato-Inter: qualcuno ha capito la strategia?


Julio Cesar, Maicon, Lucio, Samuel, Chivu, Cambiasso, Zanetti, Stankovic, Sneijder, Eto’o e Milito. Messi in fila, gli undici titolari che hanno iniziato la stagione del dopo-Triplete agli ordini di Benitez facevano 336 anni. Una media altissima (30,53) solo lievemente ritoccata dagli inserimenti in corsa di Ranocchia e Pazzini che, complici gli infortuni, hanno preso il posto di Samuel e Milito. L’Inter che ha conquistato la Coppa Italia nell’ultimo atto della stagione a Palermo aveva un’età media di 30,15 anni. Più che legittimo, dunque, il ragionamento di Moratti che dopo un lungo silenzio è tornato a parlare e a delineare le strategie di mercato del club campione del mondo annunciando la volontà di “investire su giovani di talento” per abbassare l’età media della squadra, garantirgli un futuro e cercare di mettersi da subito in linea con le regole del Fair Play Finanziario.
Proprio per questo l’andamento del primo mese di mercato nerazzurro lascia più di qualche perplessità. Salutato Materazzi (38 anni ad agosto) le uniche trattative in uscita sembrano fin qui interessare giocatori non ancora trentenni. Maicon, che tutti descrivono come bollito, li compirà solo il prossimo 26 luglio. Eto’o ha fatto trenta solo a marzo. Sneijder e Thiago Motta hanno rispettivamente 27 e 28 anni. Se si farà cassa sarà, dunque, cedendo qualcuno dei pochi titolari dell’ultima stagione a essere al di sotto dell’età media che pone l’Inter ai vertici di tutte le statistiche europee (per intenderci l’Arsenal si ferma a 24 anni e il Barcellona supera di poco i 26). Può sembra illogico, ma è figlio di un mercato che quest’anno non concede ai vertici del club di Corso Vittorio Emanuele una plusvalenza ‘facile’ come lo sono state quelle di Ibrahimovic e Balotelli nelle ultime due estati. 
Quello che stupisce, però, sono i movimenti di contorno. Come si fa a pensare di rottamare Pandev (28 anni non ancora compiuti) per imbarcare Palacio (presto trentenne)? Due giocatori con rendimenti molto simili per occupare un ruolo che nel modulo di Gasperini dovrà essere anche tattico e di sacrificio così come Pandev ha dimostrato di saper interpretare nell’ultimo anno e mezzo. Oppure quanto conviene puntare sul brasiliano Jonathan (quasi 26enne e con alle spalle una lunga striscia di infortuni) per sostituire Maicon chiudendo la porta in faccia ai prodotti del vivaio. 
La vicenda del riscatto di Viviano è surreale. Evidentemente un portiere 26enne nel giro della Nazionale non interessa Branca e soci così come non interessano i vari Khrin, Benedetti, Faraoni, Obi (11 presenze dignitose quest’anno), Destro, Biraghi e altri ceduti a titolo definitivo o lasciati in comproprietà sempre meno vincolanti. E Andreolli reduce da un’ottima stagione col Chievo non poteva servire? E Caldirola che sarà girato al Cesena ma che tanti vogliono non è il difensore che può fare da riserva al trio Lucio-Samuel-Ranocchia? L’Inter crede ancora in Santon o lo considera un talento bruciato? A venti anni compiuti lo scorso 2 gennaio non è un po’ presto per perderlo definitivamente? Sempre in attesa di vedere cosa ne sarà di Coutinho, che doveva essere il nuovo Pato e che di anni ne ha appena compiuti 19, e di Mariga, uno che piaceva tanto a Mourinho e che sembra diventato un oggetto ingombrante. Va bene Fair Play e ringiovanimento, ma Moratti ha deciso dove vuole portare la sua Inter?

sabato 25 giugno 2011

La tregua tra Juventus e Gazzetta nel nome di Calciopoli bis


Ai lettori meno attenti sarà forse sfuggito, ma l'intervista che Andrea Agnelli ha concesso in esclusiva a La Gazzetta dello Sport lo scorso 24 giugno rappresenta una svolta nei rapporti sin qui gelidi tra la Juventus e la Rosea. Nelle due pagine a firma del direttore Andrea Monti e del collega Mirko Graziano, oltre ai progetti di rilancio, c'è la spiegazione del Grande Gelo che ha portato la Juventus a considerare il quotidiano di via Solferino il vero regista dell'operazione-Calciopoli.

Il processo che portò alla retrocessione della Juventus viene definito “sommario” e “istruito in un clima di clamore mediatico che ne condizionò l'esito” di cui, secondo Agnelli, “proprio la Gazzetta fu responsabile pubblicando le intercettazioni”. Una ricostruzione cui il direttore della Gazzetta oppone l'obiezione che tutti, in quei giorni, pubblicarono le intercettazioni. Ad Agnelli viene lasciata, però, l'ultima parola e il suo attacco alla Rosea è durissimo e senza replica: “Rivelare intercettazioni coperte da segreto è un reato. Uno può decidere se pubblicarle o no” lasciando intendere che la Gazzetta decise di farlo consegnando la Juventus a un “massacro mediatico”.

Nemmeno ventiquattro ore e un altro articolo pubblicato (questa volta a firma del vicedirettore Ruggero Palombo) fa comprendere il senso della svolta. Scrive Palombo nella sua rubrica 'Palazzo di Vetro' (con ripresa in prima pagina) che il procuratore federale Palazzi ha quasi chiuso il suo lavoro sulle nuove intercettazioni di Calciopoli e che “i risultati sarebbero clamorosi”. Nelle 120 pagine dell'istruttoria ci sarebbero le basi per l'archiviazione per prescrizione della posizione dell'Inter con – secondo l'informatissimo Palombo – valutazioni di carattere etico non tali da restituire lo scudetto alla Juventus ma da rendere “strada maestra” da seguire la “non assegnazione quale memento di una stagione tutta da dimenticare”. E si spinge oltre nelle ultime righe nelle quali, consapevole del sistema di veti incrociati che potrebbe bloccare il Consiglio Federale sulla soglia della fatidica scelta, invita il presidente Abete a tirare dritto “forte d'un ruolo che comunque gli consente di avere l'ultima parola”.

Esattamente quello che Andrea Agnelli aveva chiesto nell'intervista del giorno prima: “Sull'esposto vogliamo risposte. Per la restituzione dovremo aspettare l'esito del processo di Napoli”. Seguendo la logica degli Agnelli si potrebbe concludere che la tregua tra la Rosea e la Juventus è stata firmata sull'altare di uno scudetto che ben difficilmente Moratti riuscirà a difendere e che proprio il cambio di posizionamento del quotidiano più letto d'Italia spingerà nell'oblio dei 'revocati'. Tutti colpevoli (seppure con diverse gradazioni), nessun colpevole. Agnelli ci ha messo cinque anni ma alla fine potrebbe anche esserci riuscito.

venerdì 24 giugno 2011

I nuovi allenatori delle big e la nostalgia di Lippi, Capello, Ancelotti e Cuper


Meno male che ci sono Mazzarri e Guidolin che, al contrario dei loro colleghi non hanno mai avuto e una chance su una panchina di una big, ma che da soli hanno collezionato più presenze in Europa di tutti gli altri tecnici della pattuglia italiana al via della stagione di coppe messi insieme. Senza i 18 gettoni dell’allenatore dell’Udinese (8 con il Vicenza nel 1997-98, 8 con il Monaco nel 2005-06 e 2 con l’Udinese 1998-99) e di quello del Napoli, Allegri, Gasperini, Pioli, Luis Enrique e Reja tutti sommati arriverebbero a mala pena allo stesso curriculum dell’imberbe Villas Boas (17 panchine con il Porto vincitore dell’Europa League) di cui si è anche scritto, con una certa dose di coraggio, che non vale i soldi spesi dal Chelsea perché inesperto a questi livelli. E a questi si deve aggiungere la scommessa juventina di Antonio Conte, pure lui a digiuno di grandi palcoscenici.

Il dato è sorprendente ma racconta forse più di ogni altro perché il prossimo sarà davvero l’anno zero del calcio italiano in Europa. Non era mai accaduto che ci presentassimo ai nastri di partenza con tecnici di curriculum così poveri. Noi, che per anni ci siamo vantati di essere capaci di sopperire alla maggior fisicità dei nostri avversari proprio grazie alla scuola dei nostri allenatori. Dietro Mazzarri e Guidolin, che è l’unico ad aver giocato una partita europea in primavera essendo stato alla guida del bellissimo Vicenza eliminato dal Chelsea di Vialli e Zola nella semifinale di Coppa delle Coppe (1-0 in casa e sconfitta 3-1 a Stamford Bridge il 16 aprile 1998) e che vanta anche una Coppa Italia e un campionato di serie B, ci sono tre debuttanti assoluti (Pioli, Luis Enrique e Conte che pure non partecipa a coppe), Reja (4 presenze con il Napoli 2008-09 più l’Intertoto), Gasperini (5 presenze con il Genoa) e Max Allegri.

Proprio Allegri, tecnico del Milan campione d’Italia, rappresenta il termine di paragone più vicino. Ha vinto lo scudetto al primo colpo, ma in Europa non è emerso (8 presenze e solo 2 vittorie entrambe contro l’Auxerre) con il sospetto fondato di non essere stato capace di regalare qualcosa in più alla sua squadra, compresa la sfortunata notte di San Siro con i rossoneri allo sbaraglio contro il Tottenham e puniti in contropiede. Del resto Mourinho lo aveva sottolineato a inizio stagione con lo sprezzante Non capisco che rivalità possa esserci fra un allenatore che ha vinto due Champions e uno che in Champions ha giocato due partite” pronunciato a ottobre prima della lezione del Bernabeu.

Dunque alla stagione che deve assolutamente essere quella del riscatto e dell’inversione di tendenza ci presentiamo con una pattuglia a voler essere generosi di inesperti. Gente che deve maneggiare decine di milioni di euro da cui dipendono bilanci e futuro delle rispettive società, se si vuole tralasciare l’aspetto sportivo della competizione. Sarà forse l’effetto-Guardiola per cui dietro ogni allenatore giovane c’è un potenziale fenomeno. O più probabilmente una delle facce dell’austerity e del ridimensionamento del nostro calcio. Tanto per guardare indietro nel passato, nemmeno trent’anni fa, dopo lo tsunami del Calcioscommesse, avevamo osato tanto: Bersellini, Trapattoni, Radice e Liedholm (tecnici di Inter, Juventus, Milan e Roma) mettevano insieme un centinaio di panchine europee, 6 scudetti, 4 Coppe Italia e una Coppa Uefa. Deci anni più tardi (stagione 1991-92) il curriculum del solo Trapattoni bastava per tutti ma, in ogni caso, lo scortavano il romanista Ottavio Bianchi (già scudettato a Napoli) e Fabio Capello, catapultato alla guida del Milan che era stato di Arrigo Sacchi. L’incognita era Orrico e, infatti, l’Inter fallì. Inutile tentare paragoni con il 2002-2003, l’anno d’oro dell’Italia in Europa. Milan vincitore della Champions davanti a Juventus e Inter, Lazio semifinalista in Uefa. Gli allenatori delle sette italiane (Ancelotti, Lippi, Cuper, Capello, Mancini, Prandelli e Delneri) contavano allora in bacheca 26 titoli nazionali o internazionali e c’era chi – come Cuper – era reduce da tre finali europee consecutive seppure perse con Maiorca e Valencia. Quella era la serie A più bella del mondo. Sei allenatori italiani e un solo straniero ma emergente. Giovani alla guida di realtà rampanti come Lazio e Parma e tecnici affermati sulle panchine più illustri. Centinaia di presenze nelle coppe. Sembra passato un secolo, sono solo nove anni, ma il rischio che la nostra sia una scommessa a perdere è più che concreto.

Giovanni Capuano


mercoledì 22 giugno 2011

Se anche lo sport spagnolo entra in crisi...

Seppure senza troppa enfasi, la notizia che il calcio spagnolo sta vivendo una profonda crisi che ne mette a rischio il futuro si è fatta largo anche sulla stampa specializzata italiana che ha sottolineato soprattutto i 4 miliardi di euro di debiti accumulati dai club professionistici iberici, gli oltre 300 giocatori che aspettano di essere pagati e le 21 società che in questi anni sono passate dalla gogna della procedura concorsuale pur di rimanere in piedi. Come dire: "Mal comune mezzo gaudio" in giorni in cui l'impotenza dei nostri top club calcistici (e non solo) appare in tutta la sua evidenza sfogliando le pagine del mercato.

Come spesso capita, però, fermandosi al calcio si perde di vista il quadro complessivo che - in Spagna come da noi - è ancor più allarmante. Proprio la Spagna ci dice, infatti, che in crisi non è solo il football ma tutto il modello di sport professionistico che siamo abituati a conoscere in Europa. Il campanello d'allarme era suonato qualche settimana fa con la decisione della Giunta direttiva del Barcellona di tagliare profondamente le spese delle sezioni non professionistiche: basta trasferte al di fuori della Catalogna, budget ridoti della metà entro cinque anni, rischio di morte per pattinaggio, hockey, pallamano e di ridimensionamento per basket e volley.

Se il Barca se la passa così figuratevi gli altri. Ad oggi il campionato spagnolo di basket conta cinque club sull'orlo del fallimento (Estudiantes, Joventut, Granada, Minorca e Valladolid), altri due hanno seri problemi di liquidità (Fuenlabranda e Manresa) e quasi nessuno è in regola con i pagamenti. Nel volley la Superlega maschile conta la miseria di cinque iscritte e alla fatidica quota di dodici non ci arriverà mai visto che nemmeno quelle che si trovano in seconda categoria hanno accettato l'invito a fare il salto in alto e - da parte loro - arrivano a malapena a quota sei. Una situazione prefallimentare che sta costringendo i dirigenti della FEV (la locale Lega Volley) a scendere a qualsiasi compromesso pur di raccattare almeno dieci iscrizioni. E c'è chi, come il Tenerife femminile, al momento non ha nè allenatore nè giocatrici sotto contratto. Il ciclismo resta ricco ma nell'ultima stagione ha visto il calendario impoverirsi con la rinuncia alla Settimana Catalana e la Vuelta di Valencia mentre il Giro dei Paesi Baschi e la Bicicletta Basca hanno scelto la fusione per non scomparire. Crisi profonda anche nella pallamano (molto seguita in Spagna) trema per le sorti della Ciudad Real, vincitore di tre degli ultimi sei campionati, dopo aver visto abbandonare a stagione in corso l'Alcobendas. Come se la serie A salutasse una dopo l'altra Milan e Juventus. Il tennis tavolo piange la 'morte' del Caja Granada, fresco semifinalista di Champions.

Cosa sta succedendo? In Spagna una risposta se la sono data. Il decantato 'modello' iberico che ha mietuto successi ovunque, di squadra o individuali, si è retto a lungo sulle sovvenzioni pubbliche. E' bastato che la crisi suggerisse a governo ed enti locali un po' di prudenza per far saltare il banco. Ora a Madrid e dintorni si interrogano su come uscirne e la prima ricetta è tornare a vivere secondo le proprie possibilità, abbandonare la dipendenza dal sussidio pubblico e riscrivere la legge che nel 1990 disegnò il nuovo sistema sportivo professionale. In Italia non siamo nemmeno arrivati a una seria inchiesta su cosa stia accadendo fuori dagli stadi di calcio. Figurarsi a una prognosi per la guarigione. Anzi, siamo ancora fermi all'ammirazione per il 'modello spagnolo' pensando che la soluzione per i nostri mali sia importarlo. Copiare senza nemmeno sapere di cosa si parla. Questa sì la nostra specialità.

Giovanni Capuano

venerdì 17 giugno 2011

Intrigo-Thiago Silva: perché il Milan non denuncia il Barcellona?


Che esistesse un piano del Barcellona per arrivare a Thiago Silva lo avevamo scritto in tempi non sospetti (1 giugno) raccogliendo più critiche e alzate di spalle che consensi. Invece era tutto vero e ora, a due settimane di distanza, i tasselli stanno andando al loro posto. Avevamo scritto che la valutazione data dal Barca al difensore brasiliano era 25 milioni di euro con possibilità di inserire una contropartita tecnica (Maxwell) e le ultime parole del presidente Rosell hanno confermato questa valutazione. 
Quello che ancora non torna è il rapporto che lega oggi le due società. “Approfitteremo del credito che abbiamo col Milan per l’affare Ibrahimovic per prendere qualche giocatore solo se ai nostri tecnici piace qualche loro pedina, cosa che al momento non mi consta. Vedremo: se sarà necessario e si programmeranno riunioni Zubizzarreta andrà a Milano” ha detto Rosell. 
Cosa significano queste parole? Il credito vantato sono i 24 milioni da pagare in tre rate (2011, 2012 e 2013) per l’acquisto di Ibrahimovic. Le cifre combaciano ma in nessun modo questo credito potrebbe consentire a un dirigente di dire che sta valutando se “… approfittare del credito..” per servirsi come in un negozio. Un anno fa qualcuno scrisse che dietro la valutazione obiettivamente bassa data a Ibrahimovic ci fosse una sorta di opzione del Barcellona su un gioiello rossonero. Tutti pensavano a Pato che rischiava di diventare di troppo nell’attacco del Milan. Oggi, con Pato intoccabile per motivi non solo tecnici, le parole di Rosell riportano d’attualità il retroscena della trattativa-blitz dello scorso agosto per Zlatan. Sarà solo un sospetto. Però è singolare che un grande club come il Milan, ad esempio, si limiti alla smentita del suo amministratore delegato e non segnali all’Uefa che un’altra società ha contattato un giocatore sotto contratto con tempi e modi assolutamente scorretti. Sarebbe la strada più veloce per togliere Thiago Silva dal mercato, invece nulla. Il giocatore ha scoperto il vaso di Pandora raccontando dell’interessamento blaugrana nell’intervista alla tv brasiliana. Ora Rosell ha aperto ufficialmente la caccia.
Giovanni Capuano

mercoledì 15 giugno 2011

Calcioscommesse/8: l'Inter e lo schema over. E' il momento di chiedere chiarezza?



Torna a far discutere la presunta combine (poi saltata) di Inter-Lecce 1-0 dello scorso 20 marzo 2011. A citarla è Massimo Erodiani nel corso della deposizione davanti al Gip di Cremona Salvini riportata oggi da La Gazzetta dello Sport a pagina 18. Racconta di un contatto in chat via Skype con l’attaccante del Lecce Daniele Corvia (nickname ‘Asso’ fornitogli da Paoloni) nel quale il giocatore leccese spiega perché l’accordo per l’over tre e mezzo è saltato con conseguente bagno di sangue economico per il gruppo dei bolognesi.

“Quando si sono trovati i giocatori del Lecce insieme ai giocatori dell’Inter nel tunnel prima della partita – sono le parole di Erodiani davanti al Gip – quelli dell’Inter si sono mostrati a conoscenza della combine… L’accordo sarebbe stato nel senso non solo dell’Over, ma anche di una segnatura del Lecce prima dell’Inter. Da quanto mi ha riferito il sedicente Corvia, l’accordo che ho descritto già esisteva e quando c’è stato questo incontro nel tunnel sono emersi elementi di un ripensamento… Mi è sembrato di capire che i giocatori del Lecce, per non fare brutta figura, abbiano chiesto di poter fare un gol per primi e che i giocatori dell’Inter non abbiano accettato”.

Erodiani poi fa anche il nome di qualche calciatore del Lecce e fa capire comunque di non avere certezze che dall’altro capo della chat ci fosse davvero Corvia (che ha negato tutto) o, magari, lo stesso Paoloni. Tanto da ricordare di aver provato a contattare davvero Corvia qualche settimana più tardi e di averlo sentito "cadere dalle nuvole". Accerteranno i magistrati di Cremona. Quello che colpisce è che lo schema della combine saltata di Inter-Lecce sia molto simile – nei racconti e nelle carte dell’inchiesta – all’andamento di Inter-Chievo 4-3 di cui abbiamo già parlato sia ieri che il 2 giugno scorso riportando un’intercettazione dello stesso Erodiani, le considerazioni del Gip Salvini e i dubbi dei Monopoli sui flussi delle giocate. Prima il gol della squadra ‘minore’ (in Inter-Chievo l’autogol di Thiago Motta) e poi il pareggio e la vittoria larga (in Inter-Chievo un autogol di Mantovani nel giro di sessanta secondi e l’over confezionato nel primo tempo con le reti di Cambiasso e Milito).

Il procuratore Palazzi ha chiesto e ottenuto piena collaborazione dai magistrati cremonesi. Presumibilmente avrà in mano tutte le carte e dovrà “epurare dai fatti il millantato credito che spesso ricorre in queste situazioni” come indicato da Piero Sandulli, membro della Commissione disciplinare della Figc e già giudice di Calciopoli nel 2006. Noi chiediamo: sarà necessario chiedere conto a qualcuno di queste circostanze? Se i racconti sono credibili ce n'è abbastanza per un'inchiesta sportiva. Altrimenti si faccia chiarezza e l'Inter si tuteli da chi allunga ombre sulle sue ultime stagioni.

Giovanni Capuano

martedì 14 giugno 2011

Calcioscommesse/7: anche Inter-Chievo 4-3 nell'elenco delle segnalazioni dei Monopoli


C’anche Inter-Chievo nella lista delle sei partite di serie A contenute nell’elenco delle segnalazioni girate dai Monopoli alla Procura di Cremona nelle prime battute dell’inchiesta sul calcioscommesse. E’ la sfida del 9 maggio 2010 che consentì all’Inter di giocarsi lo scudetto nella vittoriosa trasferta di Siena sette giorni più tardi. A San Siro contro i clivensi finì 4-3 con un andamento ricco di sorprese ed emozioni: autoreti di Thiago Motta e Mantovani nel giro di un minuto tra il 12’ e il 13’, poi Cambiasso e Milito nel primo tempo, Balotelli ad inizio ripresa e nel finale la rimonta del Chievo con Granoche e Pellissier. L’Inter soffrì ma alla fine vinse e nell’ultima giornata conquistò lo scudetto. I bookmaker – si apprende ora – ritengono che il flusso di giocate su quella partita possa considerarsi anomalo. Non significa necessariamente che ci fu un tentativo di illecito, ma la circostanza, secondo i Monopoli, è degna comunque di essere riportata ai magistrati di Cremona.

Quello che impressione è che ben 36 delle 38 partite segnalate dai Monopoli trovino corrispondenza nelle carte della Procura. Quanto a Inter-Chievo, poi, giova ricordare l’intercettazione in cui la partita (anche se non in maniera esplicita) viene citata da due degli scommettitori finiti sotto inchiesta. L’avevamo scritto il 2 giugno scorso titolando il post ‘La telefonata che spaventa Inter e Milan’. Ve la riportiamo nuovamente.

L’intercettazione viene così sintetizzata dal Gip Salvini:
19.03.2011 ERODIANI racconta al sodale GIANNONE: “L’anno scorso ho fatto il Chievo a Milano... Over tre e mezzo... Si sono presentati là... Mi hanno detto, vi facciamo vincere la partita, fateci fare un goal...!... La partita mi sa che finì tre a uno... quattro a uno”.

Per il Gip Salvini è una delle tante intercettazioni finite nell’inchiesta che “... pur non consentendo imputazioni precise sono comunque significative delle dimensioni delle manipolazioni” e che “... evidenziano che molti altri sono stati gli incontri truccati o che gli indagati intendevano contribuire a truccare...” (cfr pag 33 dell’ordinanza del Gip Salvini).

Giovanni Capuano

domenica 12 giugno 2011

I successi di Siena, il fallimento del basket italiano e il conflitto di interessi di Pianigiani


Difficile trovare difetti alla Siena del basket che a un anno di distanza è stata capace di ripetere l’impresa di segnare cento punti in una finale scudetto e che vola indisturbata verso il quinto tricolore consecutivo. Una squadra perfetta. “La migliore squadra europea” si è spinto a definirla Dan Peterson. Certamente la migliore in Italia e una delle più belle mai viste nella storia del nostro basket anche se in assenza di avversari di alto livello. L’importante, però, è non spacciarla per una squadra italiana. La sua grandezza è la certificazione del fallimento del nostro movimento. Basta dare un’occhiata alle statistiche e provare ad applicare anche alla pallacanestro le valutazioni riservate alla presenza degli stranieri nel calcio italiano. In tutta la stagione di campionato (playoff compresi) i pochi ‘azzurri’ presenti nella rosa di Pianigiani hanno messo insieme finora 1835 minuti sul parquet su un totale giocato di 7600’ (il 24,1% con media comunque mai superiori ai 15 minuti a partita nella stagione regolare). In particolare i più utilizzati sono stati Aradori (706’) e Carraretto (661’) ma nessuno dei due è nella lista dei primi cinque per presenza in campo e dietro di loro c’è il vuoto. Attenzione, però, perché se il livello italiano consente a Pianigiani di dare passerella anche ai nostri, in Eurolega la presenza è marginale. Le cifre sono impietose. In tutto il torneo gli ‘azzurri’ hanno giocato 555 minuti su 1680 (il 12,6% e cioè la metà esatta dei numeri in campionato). E nella final four è andata ancora peggio: 28 minuti su 400 (il 7%) e nemmeno di qualità se è vero che tutti insieme gli italiani hanno tirato a canestro cinque volte sui 129 tentativi della Mens Sana (il 3,8%) e segnato 9 punti su 149 (il 6%). A voler essere buoni si potrebbe concludere che non appena il livello del gioco si alza ai nostri resta lo spazio solitamente destinato (a partita decisa) ai ragazzini delle giovanili che si affacciano alla prima squadra. Evidentemente questo valgono e non si tratta di discutere le scelte di Pianigiani che aveva inserito Aradori e Carraretto anche nella lista per il girone di qualificazione agli Europei lituani che avevamo ‘bucato’ salvo essere ripescati per l’allargamento del numero delle partecipanti. Gli Europei saranno la prima grande manifestazione cui partecipiamo dal 2007 dopo essere stati esclusi da Olimpiadi (2008), Mondiali (2010) ed Europei stessi (2009). Ci saranno i nostri yankee. Ma a Pianigiani coach Mens Sana e commissario tecnico è troppo chiedere l’anno prossimo di pensare anche al basket italiano e non solo alle fortune della sua Siena?
Giovanni Capuano

venerdì 10 giugno 2011

Mercato-Inter: a chi conviene che si parli di Maicon



In questi anni ci siamo abituati a scoprire dai colleghi della stampa spagnola, spesso con settimane se non mesi di anticipo, mosse e strategie di Barcellona e Real Madrid sul mercato. Scenari ipotizzati che non sempre si sono finalizzati, ma che sempre sono diventati vere e proprie trattative. Era reale il corteggiamento del Real verso Kakà anche nelle estati in cui il Milan negava tutto. Era reale il triangolo Barcellona-Milan-Ibrahimovic descritto alla perfezione da Mundo Deportivo ad aprile del 2010 (capito, aprile del 2010) quando Galliani negava addirittura di chiamarsi Adriano...

Proprio per questo è istruttivo leggere in questi giorni gli stessi quotidiani spagnoli intorno al presunto scambio Kakà-Maicon (foto tratta da http://www.inter.it/) che La Gazzetta dello Sport continua a rilanciare. Nessuna fonte diretta, nessuna conferma. Solo il resoconto di quanto viene scritto in Italia con la sottolineatura, quasi infastidita, di quella “... obsesion por el lateral...” che la Rosea attribuisce a Mourinho ma che in Spagna non trova tanto credito. Per intenderci viene dato molto più spazio alla trattativa per il portoghese Coentrao per non parlare dell’intreccio Fabregas-Rossi-Sanchez o del caso-Aguero.

E’ probabile che abbiano ragione i colleghi italiani e che alla fine Maicon si trasferisca alla corte di Mou e Kakà traslochi a Milano sponda nerazzurra. Ma viene anche il sospetto che l’insistenza della Gazzetta risponda in questo momento a logiche di mercato interne al club di Moratti e che lasciar filtrare anche solo l’abbozzo di una trattativa su Maicon sia il segnale che il brasiliano è più che mai in vendita. Il problema è che la stessa cosa, nelle ultime due settimane, è successa con Julio Cesar e Sneijder e che alla prova dei fatti da nessuno dei tre, al momento, l’Inter riesca a ricavare i soldi necessari per avviare un mercato che dovrà essere per forza finanziato da almeno una cessione eccellente come del resto già avvenuto nelle ultime due stagioni.

Uno scenario preoccupante per i tifosi dell’Inter mentre gli altri (Milan in testa per non parlare delle big europee) hanno già messo i primi tasselli. E così rischia anche di essere vanificato il vantaggio che i nerazzurri hanno accumulato nella corsa a Sanchez che resta l’obiettivo numero uno.

Giovanni Capuano

giovedì 9 giugno 2011

Calcioscommesse/6: l'elenco completo delle partite sospette. Un giro di scommesse da 80 milioni di euro



Un giro d’affari di un’ottantina di milioni di euro spalmati su 36 partite della stagione appena conclusa che fanno parte della lista che i Monopoli dello Stato hanno girato alla Procura di Cremona e che, incrociando anche le informazioni provenienti da altre procure e le denunce degli operatori del settore, compongono allo stato attuale il quadro delle gare sospette.
Su nessuna – ad oggi - c’è la certezza di combine che possano avere rilevanza per la giustizia sportiva. L’elenco è, però, uno dei pochi punti fermi in queste ore di grande confusione in cui i boatos dei corridoi giudiziari si susseguono costringendo gli stessi investigatori a continue smentite e precisazioni. Eccovi la lista completa delle 36 partite:

SERIE A (10 partite)

Catania-Chievo 1-1 - 16 gennaio 2011 (nella lista dei Monopoli)
Genoa-Roma 4-3  - 20 febbraio 2011 (nella lista di Treviso, Cremona e Monopoli)
Inter-Lecce 1-0  - 20 marzo 2011 (nella lista della Procura di Cremona)
Fiorentina-Roma 2-2 - 20 marzo 2011 (nella lista della Procura di Cremona)
Brescia-Bologna 3-1 - 2 aprile 2011 (nella lista della Procura federale della Figc e Monopoli)
Genoa-Cagliari 0-1 - 3 aprile 2011 (nella lista di Cremona, esposto di SkySport365)
Chievo-Samp 0-0 - 3 aprile 2011 (nella lista di Cremona, Figc e Monopoli)
Chievo-Bologna 2-0 - 17 aprile 2011 (nella lista di Cremona, esposto di SkySport365)
Genoa-Lecce 4-2 - 23 aprile 2011 (nella lista della Procura di Cremona)
Lecce-Lazio 2-4 - 22 maggio 2011 (nella lista della Procura di Cremona, Napoli e Figc)

SERIE B (7 partite)

Albinoleffe-Piacenza 3-3 - 20 dicembre 2010 (nella lista della Figc, Monopoli e SkySport365)
Livorno-Ascoli 1-1 - 25 febbraio 2011 (nella lista della Procura di Cremona)
Albinoleffe-Modena 0-0 - 1 marzo 2011 (nella lista della Procura di Cremona e Monopoli)
Ascoli-Atalanta 1-1 - 12 marzo 2011 (nella lista della Procura di Cremona e Ascoli)
Atalanta-Piacenza 3-3 - 19 marzo 2011 (Cremona, Bergamo, Figc, Monopoli e Sky Sport365)
Padova-Atalanta 1-1 - 26 marzo 2011 (nella lista dei Monopoli)
Siena-Sassuolo 4-0 - 27 marzo 2011 (nella lista della Procura di Cremona e SkySport365)

LEGA PRO (18 partite)

Cremonese-Spal 1-4 - 6 settembre 2010  (nella lista dei Monopoli)
Cremonese-Spezia 2-2  - 17 ottobre 2010 (nella lista della Procura di Cremona)
Monza-Cremonese 2-2 - 21 novembre 2010 (nella lista della Procura di Cremona)
Cremonese-Paganese 2-0  - 14 novembre 2010 (nella lista della Procura di Cremona)
Como-Spal 2-3 - 14 dicembre 2010 (nella lista dei Monopoli)
Brindisi-Vibonese 0-0 - 19 dicembre 2010 (nella lista della Procura di Bari, Potenza e Monopoli)
Spal-Cremonese 1-1 - 16 gennaio 2011 (nella lista della Procura di Cremona)     
Benevento-Viareggio 2-2 - 13 febbraio 2011 (nella lista di Cremona, Monopoli e SkySport365)
Verona-Ravenna 4-2 - 27 febbraio 2011 (nella lista della Procura di Cremona e SkySport365)
Benevento-Cosenza 3-1 - 28 febbraio 2011 (nella lista di Napoli, Cremona e Guardia di Finanza)
Lamezia-Neapolis 1-3 - 4 marzo 2011 (nella lista della Procura di Napoli, Monopoli, Figc)
Taranto-Benevento 3-1  - 13 marzo 2011 (nella lista di Cremona, Potenza, Guardia di Finanza)
Alessandria-Ravenna 2-1 - 20 marzo 2011 (nella lista della Procura di Cremona)
Sambonifacese-Montichiari 0-0 - 20 marzo 2011 (nella lista di Cremona, Monopoli, Figc)
Benevento-Pisa 1-0 - 21 marzo 2011 (nella lista della Procura di Cremona e Napoli)
Ravenna-Spezia 0-1 - 27 marzo 2011 (nella lista della Procura di Cremona e Napoli)
Fondi-Neapolis 2-3 - 27 marzo 2011 (nella lista della Procura di Napoli, Monopoli, Figc)
Reggiana-Ravenna 3-0 - 10 marzo 2011 (nella lista della Procura di Cremona)
Bari-Livorno 4-1 (Coppa Italia) - 1 dicembre 2010  (nella lista della Procura di Cremona, Bari, Potenza, Monopoli, Guardia di Finanza)

mercoledì 8 giugno 2011

Calcioscommesse/5: la cupola della serie A e le notizie che è meglio non dare


Non c’è dubbio che le parole pronunciate dal procuratore di Cremona Di Martino al termine della maratona di interrogatori con al centro della scena il dentista anconetano Pirani abbiano mutato molto lo scenario della vicenda calcio scommesse. Se ne è accorto il direttore de La Gazzetta dello Sport, Andrea Monti, che ha sentito la necessità di firmare un editoriale in prima pagina dal titolo forte (‘Sensazioni shock’) e dal contenuto ancor più interessante. Sostiene Monti che se le sensazioni del magistrato risultassero fondate, “… andrebbero a farsi benedire la credibilità del calcio italiano, il suo valore patrimoniale…” classifiche e calendari. Osserva – unico a trarre questa conclusione per altro condivisibile – che il tenore della dichiarazione lascia trasparire come i magistrati “… abbiano altre carte in serbo…” e, in conclusione, invita i media “… almeno quelli seri…” a non pubblicare tutto quello che arriva dai corridoi della Procura di Cremona compresi spifferi e boatos che stanno circolando in grande quantità.

Prima di sollevare la scontata obiezione che il quotidiano più venduto e letto d’Italia si muove adesso che nel polverone rischia di entrare qualche grande club (Inter, Roma e Fiorentina su tutti) con presenze importanti nei consigli d’amministrazione e bacini di riferimento che sarebbe sanguinoso perdere, è bene sottolineare come la svolta imposta dalle parole di Di Martino obblighi chi si occupa di sport e di giustizia sportiva a una riflessione approfondita. Non ci stancheremo mai di ricordare che le condanne che saranno (eventualmente) comminate a società e giocatori entro la fine di luglio si baseranno su certezze e riscontri molto inferiori rispetto a quelle che correderanno il processo della giustizia ordinaria, se mai sarà celebrato. Vige il principio dell’inversione dell’onere della prova e, soprattutto, c’è la certezza che a fare la differenza saranno gli atti che la Procura di Cremona e le altre procure italiane potranno e vorranno girare a Palazzi nei prossimi giorni. Non tutti gli atti che entreranno in quel faldone. E per finire in serie B o essere penalizzati basterà poco e, come le vicende di Calciopoli dimostrano, il verdetto non sarà emendabile dai successivi passaggi nelle aule dei tribunali qualunque sia lo scenario che si aprirà nelle fasi successive dell’inchiesta.

Ecco perché l’invito a non sbattere il mostro in prima pagina almeno sui quotidiani sportivi se non si ha la fondata certezza che quanto meno la notizia o indiscrezione è credibile va preso sul serio. Per i giudiziaristi dei grandi quotidiani politici certe trascrizioni di intercettazioni sono solo il ‘colore’ con cui arricchire un pezzo. Per chi si occupa di giustizia sportiva sono tutto. Per alcuni giocatori, dirigenti e società fanno la differenza tra la serenità e il dramma. Al magistrato che si occupa della vicenda penale è consentito trasmettere sensazioni sul coinvolgimento diretto delle società nelle combine. A quello che dovrà collaborare con la Procura Federale no. Meglio aspettare le prove, anche minime e incomplete, che nel cuore dell’estate contribuiranno a ridisegnare il panorama del calcio italiano.

Giovanni Capuano

martedì 7 giugno 2011

Calcioscommesse/4: flussi regolari sulle partite di serie A sospettate


Sui giornali sono indicate come le partite di serie A 'sospette' perché citate da Pirani nel corso dell'interrogatorio davanti al Gip Salvini. In realtà l'analisi dei flussi di giocate realizzata da Agipronews (agenzia di stampa specializzata in scommesse) non segnala alcuna anomalia. Solo un caso? Eccovi l'analisi dettagliata:

GENOA-LECCE 4-2: La partita finì 4-2 ma i flussi delle giocate – confermano i bookmaker italiani – furono regolari. In una situazione in cui il Lecce era a rischio retrocessione e il Genoa senza particolari motivazioni di classifica, il 51 per cento delle puntate si concentrò sul “2” (pagato 4,20), il 41 sulla vittoria della squadra di casa (2,10) e appena il 7 sul pareggio, ritenuto evidentemente improbabile malgrado una quota non elevatissima (2,35).

FIORENTINA-ROMA 2-2: E’ il match (terminato 2-2) in cui Totti, con una doppietta, tocca quota 201 goal. Fiorentina favorita in lavagna (2,45 la quota) e 62% delle giocate sul successo viola, 24% sul colpaccio giallorosso (3 contro 1) e solo il 13% sul pareggio, pagato 3,20 in agenzia, vale a dire il risultato con il quale si concluse la partita.

LECCE-CAGLIARI 4-2: Una pacchia per il “banco”: le giocate erano divise tra vittoria del Lecce (1,50, poi scesa rapidamente prima della partita), scelta dal 39% degli scommettitori, e quella del Cagliari: la quota per il “2” rossoblù era talmente alta (8 contro 1 in apertura) da attirare addirittura il 51% delle scommesse. Niente di fatto: la partita finì con un rocambolesco 3-3, su cui aveva giocato solo il 10% dei giocatori.

Della vicenda calcioscommesse si parlerà questa sera a Campionato dei Campioni in diretta su Odeon Tv (canale 177 digitale terrestre) a partire dalle 20,45

Calcioscommesse/3: ecco il dossier che i Monopoli avevano mandato a Palazzi ed è rimasto nel cassetto



Quattro-cinque partite di serie A. Dodici di serie B e una ventina di Lega Pro. In totale, 37 gare che, nel corso della stagione 2010/2011 sono arrivate sui tavoli della procura federale della Figc su segnalazione dei Monopoli di Stato, attraverso il sofisticato meccanismo di controllo – il “Robocop” in grado di controllare singole scommesse e giocate multiple fino a cinque gare – che monitora i flussi di qualsiasi tipologia di scommessa inserita nei palinsesti di gioco sul calcio. Le segnalazioni sono state il frutto di un'analisi accurata a fronte di picchi di danaro scommesso fuori della norma e relativo abbassamento repentino delle quote. Non tutte le segnalazioni hanno trovato riscontri tangibili con gli esiti delle partite. Ma fa impressione riscontrare come ben 16 delle 18 partite finite nei fascicoli di indagine della Procura di Cremona fossero state già segnalate dai Monopoli. La giustizia sportiva poteva intervenire prima? Esiste il modo di capire se una gara è a rischio ‘biscotto’? Noi vi proponiamo il dossier completo delle segnalazioni finite sul tavolo della Figc nel corso di questi mesi con relativo risultato conclusivo:


MONZA-CREMONESE (21/11/10): Più di una scommessa su due (siamo circa al 52%) va sulla «X», quotata a 2,55. Il match è finito 2-2.

SPAL-CREMONESE (16/01/2011): Oltre il 91% delle scommesse finisce sul segno «1», offerto in apertura a 1,80 e poi ritoccato fino a 1,60. L'incontro, però, termina sull'1-1.

BENEVENTO-VIAREGGIO (13/02/2011): anche in questo caso preferenza assoluta sul segno «1», scelto nel 99% delle giocate e “tagliato” da 1,45 a 1,35. La partita poi si conclude sul 2-2: l'esito finale è “sballato”, ma il risultato premia il 96% degli scommettitori che hanno puntato sull'Over (almeno tre reti nel corso dell'incontro). Valeva 2,30, contro l’1,50 dell’Under (massimo due gol).

LIVORNO-ASCOLI (25/02/2011): ancora una volta plebiscito per i padroni di casa, con l’«1» al 94% di preferenze (a quota 1,70, poi abbassata a 1,60), e ancora una volta un errore, visto l’1-1 finale.

VERONA-RAVENNA (27/02/2011): stavolta festeggia il “club” dell’«1». Il 94% degli scommettitori punta sul Verona (prima a 1,70, poi a 1,60), che porta a casa i tre punti con un secco 4-2.

BENEVENTO-COSENZA (28/2/2011): come già successo in occasione di Benevento-Viareggio, anche stavolta l’”abbuffata” di giocate si concentra su due tipologie di scommessa. L’«1»  (a 1,50) è l’esito prescelto nel 91% delle giocate, in coppia con l’Over, all’84%, quotato in partenza a 2,00 e poi passato a 1,82. La partita finisce 3-1.

ASCOLI-ATALANTA (12/3/2011): circa il 66% degli scommettitori punta sicuro sul segno «2», dato a 2,10. Ma al fischio finale le squadre escono dal campo sull’1-1, punteggio che premia il 26% delle puntate che ha creduto nella «X».

TARANTO-BENEVENTO (13/3/2011): il pareggio a 2,75 fa gola e ottiene il 52% delle preferenze. Va male, perché la partita finisce 3-1, anche se chi ha scommesso sull’Over a 2,15 (il 51% degli scommettitori) può esultare.

ATALANTA-PIACENZA (19/3/2011): è probabilmente il match più “bersagliato” dagli scommettitori. Percentuali bulgare si registrano sia sull’«1» classico (95%, e quota che passa da 1,50 a 1,30), sia, soprattutto, su due varianti. La vittoria dell’Atalanta già alla fine dei primi 45 minuti («1 primo tempo») viene pronosticata nel 97% delle giocate, con relativo aggiustamento della quota da 2,00 a 1,50. Ancora più drastico il crollo per l’esito parziale/finale «1/1» (bergamaschi in vantaggio sia alla fine della prima frazione, sia al fischio finale): da 2,15 precipita a 1,55 visto il 98% di preferenze. Previsioni che trovano riscontro sul campo, con l’Atalanta avanti per 3-0 già al termine del primo tempo (il 3-0 sarà anche il risultato finale). Sotto i riflettori anche l’Over, preferito nel 77% dei casi a quota 2,05.

ALESSANDRIA-RAVENNA (20/3/2011): piemontesi dati vincenti nel 77% delle scommesse, a quota 1,90, il pareggio (2,85) è al 20%. L’incontro si chiude sul 2-1.

INTER-LECCE (20/3/2011): l’allerta è scattata per le percentuali eccessive sull’Over 3,5 (almeno quattro gol al novantesimo). L’esito “alto” aveva totalizzato l’80% delle giocate (con una quota passata da 2,40 a 2,00), ma il match non va oltre l’1-0.

BENEVENTO-PISA (21/3/2011): fiducia netta al Benevento (87%), offerto a 1,55. Traffico consistente anche sull’Over (a 1,92), che arriva al 70%, ma viene smentito dal risultato sul campo: 1-0.

PADOVA-ATALANTA (26/3/2011): i bergamaschi, offerti a 2,45, ottengono la maggior parte delle preferenze (58%), ma va forte anche il pareggio (2,50), che ottiene il 26%. Finisce 1-1.

RAVENNA-SPEZIA (27/3/2011): il Ravenna è il più giocato (73%), ma c’è da segnalare la forte “discesa” in quota dello Spezia, che con il 12% delle giocate passa da 4,25 a 3,60. Gli spezzini vincono per 1-0.

SIENA-SASSUOLO (27/3/2011): come per Atalanta-Piacenza le giocate impazzano. L’«1» vale 1,55 e vola al 97%, l’esito parziale/finale «1/1» fa il paio con l’89% delle scommesse e con una quota che da 2,35 si abbassa a 1,75. I bianconeri si impongono poi per 4-0 e a festeggiare è anche chi ha puntato sull’Over (circa il 63% degli scommettitori) a 2,02.

REGGIANA-RAVENNA (10/4/2011): la Reggiana è favorita sia in quota (1,85) che nelle percentuali di gioco (83%). La «X» si ferma al 15% (a 2,70). Al fischio finale la Reggiana vince per 3-0.

lunedì 6 giugno 2011

Se (anche) i cinesi nel loro piccolo si incazzano




All’Ambasciata italiana di Pechino ancora se la ricordano con emozione. Era il 4 marzo scorso, nemmeno cento giorni fa. Una cerimonia infarcita di proclami e promesse di cui resta a futura memoria la foto che pubblichiamo (fonte http://www.legaseriea.it/). Si presentava l’edizione 2011 della Supercoppa Italiana made in China: “L’accordo permetterà alla Lega calcio di avere una continuità sui mercati internazionali mai avuta in passato” gongolava il presidente della Confindustria del calcio, Maurizio Beretta. Dopo il rifiuto dell’Inter nel 2010 (troppo vicina la data della finale della Supercoppa Europea a Montecarlo), Italia e Cina avevano stretto un nuovo patto: tre edizioni della Supercoppa Italiana a Pechino entro il 2014. Un accordo da 10 milioni di euro con la certezza di “essersi aperti il mercato del futuro”. Quello, per intederci, che quest’anno si è sorbito in prima serata quasi sempre le partite di Cesena, Chievo, Catania e così via. Ma sai com’è... Mica potranno fare gli schizzinosi questi cinesi che nell’agosto 2009 erano accorsi in 60mila per Inter-Lazio, prima e finora unica finale made in China. E difatti loro mica si lamentavano. Sorrisi, strette di mano e dichiarazioni entusiastiche: “Offrire ai tifosi un’esperienza diretta ai massimi livelli” e “proseguire il dialogo tra il calcio italiano e quello cinese” diceva mister Wang, tra un salatino e l’altro. O, ancora, il calcio che “riesce sempre ad avvicinare i popoli” si era spinto a dire l’ambasciatore italiano Massimo Iannucchi evidentemente ignaro della brutta figura che gli sarebbe toccata. Del resto come avrebbe potuto? A casa nostra quelle che poi sarebbero state le finaliste facevano a gara a chi la sparava più grossa. “Siamo la squadra con più tifosi in Cina” dicevano in casa-Inter. E come prova la pagina scritta in cinese del sito e la scritta Pirelli fatta in ideogrammi che ogni tanto appare e scompare. “Quest’anno l’obiettivo è raggiungere Pechino” attaccava Galliani il 27 gennaio dopo aver spezzato le reni alla Sampdoria in Coppa Italia. E tanto per rinforzare il concetto il giorno dopo la conquista del tricolore sul sito ufficiale un trionfale: “Pechino: il Milan c’è”. Con simili garanzie perchè dubitare. E invece no. Il rischio è che ai cinesi, che già pregustavano il derby, rimanga in mano un pugno di mosche. Altro che contratti plurimilionari e nuovi mercati che si aprono. Galliani e Paolillo hanno scoperto che quest’estate si gioca la Coppa America. Troppo scomodo andare a Pechino il 6 agosto. Quindi dietrofront. La richiesta è rimanere a casa. Anzi no. Un tira e molla che è fotografia dello stato di confusione del nostro calcio. Legalmente non succederebbe nulla perché avevamo due bonus da giocarci e con questo li avremmo spesi entrambi. Ma vuoi mettere la figura con mister Wang? E poi avvisate Galliani e soci: la Coppa America si giocherà anche nel 2013... Vuoi mai che si debba inventare sui due piedi un’altra scusa...

Giovanni Capuano

PS: Siamo entrati in possesso in esclusiva della trascrizione della telefonata tra i mister Wang della Lega cinese e il duo Galliani-Paolillo in cui viene comunicata l'idea del cambio di programma. Eccovela:

WANG “Plonto signol Galliani?
GALLIANI “Buongiorno... con chi parlo?"
WANG “Sono Mister Wang... Volevo capile... Sa... Mi ha chiamato amico da Italia..."
GALLIANI “Cosa? Quella storia del derby di Pechino? Ma si figuri mister Wang, potremmo mai tradire la vostra fiducia?”
WANG “Se me lo dice lei... Pelché sa... Visti i plecedenti...”
GALLIANI “Se insiste mi offende mister Wang... Sono qui con l’amico Ernesto... Fa anche lui cenno di sì con la testa”
WANG “Pelché noi vi stiamo aspettando... Abbiamo già venduto biglietti... Glandissimo entusiasmo...”
GALLIANI “Ecco senta... A proposito mister Wang... E se per quest’anno cambiassimo i programmi? Noi qui in Italia pensavamo di venirvi incontro...”
WANG “... (incomprensibile)... Milan-Inter... (incomprensibile)... il delby di Pechino...”
GALLIANI “Perché costringervi ad andare allo stadio ad agosto che fa caldo e ci sono le zanzare...”
WANG “... ma signol Galliani... il contlatto filmato...”
GALLIANI “Vede che anche lei mi dà ragione? Si può fare più avanti. Che sarà mai?”
WANG “... va bene signol Galliani... il delby di Pechino a settemble... può anche andale... non mi sembla male...”
GALLIANI “Derby di Pechino? Chi ha mai parlato del derby di Pechino?”
WANG “... (inc) ...”
GALLIANI “Le mandiamo un bel Catania-Chievo... Contento?"
WANG “... (inc) ...”
GALLIANI “Mister Wang? Mi sente?"
"tuut... tuut.. tuut.. tuut.. tuut.. tuut.. tuut"

venerdì 3 giugno 2011

Calcioscommesse/2: i dubbi di un'inchiesta in cui non tutto viene detto. Chi indagava per conto di Palazzi?


Ci sono molte cose che si faticano a comprendere in questa prima fase dell’inchiesta che sta sconvolgendo il mondo del calcio. L’impressione è che molti sapessero (e sappiano) più di quanto viene detto e che non tutti abbiano compiuto gli atti necessari per stroncare da subito il fenomeno. Ad esempio è curiosa la posizione della Cremonese e dei suoi dirigenti. Scoperto l’inganno il giorno della partita con la Paganese e del malore di 5 suoi giocatori risulta agli atti che sia stata presentata denuncia alla Questura di Cremona. La denuncia da cui è partito tutto. Ma non si ha notizia di analoga segnalazione alla Procura Federale come, invece, impone il Codice di Giustizia Sportiva. Era il 14 novembre 2010. Se la segnalazione non è stata fatta la Cremonese ha infranto i regolamenti. Se l’ha fatta bisogna chiedere al procuratore Palazzi cosa è successo nei sei mesi successivi visto che ora i palazzi del calcio si dichiarano all’oscuro di tutto. E se la Cremonese dubitava di un suo tesserato (il portiere Paoloni) è lecito attendere la finestra di mercato di gennaio per venderlo al Benevento e liberarsi del dubbio? Pare che a Benevento la domanda se la stiano ponendo tanto da aver messo in mano a un legale tutte le carte.
C’è poi la questione del coinvolgimento della serie A. Quanto letto sinora non configura certamente profili penali ma dovrebbe interessare la Procura Federale anche solo per cancellare le ombre. Ma se Palazzi può chiarisca immediatamente la fondatezza o meno del retroscena raccontato dalla Gazzetta dello Sport (3 giugno 2011 a pg. 3). Se dirigenti di club di serie A si sono infiltrati a marzo tra i tavoli di un noto locale milanese per scoprire, di concerto con la Procura Federale, chi stava truccando il finale della stagione nella massima serie (con prove raccolte, almeno stando al racconto della Gazzetta) non è sufficiente dire che si attendeva l’intervento della giustizia ordinaria per poi affannosamente rincorrere gli atti della Procura di Cremona col rischio di un nuovo pasticcio a rate sul modello Calciopoli. Per la giustizia sportiva basta poco per certificare la colpevolezza di società e tesserati. Molto meno di quanto serve a un giudice ordinario. E poi scusate. Dirigenti di società mascherati da 007? Quali società? E su mandato di chi indagavano? Con quali garanzie di assenza di conflitti di interesse?

Giovanni Capuano

giovedì 2 giugno 2011

Calcioscommesse/1: la telefonata che spaventa Inter e Milan


La telefonata è trascritta a pagina 482 del faldone di indagine della Procura di Cremona e sintetizzata in poche righe nell’ordinanza firmata dal Gip Salvini a pagina 34. A parlare sono Massimo Erodiani (proprietario di una tabaccheria a San Giovanni Teatino provincia di Chieti) e Francesco Giannone (commercialista di Bologna), due degli arrestati nel corso dell’operazione “Last Bet” che sta facendo tremare il mondo del calcio.

L’intercettazione viene così sintetizzata dal Gip Salvini:
19.03.2011 ERODIANI racconta al sodale GIANNONE: “L’anno scorso ho fatto il Chievo a Milano... Over tre e mezzo... Si sono presentati là... Mi hanno detto, vi facciamo vincere la partita, fateci fare un goal...!... La partita mi sa che finì tre a uno... quattro a uno”.

Per il Gip Salvini è una delle tante intercettazioni finite nell’inchiesta che “... pur non consentendo imputazioni precise sono comunque significative delle dimensioni delle manipolazioni” e che “... evidenziano che molti altri sono stati gli incontri truccati o che gli indagati intendevano contribuire a truccare...” (cfr pag 33 dell’ordinanza del Gip Salvini). Parole che hanno fatto scrivere, ad esempio, alla Gazzetta dello Sport che quanto emerso a Cremona si tratta della sola punta dell’iceberg, addirittura “... l’inizio di uno tsunami che rischia di minare la credibilità del calcio...” (pg 2 a firma Francesco Ceniti e Maurizio Galdi).

Mancando nella trascrizione dell’intercettazione ogni riferimento più preciso, i riflettori sono accesi su due partite del Chievo giocate a San Siro nel 2010 e finite con risultati ‘over 3,5’.

Il 9 maggio 2010 Inter-Chievo 4-3 è la penultima giornata del campionato del Triplete. L’Inter è in lotta con la Roma per lo scudetto e la gara contro i veronesi si apre con due autoreti in sessanta secondi: Thiago Motta al 13’, Mantovani al 14’. Poi Cambiasso e Milito prima dell’intervallo e Balotelli (52’), Granoche (60’) e Pellissier (75’) nella ripresa. Il Chievo spaventa i nerazzurri nel finale. Per la terza volta dal 2006-2007 i 90 minuti di San Siro tra queste due squadre si chiudono in goleada (4-3 il 24/9/2006 e 4-2 il 14/12/2008).

Il 16 ottobre 2010 Milan-Chievo 3-1. A seguire il filo logico dell’intercettazione è la partita che più si avvicina al ricordo degli scommettitori. Il Milan la vince con doppietta di Pato (18’ e 30’), autogol di Ibrahimovic (70’) e rete della sicurezza di Robinho al 93’, l’ultimo istante utile perchè la scommessa risulti azzeccata. Roba da infarto per una partita che doveva essere 'addomesticata'.

L’altra partita giocata dal Chievo a San Siro nel 2010 (Milan-Chievo 1-0 il 14 marzo 2010) si chiude con un risultato che non concretizza la scommessa Over.

Sono elementi sufficienti per allungare l’ombra del sospetto su Inter e Milan e (considerate le partite) sui loro ultimi scudetti?

Giovanni Capuano

mercoledì 1 giugno 2011

Attento Milan, il Barcellona vuole soffiarti Thiago Silva


Solo qualche mese fa ha rinnovato il contratto che lo lega al Milan fino al 2016 e in via Turati lo ritengono il difensore più forte del mondo, un tassello imprescindibile nella costruzione del ciclo che dovrà riportare i rossoneri ai massimi livelli in Europa. Dalla Spagna, però, arriva la notizia di un piano del Barcellona per strappare Thiago Silva al Milan con una super offerta al club e un contratto pesantissimo per il giocatore. A scriverlo è il quotidiano Marca secondo il quale settimana prossima emissari del Barcellona prenderanno contatti con il Milan per sondare il terreno. I dirigenti blaugrana sono disposti a mettere sul piatto non meno di 25 milioni di euro e di inserire anche il cartellino del laterale sinistro Maxwell, in rotta di collisione con Guardiola e che ha come procuratore Mino Raiola già artefice del trasferimento a Milano di Ibrahimovic. Difficile che il Milan possa anche solo pensare di aprire questa trattativa. Però non va sottovalutata la minaccia, perché in temi di fair play finanziario il club di Galliani ha, come tutti, necessità di prestare massima attenzione al bilancio (ad aprile perdite per 69 milioni di euro ripianate dall’azionista di riferimento Berlusconi) e la campagna di rafforzamento potrebbe dover essere finanziata da almeno una cessione eccellente così come si apprestano a fare anche i cugini dell’Inter. In fondo a Milanello è già sbarcato (a parametro zero) un centrale di grande affidabilità come l’ex romanista Mexes.