martedì 14 febbraio 2012

La svolta di Moratti: "Pronto a rilanciare". E i conti dell'Inter dicono che...


di Giovanni Capuano

Nessuna voglia di mollare, anzi. La forte tentazione di rilanciare perché la voglia di tornare al vertice rimane malgrado l’amarezza per gli ultimi risultati, le critiche e la contestazione che una parte di San Siro gli ha riservato nel dopo-Novara, come se il Triplete fosse lontano un’era geologica e non soltanto venti mesi. Massimo Moratti ha rotto il silenzio che si era imposto a caldo per non esternare la sua rabbia per la sconfitta che mette a rischio terzo posto e qualificazione alla prossima Champions League.

Lo ha fatto con il ‘Corriere della Sera’ e nelle sue parole si riesce ad interpretare qualcosa di come intende gestire questa seconda parte di stagione prima di approntare - a giugno - una vera e propria rifondazione. Ecco i passaggi più importanti e le ripercussioni concrete che potranno avere:

FIDUCIA NELLA VECCHIA GUARDIA - Dice Moratti: “Non ho perso la fiducia in questo gruppo e in questi giocatori” che tradotto significa: nessuno spazio per una rivoluzione adesso. Lo aveva già accennato qualche giorno fa spiegando che i cambiamenti si fanno un po’ per volta e la filosofia del club era stata spiegata dall’amministratore delegato Paolillo a Panorama.it: “Bisogna trovare dei giovani da affiancare a un gruppo di anziani che sia affidabile“. Il problema è se Cambiasso e Zanetti, quasi 70 anni in due, restano ancora i più utilizzati malgrado evidenti segni di logoramento: 31 presenze su 32 per entrambi.

NESSUN ALIBI PER RANIERI - La fiducia è estesa “anche allo staff tecnico” senza però particolare trasporto, cosa che peraltro non c’è mai stata nemmeno nel periodo delle vittorie consecutive e della rimonta. Che il destino di Ranieri sulla panchina nerazzurra sia segnato pare scontato malgrado la presa di posizione ufficiale quando erano circolate le voci di un imminente arrivo di Capello. Moratti va oltre e fissa i target minimi: “Abbiamo ancora obiettivi importantissimi e non c’è nessun motivo per mollare“. Quindi niente rassegnazione (quella che alcuni hanno letto nelle frasi di Ranieri post-Novara) e sotto con il lavoro. Il presidente non ammette deroghe: “Bisogna dare tutto”.

FISCHI E CONTESTAZIONI - “E’ una situazione che mi ha riportato indietro di parecchi anni… Senza guardare al passato, dal giugno 2005 al maggio 2011 qualcosa abbiamo sempre vinto” dice Moratti. I fischi lo hanno ferito e non concepisce che chi ieri lo osannava oggi gli chieda impietosamente di farsi da parte. Anche perché all’orizzonte non si vedono sceicchi pronti a precipitarsi ad Appiano Gentile e anche l’operazione-Saras di ricerca di partner russi sta procedendo a rilento. Quindi non esistono alternative e i tifosi farebbero bene a capirlo.

ERRORI DI MERCATO - Autocritica? “Può essere che abbia o che abbiamo sbagliato qualcosa in alcune decisioni ma non credo che gli errori siano stati tanti e nemmeno gravissimi“. Risposta indiretta a chi gli chiede a giorni alterni la testa di Marco Branca e dello staff dirigenziale. Moratti spiega che non sempre le strategia di rinnovamento che sembrano giuste si confermano tali e non muove appunti ai responsabili delle scelte. E’ un’autentica novità in un panorama in cui tutti chiedono a gran voce l’allontanamento di Branca e il ritorno di Oriali insieme ad altre figure. Difesa d’ufficio? Tempo qualche mese e lo si scoprirà.

CAMPIONI VENDUTI - Le cessioni in quattro mesi di Eto’o e Thiago Motta sono sale sulle ferite dei tifosi delusi. Giusto per capire, un anno fa di questi tempi il camerunense era già a quota 24 gol e oggi Forlan, Castaignos e Zarate insieme ne hanno realizzati la miseria di 3. Moratti spiega: “Se sono stati ceduti alcuni giocatori è perché non esistevano più le condizioni per trattenerli. Niente è stato fatto per caso o con superficialità“. Ovvero Eto’o era diventato un peso insostenibile per il bilancio e Thiago Motta non aveva più intenzione di spendersi per l’Inter. A Lecce il suo forfait era stato più che sospetto salvo poi scoprirlo impegnato a mandare sms al presidente per implorare di essere venduto subito. Così - pensa Moratti - sarebbe stato inutile alla causa.

FAIR PLAY FINANZIARIO - Altra novità del Moratti-pensiero. Per la prima volta non ne parla più come di un incubo proiettato al futuro ma come di una serie di “aspetti gestionali” che “dovevano essere sistemati”. Tradotto riporta ai numeri forniti da Paolillo. L’Inter oggi è già a un passo dal raggiungimento dei parametri per il prossimo triennio di FFP (quelli che prevedono ad esempio la sterilizzazione di ingaggi e ammortamenti pre-2010) e, come aveva spiegato l’amministratore delegato, d’ora in poi la cessione di un big ogni anno “non sarà necessaria” dal momento che l’Inter potrà cominciare a lavorare sulla leva del contenimento del monte stipendi in fase di rinnovo contratti.

GIOVANI SOTTO ESAME - Le parole del presidente: “Ci eravamo abituati troppo bene: abbiamo trovato in questi anni giocatori che hanno avuto la capacità di entrare nel meccanismo con straordinaria velocità. Viene il momento in cui serve un po’ di pazienza in più e il tempo per valutare con la giusta attenzione“. E’ un paracadute aperto sulla testa dei giovani che non stanno sfondando (Alvarez su tutti) e su chi li ha scelti (Branca e Ausilio), oltre a un invito allo staff tecnico a non accantonarli senza aver pesato bene il loro valore. Sentenze rimandate a giugno.

VOGLIA DI RILANCIO - E’ il messaggio di speranza che viene lanciato in due passaggi: “Nessuno più di me ha voglia di tornare a vincere” e “ho molta voglia di ricominciare”. Quando? “Lavoreremo per farlo in fretta”. Tradotto: già in estate il progetto di ringiovanimento e transizione con attenzione ai parametri Uefa potrebbe ritenersi concluso nella sua fase di ’sacrifici’. Ipotesi che apre alla porta a scenari affascinanti per il mondo-Inter. Obbligatorio, però, conquistare l’accesso alla prossima Champions per non trovarsi con un buco di bilancio e l’obbligo di ricominciare da capo.

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