martedì 14 febbraio 2012

Il no di Monti a Roma2020 - Evelina Christillin: "Scelta inevitabile ma Alemanno e Petrucci non hanno colpe"


di Giovanni Capuano


"Ha detto no?". Il tono della voce tradisce delusione perché Evelina Christillin, la donna che costruì la candidatura poi vincente di Torino alle Olimpiadi del 2006, in fondo ci sperava che Roma potesse correre per i Giochi del 2020. Invece no. Il presidente del Consiglio Monti non se l'è sentita di mettere la sua firma sotto il documento di garanzia del governo a copertura di oltre 4 miliardi di euro di spese da sostenere per aggiudicarsi e organizzare la manifestazione e così il sogno si è infranto.

Non possiamo definirla una decisione imprevedibile?
"Certamente no, altrimenti non sarebbero arrivati all'ultimo giorno. E' evidente che la scelta faceva riflettere".

Lei sperava...
"Io ho verificato i benefici che ha ricevuto Torino nel 2006 pur con qualche neo. Noi avevamo molto bisogno di risollevarci in un momento poco felice e il mio cuore è con chiunque si candidi per fare le cose bene. Però...".

Però?
"Le confesso che anche noi se la possibilità fosse arrivata adesso avremmo avuto più di un pensiero a proporci in un contesto locale, nazionale e internazionale di questo genere. Rendendomi conto di quale sia la congiuntura attuale capisco che è difficile chiedere alla gente di fare sacrifici e poi mettere soldi in un progetto non certo. Il governo ha tenuto conto più dell'aspetto concreto che di quello emotivo".

Scelta inevitabile. Questa notte siamo stati nuovamente declassati dalle agenzie... Difficile chiedere a Monti di firmare una cambiale in bianco.
"Concordo e immagino lo stato d'animo di Monti e del suo governo. Non posso essere in disaccordo con lui".

Lei ci è passata quando si trattò di costruire Torino 2006...
"La nostra candidatura risale al 1998, a me sembra ieri ma è passata un'era geologica. Avevamo i soldi, la Fiat andava bene e c'era l'avvocato Agnelli vivo che garantiva al di là dei governi, degli enti locali e di qualunque altra istituzione sul territorio che pure erano forti. E in ogni caso in quell'anno di candidatura io andavo tutte le settimane a Roma a discutere con Andrea Monorchio, ragioniere dello Stato, e con Carlo Azeglio Ciampi, ministro del Tesoro, per discutere la garanzia finanziaria. Non fu facile nemmeno allora anche se alla fine all'interno dei vari dossier è stata senza alcun dubbio la garanzia più forte".

Proprio perché è cambiato tutto, vogliamo dire che pesano anche le brutte esperienze passate, anche recenti, in Italia?
"No, sarebbe ingeneroso perché non si può fare di alcuni casi non straordinari nella gestione una regola generale. Noi italiani abbiamo buone capacità organizzative e non sposo la tesi leghista del 'magna magna'. Le cose si possono fare bene e con trasparenza".

Nessun retropensiero?
"Io credo che Monti giustamente non abbia valutato i timori che qualcuno rubasse, altrimenti non avrebbe nemmeno dovuto fare il presidente del Consiglio ritendendo che l'humus fosse questo. Ha valutato oggettivamente una situazione contestuale che è gravissima".

Ai ministri ha detto che non ci poteva presentare con un immagine differente da quella del rigore...
"Come dargli torto. Mi lasci dire che il mondo è cambiato. Nessuno nel 2004 avrebbe pensato ad Atene che le cose sarebbero finite così e invece una buona parte della crisi drammatica che stanno vivendo adesso la scontano proprio per le cose che fecero allora. E le assicuro che furono Olimpiadi meravigliose solo che invece di spendere 5 miliardi ne hanno tirati fuori 13. Hanno fatto il passo più lungo della gamba".

Però è comprensibile che Monti non si sia fidato fino in fondo della possibilità di rispettare i budget che gli sono stati presentati. Anche altrove negli ultimi dieci anni ci sono stati sforamenti importanti...
"Non c'è dubbio. Le faccio un esempio: noi trovammo a un certo punto amianto naturale con i primi carotaggi per la pista da bob e fummo costretti ad abbandonare il progetto e spendere soldi in più per cambiare location. Per non parlare delle spese per la sicurezza. Capisco che si progettino al minimo indispensabile perché è lo stesso Cio che lo pretende però non è semplice".

Monti ha sottolineato anche l'incognita del reperimento dei soldi dal mercato privato, sponsor, biglietti e diritti tv. A torto?
"Una volta era più semplice avere sponsorizzazioni private e ricevere cifre enormi dalle televisioni. Bisogna ricordarsi di quanto accaduto con la Nbc dopo la vendita da parte della General Electric: aveva sempre acquistato a caro prezzo i diritti delle Olimpiadi per il Nord America e improvvisamente si è quasi tirata fuori. Ribadisco che è cambiato il mondo rispetto a quando l'Nbc aveva i miliardi e gli Stati Uniti andavano bene. Non è colpa di Alemanno e nemmeno di Petrucci".

Si dice che Monti non abbia apprezzato i tanti appelli degli ultimi giorni compreso quello degli sportivi quasi sentendosi tirato per la giacca. Può essere stato un boomerang?
"Non si è trattato di intromissioni indebite. Chi si occupa di sport da una vita ha ben diritto di esprimere una sua opinione".

Se fosse accaduto avrebbe sbagliato?
"Non mi permetto di giudicare. Penso che le sue ragioni siano state molto più serie di un'eventuale questione di stile".

Può aver pesato che il comitato promotore facesse tutto riferimento al centrodestra?
"Noi cambiammo tre governi tra candidatura, Olimpiadi e dopo. Se c'è un sentimento condiviso si rema tutti insieme e lo dico per esperienza personale".

L'allarme non scatta certo oggi, ma c'è il rischio che le Olimpiadi rischiano di soffocare per gigantismo?
"Sì e il Cio è stato il primo a rendersene conto. Siamo arrivati a un punto tale che è difficile contenere. Almeno si è fermata la corsa a inserire nuovi sport e far costruire nuovi stadi; in questo senso il dossier di Roma era ottimo. Tutto riporta però al mondo che è cambiato in un decennio. Basti vedere qual è l'impatto della contrazione dei proventi da diritti tv in tutto il mondo... Non si può pensare che siano gli Stati a sobbarcarsi queste spese".

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