mercoledì 18 maggio 2011

Addio Pirlo, il nuovo traditore


Chissà cosa avrà fatto mai di male Andrea Pirlo a Berlusconi per meritarsi un trattamento alla Leonardo. Il metodo-Boffo applicato al calcio, dove basta una frase sussurrata all’orecchio di un pensionato in una mattina d’estate, fuori da un seggio elettorale, per finire dalla parte dei ‘cattivi’. Era il 21 giugno 2009, l’epoca del Kakà appena volato a Madrid e di Pato che diventava l’unico “incedibilissimo” della rosa. Il dialogo, appena sussurrato ma curandosi bene di essere in favore di telecamera, è ormai nell’antologia berlusconiana: “Pirlo? Io sono stato il primo a dire che deve rimanere, ma poi mi hanno fatto vedere i conti…”. E l’ignaro vecchietto: “I conti? E s’el custa?”. E lui, il presidente-candidato-imprenditore: “54 miliardi all’anno…”. Una cifra sparata così. Miliardi e non milioni di euro. Per farsi capire meglio anche dal vecchietto evidentemente poco pratico con la moneta fresca di conio solo da sette anni. Una cifra ricavata mischiando numeri veri (quelli del contratto del centrocampista per le due stagioni successive) e presunti (l’offerta da una trentina di milioni di euro del Chelsea). Abbastanza per mettere all’indice quello che il mondo-Milan ha dipinto per anni come il miglior regista del mondo: piedi sopraffini, intelligenza superiore, geometrie irrinunciabili. Otto stagioni da protagonista (2001-2009): 333 presenze, 39 gol fatti, un palmares ricchissimo. Poi, dopo quella sentenza sparata in una mattinata calda d’estate, due campionati di sofferenza. Il primo giocato da mediano (con Leonardo), il secondo trascorso in infermeria. E oggi l’addio. E il venticello che già si leva da Milanello: “Ha fatto una scelta di soldi… Voleva guadagnare di più… Non accettava la nuova logica del Milan…”. Tradotto: lui, 32 anni non ancora compiuti, giocatore integro e per di più espressione di un ruolo dove tecnica e geometrie contano molto più del fisico, avrebbe dovuto accettare un rinnovo annuale a cifre dimezzate come un Inzaghi o un Del Piero qualsiasi. Giocatori 38enni a fine carriera, monumenti da portare in giro senza contarci su troppo dal punto di vista agonistico. Andrea Pirlo ha detto di no. Il Milan non ha fatto nulla per trattenerlo. Andrà via. Quasi certamente alla Juventus e sarà una grande colpo per la Vecchia Signora. Al suo posto Allegri potrà far giocare il giovane Van Bommel, 34 anni compiuti, piedi e polmoni logori dopo una carriera da corridore. Scelta legittima, ci manca. Ma, per favore, risparmiateci il ritornello del “… se ne è andato per i soldi..” e l’etichetta del giocatore bollito. E quando Pirlo con orgoglio rivendicherà che a rimpiangerlo dovrà essere chi oggi lo manda via in nome di un bilancio chiuso al di là dei proclami con 45 milioni di euro di rosso e stipendi da sette zeri al mese (Ronaldinho prima, Ibra adesso, Pato in futuro) evitateci le scene patetiche dei fischi, degli striscioni e del dagli al traditore. Del metodo-Leonardo, insomma. Un altro mandato via come un appestato e che poi, chissà perché, avrebbe dovuto annullarsi nell’eterna gratitudine a quello che fu.
Giovanni Capuano

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