martedì 31 maggio 2011

La scommessa di Conte, il silenzio di Marotta e il mercato delle figurine bianconere


Nel giorno in cui Antonio Conte si prende la Juventus stona il silenzio assordante della dirigenza che, dopo aver scaricato Del Neri, non ha ancora trovato il tempo per fare una seria autocritica. Nulla sulla campagna acquisti che un anno fa portò a Torino (in due rate) quindici giocatori che oggi vengono definiti “quantità senza qualità”. Nulla sul bilancio del dopo-Calciopoli in cui la Juventus (con le sue varie facce) ha buttato via oltre 125 milioni di euro, bruciato cinque allenatori e una quarantina di giocatori. Nulla su un progetto che doveva essere vincente entro un lustro e che, invece, è passato dal secondo posto di Ranieri a due fallimenti totali certificati dall’addio all’Europa. Oggi che si prepara un nuovo ciclo Marotta e soci rischiano di ripetere gli errori di dodici mesi fa. Allora, nella frenesia delle prime settimane del mercato, furono acquistati e strapagati Martinez, Lanzafame, Pepe, Motta e Bonucci. Acquisti che pesano sul bilancio chiuso con un passivo da 60 milioni di euro che è una zavorra anche sul futuro. Cacciato Del Neri e rinnegato il passato (senza però assumersene in pieno le responsabilità) le prime mosse della nuova Juventus sono state gli ingaggi a parametro zero di Pirlo e Ziegler, la scelta di abbandonare Aquilani, l’addio a figure minori come Rinaudo e il rinnovo del contratto di Marchisio. Che oggi torna sul mercato perché poco adatto al gioco di Conte. Strategia? Difficile da comprendere. In compenso gli uomini mercato della Juventus stanno girando l’Europa per comperare uno o due attaccanti di fama internazionale (Nani, Aguero, Tevez, Benzema, Sanchez il profilo dell’obiettivo confermato anche da Marotta), un paio di centrocampisti (Montolivo, Fernando, Inler tanto per fare qualche nome) e almeno un altro esterno (Bastos, Lichsteiner, Zabaleta o Maggio). Il budget sul tavolo è discreto e può diventare importante a patto di riuscire a ricavare qualcosa dalle cessioni, ma proprio su questo fronte – ad oggi – non si capisce dove si possa agire. Quanto può incassare davvero la Juventus vendendo Amauri, Felipe Melo, Iaquinta, Grygera, Grosso, Martinez, Traorè, Storari, Giovinco, Lanzafame, Toni e altri sempre ammesso che abbiano mercato? Davvero possono arrivare i 30 milioni di euro messi in conto dalla dirigenza? E ha senso correre a comprare due attaccanti di livello mondiale quando al momento in rosa ce ne sono già sei (Matri, Del Piero, Iaquinta, Quagliarella, Toni, Amauri) che per diverse ragioni difficilmente possono essere piazzati altrove e, soprattutto, tutti insieme sono già un reparto sovradimensionato per una stagione in cui si gioca solo per campionato e Coppa Italia? Infine, chi sta disegnando il mercato? Perché si cercano giocatori negli stessi ruoli diversissimi l’uno dall’altro? Sanchez trequartista, Nani esterno o Aguero prima punta? Se serve un attaccante centrale significa che Matri (costato 18 milioni di euro, 20 gol in campionato di cui 9 in bianconero) è già stato bocciato? Ziegler e Lichsteiner sono meglio degli esterni bassi di quest’anno?
Marotta ha fatto sapere che “tanti grandi campioni hanno espresso il desiderio di giocare nella Juventus del futuro”. Se è vero pensi prima a vendere riparando agli errori del passato per poi presentarsi sul mercato senza l’acqua alla gola. Un anno fa gli dissero no, tra gli altri, Burdisso, Kaladze, Di Natale e Borriello. Credere che la situazione sia davvero cambiata è un atto di fede. Farlo senza una serena autocritica sugli errori del passato rappresenta quasi un’apertura di credito al buio.
Giovanni Capuano
  
Della nuova Juventus si parlerà questa sera a Campionato dei Campioni in onda dalle 20,45 su Odeon Tv (canale 177 DTT)

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