lunedì 14 novembre 2011

Dossier Juve: i veri conti del ricorso al Tar


La richiesta danni da 443 milioni di euro merita uno studio approfondito perché – al di là dell'evidente impatto mediatico della mossa della dirigenza bianconera – rappresenta una prima volta storica per il calcio italiano. Mai, infatti, una società condannata dalla giustizia sportiva aveva presentato il conto dei danni subiti in sede civile per effetto della condanna. Era accaduto il contrario (anche a Napoli e altre volte in passato), ma mai l'obiettivo dell'azione giudiziaria era stata la stessa federazione. E' l'epilogo scontato della vicenda-Calciopoli. Che Andrea Agnelli non si sarebbe fermato davanti a nulla, nemmeno all'ipotetica restituzione degli scudetti, era evidente sin dai primi movimenti. Ora esiste anche la quantificazione di quei danni per una cifra (443.725.200 euro) che la Juventus mette insieme facendo valutazioni economico-sportive spalmate lungo i cinque anni che la separano dai verdetti del 2006. Vale la pena ricordarle e analizzarle.

IL CONTO TOTALE – Ai 443 della richiesta si arriva sommando i mancati introiti per la partecipazione alla Champions League (79,1 mln euro), i mancati incassi da diritti tv (41,6), la svalutazione e le minusvalenze da cessioni giocatori (60), il calo del valore del marchio Juve (110), i ritardi nella costruzione del nuovo stadio (20) e il calo del titolo in Borsa (133). Totale 443 milioni di euro che vengono chiesti alla Figc considerata responsabile di un verdetto affrettato e, dunque, eccessivamente penalizzante.

MANCATA PARTECIPAZIONE ALLE COPPE – La sentenza di Calciopoli privò la Juventus della partecipazione alla Champions League nelle stagioni 2006/2007 e 2007/2008. Difficile addebitare a Guido Rossi anche l'esclusione 2010/11 e quella di oggi considerato che in mezzo ci fu la doppia partecipazione grazie a Ranieri. Quanto vale? Uno studio StageUp ha certificato come nel periodo dal 2003 al 2010 i club italiani abbiano ricavato in media 25 milioni di euro a stagione dalla qualificazione in Champions. Soldi che contano sia i risultati sportivi che la suddivisione dei diritti tv. A seguire il ragionamento degli avvocati juventini due anni di stop valgono una cinquantina di milioni di euro cui aggiungere i mancati incassi da botteghino. Si possono stimare in 29 milioni?

CESSIONI SOTTOCOSTO GIOCATORI – Secondo la Juventus la retrocessione in serie B spinse la società a svendere parte del suo patrimonio tecnico. In particolare vennero contabilizzate minusvalenze per gli addii di Vieira (8,6 mln euro) e Thuram (3,5) e una svalutazione da 44,7 milioni di euro per la partenza di Ibrahimovic, ceduto a 24,8 all'Inter e poi rivenduto al Barcellona a quasi il triplo. Cosa accadde? Spiega tutto il bilancio 2006 che racconta di un saldo tra plusvalenze e minusvalenze positivo per 23,1 milioni di euro perché, a parte Vieira e Thuram, tutte le altre cessioni portarono saldi positivi: Ibrahimovic (15,7), Zambrotta (11,2), Mutu (6,5) e Cannavaro (1,8). Può valere il conto della mancata valorizzazione di Ibra? Passi pure, a patto però che Agnelli conteggi anche i 'bidoni' rifilati a Real e Barcellona. A Madrid pagarono 23 milioni Emerson e Cannavaro incassandone la miseria di 5 quando, un anno dopo, il brasiliano atterrò a Milanello. Il Barcellona spese 14 milioni per Zambotta rivenduto a 10,5 due stagioni dopo ancora al Milan. L'investimento dell'Inter su Vieira (9,5) fu azzerato nel gennaio 2010 dal passaggio a zero al City. Thuram si ritirò dal calcio. Sicuri che la Juve non li abbia monetizzati al massimo?

MANCATI RICAVI DA TV E ALTRO – Secondo il ricorso al Tar mancano al bilancio 171,6 milioni di euro per le voci diritti tv, stadio e valore del marchio. L'orizzonte temporale sembra posizionato al 2011. Negli ultimi cinque bilanci la Juventus ha sostanzialmente visto salire e scendere i suoi ricavi a seconda della partecipazione europea con una differenza da quasi 40 milioni tra le stagioni senza Champions (ricavi per circa 180 mnln) e con Champions (ricavi per 220 mln). Nell'ultima stagione della Triade si era attestata a quota 251. Incassi che conteggiano anche i soldi europei già considerati in precedenza. Calciopoli è certamente costato molto alla Juventus, ma va anche detto che dopo due anni di purgatorio i ricavi erano tornati al livello del 2004/2005 (220,7 e 219,7 mln contro i 229,3 di Moggi e Giraudo). Nel crollo successivo hanno pesato più gli errori di Marotta o l'eredità della retrocessione?

IL TITOLO IN BORSA – Una perdita secca da 133 milioni di euro a causa del crollo del titolo che nei dodici mesi post-Calciopoli “scese da euro 2,1 a euro 1,00” con un “calo oltre il limite fisiologico del deprezzamento generale” riferito alle società calcistiche quotate in Borsa. Discorso corretto nel paragone con Lazio e Roma. L'orizzonte temporale è, in questo caso, ai dodici mesi e il confronto con l'andamento delle altre società calcistiche e con il settore 'Viaggi e Tempo Libero' in cui il titolo Juventus è inserito. Riferito però all'arco temporale 2006-2011, lo stesso indicato dagli avvocati bianconeri per altri capitoli del conteggio dei danni, il discorso però cambia. Le azioni Juventus valgono oggi 0,57 euro con una performance negativa nell'ultimo anno (-36,38%) e, in generale, rispetto anche alla soglia di euro 0,80 a cui la trovò Agnelli dell'aprile 2010. E in ogni caso il valore di una società in Borsa non è già un indicatore complessivo dell'andamento della sua attività (ricavi, costi, valore del marchio etc...)?

Giovanni Capuano

4 commenti:

  1. Ciao Giovanni,
    avevo bisogno di un tuo contatto via mail, come faccio? :)

    ciao
    r

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  2. Quindi? La stima è tarocca!
    Bellissimo pezzo, vorrei leggerlo sul Corsport o la Gazzetta

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  3. Scusa, riguardo il paragrafo della cessione sottocosto dei giocatori, la tua valutazione non mi pare corretta. Non è che una società valuta il valore di un giocatore "a posteriori". I giocatori vanno valutati al momento della cessione. Nel 2006 è chiaro che i vari Zambrotta, Thuram, Emerson avevano un certo valore, e qualche anno dopo, magari per stagioni non all'altezza, calano di prezzo. Quando Kakà fu venduto al Real per 60 mln, in quel momento, estate 2009, li valeva. Oggi manco un terzo. Ma se Kakà nell'estate 2009 vale 60 mln e sono "costretto" a svenderlo a 30, non mi interessa se poi nel 2011 vale 10. Ci ho perso 30 milioni.

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