giovedì 17 novembre 2011

Aggiungi un posto a tavola


Di cosa dovrà parlare il tavolo della pace che Petrucci si appresta a convocare su richiesta di Angelli e beneplacito di Moratti? Potrà rivedere la posizione della giustizia sportiva in merito allo scudetto 2006 o sarà solo una chiacchierata tra (ex) amici in cerca di posizioni di rendita future? Difficile pronosticarlo considerato che a prima vista l’approccio dei protagonisti è quanto di più diverso possa esserci. Agnelli ha comunque in testa un confronto che “riveda tutti i fatti accaduti dal 2006 ad oggi”, Moratti ha già chiarito che a restituire lo scudetto 2006 “non ci pensa proprio” e le posizioni di Abete e del Coni sono note da tempo. Si rischia, insomma, di dover puntellare il tavolo prima ancora che i commensali si siedano, ma la posta in gioco è così alta che certamente il tentativo verrà portato fino in fondo anche a costo di scontentare qualcuno.

Più interessante è cercare di capire chi sarà invitato a partecipare alla Yalta del calcio italiano. Sicuri presenti le massime istituzioni (Coni e Figc), invitato il neo ministro Gnudi, scontata la presenza di Andrea Agnelli e, vista l’apertura, quella di Massimo Moratti. Impossibile, però, che l’elenco si fermi qui soprattutto se dovrà essere un tavolo per discutere non tanto del passato quanto del futuro del calcio italiano. Ecco, allora, che secondo quanto si legge oggi suoi giornali l’invito dovrebbe essere esteso anche alla Lega di Serie A e magari alle altre big come il Milan, nella persona di Adriano Galliani il quale parteciperebbe anche nella veste di coinvolto nelle vicende di Calciopoli. A quel punto sarebbe, però, impossibile non spedire la letterina anche ai fratelli Della Valle, che sull’idea del tavolo della pace vantano la primogenitura, e perché no? anche a Lotito, De Laurentiis e a tutti quelli che, legittimamente, potrebbero cominciare a coltivare il sospetto di essere tagliati fuori da una riforma che interesserà direttamente anche le loro società.

Perché se si parla di Calciopoli allora bisognerebbe invitare anche Lazio, Reggina, Bologna, Brescia e tornare sugli atti di Napoli. E poi bisognerebbe anche sentire Cellino, Campedelli, Foschi, Gasparin, Governato, Spinelli e Corsi, finiti insieme a Facchetti e Moratti nelle 72 pagine del documento del procuratore Palazzi… E se si vuole riscriverne la storia perché non tenere uno strapuntino anche per Moggi e il suo prezioso consulente Penta, l’unico tra gli astanti a poter legittimamente affermare di avere un’idea un po’ più completa di cosa fu l’inchiesta dei pm di Napoli. Ma se si tratta di decidere nuovi equilibri interni al sistema calcio improvvisamente molti di questi commensali potrebbero anche essere tenuti fuori dalla porta. A leggere l’annuncio di Petrucci sull’istituzione di una commissione di saggi per ragionare di tutela dell’ordinamento sportivo e il riferimento di Agnelli alle “leggi obsolete” da riformare a partire dal codice sportivo viene il sospetto che il tavolo politico serva anche per scrivere nuovi equilibri interni all’industria del calcio. Non va dimenticato che le nemiche si Calciopoli (Inter, Juventus e Milan) sono alleate di ferro quando si discute di soldi dei diritti tv, riforma della legge sul professionismo e normativa per gli stadi di proprietà. Posizioni finite in minoranza all’interno della Lega e che ora potrebbero rientrare dalla finestra del confronto politico. Ecco perché il primo scoglio per Petrucci sarà capire chi e come invitare al tavolo. Per evitare che si trasformi in un tavolino senza alcuna legittimità o, al contrario, di dover apparecchiare una tavolata dove replicare quelle stesse liti da cortile che paralizzano il mondo del calcio italiano consegnandolo a un declino inarrestabile.

Giovanni Capuano

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