mercoledì 16 novembre 2011

Oriali si confessa: "Branca mi ha fatto fuori dall'Inter"


Ci ha messo sedici mesi per tirare fuori il rospo. Sedici mesi passati prima in silenzio a rimuginare sul perché l’Inter lo avesse fatto fuori nelle torride settimane post-Triplete e poi seduto in studio televisivo a lanciare messaggi sempre meno in codice alla sua vecchia società. Ora Gabriele Oriali è uscito allo scoperto e si è tolto il peso. A quasi un anno e mezzo dal suo addio ha per la prima volta ricostruito i retroscena dell’allontanamento voluto – così racconta – dal direttore tecnico Branca e da altri dirigenti che volevano “un progetto senza di lui”. Branca e Oriali, un dualismo che ha attraversato l’Inter prima perdente e poi vincente a cavallo del nuovo millennio. Oriali portato da Mazzola nel 1999, prima consulente di mercato perché quello aveva dimostrato di saper fare (e bene) anche a Parma dove aveva scoperto e lanciato Veron e Balbo e poi, con l’avvento di Branca, pian piano marginalizzato fino al ruolo scomodo di tuttofare trasformato poi in guardaspalle degli allenatori con Mancini e Mourinho. Che Oriali e Branca non avessero legato non era un segreto. Che il secondo potesse chiedere la testa del primo, invece, il vecchio mediano campione del Mondo proprio non se l’aspettava tanto che a poche ore dal siluramento nel luglio 2010 aveva detto con amarezza: “Probabilmente mi sono sognato di aver vinto tutto… Non so perché sia accaduto. E’ venuta a mancare la fiducia nei miei confronti e non ci sono i presupposti per andare avanti”.

Da allora è rimasto nell’ombra schivando anche gli inviti di chi gli chiedeva di aprire l’armadio dei ricordi sui suoi undici anni al fianco di Massimo Moratti e di raccontare, ad esempio, la sua verità nella vicenda dei passaporti falsi costatagli una condanna penale. Lui niente. In silenzio come un soldatino intento a rifiutare proposte di lavoro e interviste fino ad oggi. Lo sprofondo dell’Inter post-Triplete, e gli inviti sempre più pressanti dei tifosi a Moratti per riportarlo in società, l’hanno convinto a uscire allo scoperto. Le sue non sono parole banali. Il progetto? “Visti i risultati sono felice di non averne fatto parte”. Errori? “Inesperienza e presunzione. Fare il dirigente dell’Inter non è semplice e nessuno può pensare di aver capito tutto se manca di esperienza”. Obiettivi? “Bisogna essere realisti. In Champions League il livello è più alto e la classifica bisogna dimenticarla e fare punti per lasciare le zone basse”. Ma c’è un altro passaggio del suo sfogo che, in realtà, assomiglia a un attacco diretto al suo nemico di sempre ed è quello riservato alla gestione degli allenatori. “Non se ne possono cambiare quattro in due stagioni” ha sottolineato malizioso Oriali “Benitez andava supportato da qualcuno che conosceva l’ambiente e tutti sapevano come giocava Gasperini”.

Insomma “si è perso tempo” e fatta “confusione”. Se non è un’autocandidatura poco ci manca anche se, ammette, i tempi potrebbero non essere maturi. Ma se il guerriero abituato a una vita da mediano ha deciso di rompere il riserbo è perché qualcosa nell’Inter magmatica e incerta di questi tempi può succedere.  Oriali è l’uomo che, quando nel ’78 venne messo sul mercato destinazione Ascoli, si presentò in sede minacciando di ritirarsi se l’avessero venduto. La spuntò. Vinse ancora uno scudetto, una coppa Italia ed entrò nella storia nella notte del Bernabeu del 1982. Che abbia deciso di rientrare sulla scena dalla porta principale?

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