martedì 22 novembre 2011

Allarme-Inter, torna il teorema dell'accerchiamento mediatico


Lo sfogo con cui Ranieri nel pre-partita di Trebisonda ha attaccato i media italiani per il risalto dato alle proteste del Cagliari dopo il gol in fuorigioco di Thiago Motta è il secondo segnale del manifestarsi di un virus molto pericoloso in casa Inter. Trattasi del temuto senso di accerchiamento da potere mediatico e/o politico che negli ultimi quindici anni si è manifestato a periodi alterni ma (quasi) sempre in momenti di estrema debolezza sia a livello societario che a livello tecnico.

Non può essere una caso che le parole di Ranieri ("Non c'è equilibrio nel commentare. Quando capita a noi i problemi sono nostri mentre quando capita agli altri si parla di campionato falsato") sono il quarto episodio in pochi mesi. Già Gasperini in estate aveva sottolineato maliziosamente di aver scoperto che ad Appiano è più difficile gestire problemi e polemiche. Poi erano arrivati i rigori dubbi, la rabbia di Ranieri nel post-Napoli ("Non voglio pensare che ci stiano facendo pagare Calciopoli") e gli attacchi durissimi di Moratti. Un'escalation che ha qualche precedente illustre purtroppo per l'Inter quasi sempre sintomo di difficoltà.

La teoria del potere mediatico, del resto, l'aveva esplicitata Giacinto Facchetti in un'intervista a Le Monde nel febbraio del 2004. Zac aveva appena perso di rimonta il derby (da 2-0 a 2-3) e si avviava a chiudere la stagione a -23 dal Milan campione d'Italia. "Per vincere dovremmo acquistare qualche giornale o qualche tv. Manchiamo di potere mediatico" sparò Giacinto, spiegando ai francesi che "all'Inter quando c'è una nuvola i media la trasformano in temporale" e in queste condizioni "la pressione mediatica è insopportabile". Apriti cielo. Polemiche a non finire e risposta piccatissima del Milan via sito ufficiale: "Il signor Facchetti legge? Non lo sappiamo, ma certamente parla. Se avesse letto si sarebbe accorto che anche sul Milan ci sono gli uragani mediatici, senza tutele e senza protezioni".

Poi venne Calciopoli, le telefonate, l'Inter di nuovo vincente dopo quasi un ventennio e la questione-potere mediatico si inabissò come un fiume carsico salvo riemergere di tanto in tanto. Come nel gennaio 2008 quando Mancini costrinse tutti al silenzio stampa per protestare contro il 'trattatmento' ricevuto dopo Inter-Parma, quello dei due gol quasi a tempo scaduto e della mano (?) di Couto sulla linea di porta. L'Inter era in crisi e quello scudetto, che per tutti era scontato, alla fine arrivò solo in volata grazie alla doppietta di Ibrahimovic nel fango del Tardini.

La madre di tutte le polemiche, però, è certamente il monologo di Mourinho del 3 marzo 2009. Sette minuti filati per abbattere a picconate il sistema. "C'è un grandissimo lavoro organizzato per manipolare l'opinione pubblica, prostituzione intelletuale" sillabò il portoghese. E poi via contro Juventus, Roma, Milan. La parabola degli "zero tituli" la solidarietà agli allenatori penalizzati negli scontri con la Juventus, l'accenno a proteste clamorose ("Se penso al prossimo fine settimana meglio non giocare") e l'attacco frontale a giornali e tv ("Io parlo perché sono obbligato... Non manipolo l'opinione pubblica e non sono un campione del primetime"). Anche quell'Inter era in difficoltà: da lì a dieci giorni sarebbe arrivata l'eliminazione in Champions per opera del Manchester che - per ammissione dello stesso Moratti - portò il presidente a scontrarsi con lo Special One. Insomma nulla di nuovo sotto il cielo nerazzurro. Crisi che attraversi, virus da accerchiamento che trovi.

Giovanni Capuano

Nessun commento:

Posta un commento