martedì 29 novembre 2011

Da Sheva e Zidane al Pocho: quando in casa del campione comanda la donna


Rassegnati all’obbedienza. Incapaci di opporsi ai desideri di mogli e fidanzate anche a costo di finire sul mercato, perdere faccia e tifosi, fare la figura dei cagnolini pronti a mettersi a cuccia in un mondo che è rimasto fondamentalmente maschilista. La minaccia della bella Yanina di portarsi via il Pocho da Napoli ha mandato di traverso il cappuccino dei tifosi partenopei. Quello che potrebbe essere archiviato semplicemente come lo sfogo di una giovane donna spaventata dopo una brutta avventura, suona invece come una minaccia concreta.

Come dimenticare, infatti, gli illustri precedenti? Campioni che per accontentare le proprie signore non hanno esitato a coprirsi di ridicolo. Il primo fu Zinedine Zidane. Lui amava la nebbia di Torino, la signora Veronique aveva nostaglia del sole e del mare. Lui sarebbe anche rimasto alla Juve, lei no e alla fine la spuntò con coda velenosa firmata dall’Avvocato: “Lui soffre l’autorità della moglie – disse ricordando un suo colloquio col francese inquieto -. Gli ho chiesto: ma in casa tua chi comanda? E lui mi ha risposto: da quando abbiamo due figli comanda lei. Io non posso farci proprio niente”. Partito Zizou, avanti un altro. Che l’addio di Shevchenko al Milan dopo sette anni di gol (173) e vittorie sia stato deciso dalla bella Kristen l’ha ammesso lo stesso ucraino dopo aver pianto lacrime amare in mezzo ai tifosi della curva nel giorno dell’addio a San Siro. “Al consiglio di famiglia è stato deciso: andiamo a Londra” cercò di sdrammatizzare Sheva. Tutto inutile. Il suo passaggio al Chelsea è stato un clamoroso autogol: due anni, 47 presente e la miseria di 9 gol. ‘Il peggior affare di calciomercato in Premier degli ultimi dieci anni’ lo ha descritto il Sun nel luglio del 2008 mentre l’attaccante mendica un ritorno a Milano. Nulla peggio dell’etichetta appiccicatagli addosso dal suo ex presidente e dal suo allenatore a Stamford Bridge: “Un vero uomo non si sarebbe comportato così. In casa mia sono io che comando, Shevchenko invece quando la moglie lo chiama e lo manda sotto al letto corre come un cagnolino” disse Berlusconi alla festa di Natale del Milan. E Mourinho qualche mese più tardi: “Andrà via? Chiedetelo a Kristen. Quando lei alza la voce lui corre sotto il letto con la coda tra le gambe”.

Dopo di loro toccò a Beckham e al suo tira e molla Madrid-Los Angeles-Milano-Los Angeles. Il Real voleva scaricare lo Spice Boy ma lei rifiutava ogni ipotesi di trasferimento fino al contatto con il mondo di Hollywood. Lui sognava un ritorno in grande stile nel calcio europeo e lei, intransigente, lo costringeva a fare il pendolare tra l’Italia e gli Stati Uniti. Un destino condiviso da tanti altri più o meno celebri. Come Eto’o costretto a trasferirsi in albergo alla modica cifra di 2500 euro al giorno per i timori della signora dopo un furto in casa. O come Balzaretti, che spinge per raggiungere a Parigi la compagna prima ballerina dell’opera. Chissà quanto ha inciso la romanità di Ilary nella scelta di Totti di legarsi per sempre alla Capitale?

Che il tema sia scottante lo dimostra non solo i giudizi taglienti che hanno accompagnato le carriere dei campioni che hanno ceduto alle loro compagne, ma la vera e propria campagna anti-Wags firmata da Roy Keane, ex combattente dello United e poi tecnico del Sunderland. Fu lui a postulare il teorema secondo cui se le donne decidono per i calciatori “è un gran brutto segno”. Cosa era successo? Un giocatore che gli interessava aveva fatto sapere che non avrebbe mai accettato di trasferirsi da lui perché la moglie preferiva lo shopping di Londra. E dire che trent’anni fa le cose andavano in maniera differente. Era il 1979 e sul contratto che lo legava al Saint Etienne Michel Platini fece scrivere che a lavare la maglia dopo partite ed allenamenti ci avrebbe pensato il club. Poi telefonò trionfante alla moglie: “Visto, da oggi non te ne dovrai più occupare”. Non si hanno notizie di prese di posizioni della dolce Christelle nei successivi trasferimenti del marito.

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