martedì 1 novembre 2011

Il fantasma della serie B e il rischio di un'Inter senza Champions costretta a ridimensionare


Il fantasma di un'improbabile retrocessione in serie B che popola le notti dei tifosi interisti rischia di distrarre l'attenzione dal vero rischio che la società di Moratti corre in questa stagione fallimentare. Un rischio che si chiama ridimensionmento e che prescinde la volontà del patron. E' legato non tanto a una rincorsa al tricolore che oggi sembra ragionevolmente preclusa, quanto alla possibilità di raggiungere almeno il terzo posto e con esso il treno della Champions League. E' questo lo spartiacque del futuro prossimo dell'Inter. Con la Champions Moratti potrà tentare di continuare la politica dei risparmi garantedosi la chance di restare competitivo almeno in Italia. Senza Champions l'Inter dovrà ridimensionare organico, costi e prospettive in maniera brutale.

Per spiegare cosa potrebbe accadere in caso di confinamento nell'Europa che non conta o peggio ancora di mancata qualificazione a qualsiasi manifestazione continentale, basta dare un'occhiata al bilancio appena chiuso con un disavanzo di 86,8 milioni di euro. Non è servito vendere Balotelli un anno fa e non è bastato risparmiare una cinquantina di milioni spesi in premi nella stagione del Triplete. A incidere negativamente è stato il crollo dei ricavi, passati da 323 a 268 milioni di euro per effetto dei minori introiti derivanti dalla Champions. Numeri destinati a contrarsi ulteriormente quest'anno e che potrebbero doventare drammatici nel 2012.

Del resto l'Inter di Moratti è stata, tra le società italiane, quella che si è maggiormente finanziata grazie ai ricavi Uefa: dal 2003 al 2011 ha incassato 223 milioni di euro, meno solo di Manchester United, Chelsea e Arsenal ma sensibilmente più di Milan (179 ml euro), Roma (126) e Juventus (92) per restare in Italia. Ancora nel 2011 i ricavi europei sono ammontati a 37,9 milioni di euro cui aggiungere gli incassi di cinque partite caalinghe compresi gli esauriti con Bayern Monaco e Schalke. Insomma l'Inter ha sfruttato un vantaggio innegabile rispetto alle concorrenti in Italia e malgrado questo i rossi di bilancio sono stati così pesanti da mettere la società in cima a quelle considerate 'a rischio' per l'applicazione del fair play finanziario.

Potrebbe un club in queste condizioni finanziarie fare a meno di 25-30 milioni di euro in caso di mancata partecipazione alla Champions 2012-2013? Soldi cui aggiungere la conseguente perdita di visibilità e appeal per la platea degli sponsor? No, non potrebbe, a meno di sacrifici impensabili in cessioni e riduzioni di monte stipendi che ancora oggi - malgrado l'addio di Eto'o - raggiunge i 140 milioni di euro. In altri tempi sarebbe bastata una nuova stagione di investimenti coperti dal patron. Ora non sarà possibile e l'unica via sarà l'autofinanziamento. Ecco la partita della vita che attende l'Inter. Altro che 84 punti in palio da qui alla fine del campionato per inseguire la chimera dello scudetto. Per arrivare almeno terzi a Ranieri ne basteranno una decina in meno, ma farli o no rischia di ipotecare il futuro prossimo di quelli che (ancora per un mese) sono i campioni del mondo.

Giovanni Capuano

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