mercoledì 30 novembre 2011

L'ultima sfida di Josefa: "Ma non so se mi ritiro"


Josefa Idem è un’anomalia. E’ la donna con più partecipazioni olimpiche, ha una collezione di medaglie ineguagliabile e punta a Londra per incrementarla. E’ una signora di quasi 48 anni ma, eccezione, non ha paura a parlare della sua età perché ha fatto della sua forza di volontà e della sua parabola agonistica un motivo di forza e di orgoglio. E’ nata in Germania ma ha cuore e passaporto italiano dal 1989. Ci ha scelti per amore oltre vent’anni fa e da allora non si è mai pentita di essere diventata una di noi. Impegnata nel sociale, un passato in politica, mai banale. Su di lei è stato scritto tutto tranne la data del suo ritiro perché a dir la verità, malgrado il tempo che passa, nemmeno lei la conosce.

In quale definizione si riconosce maggiormente?

"Determinata, mi ci riconosco. Con la qualificazione alle prossime Olimpiadi ho anche messo a posto i conti con la fortuna sportiva che mi era mancata negli ultimi due anni"

Tanti sostengono che lei è la dimostrazione che nello sport l’Italia non è un paese per giovani…

"Lo dicono?"

E’ vero che continua a mancare la spinta dei giovani in tante discipline…

"Io mi preparo e mi butto nella mischia. Se qualcuno mi batte sono pronta a mettermi da parte. Lo sport non è come la politica dove uno si mette la colla sui glutei per restare attaccato alla poltrona anche quando ci sono i requisiti per abbandonare il campo. Mi sono sempre guadagnata quello che ho avuto"

Conferma che i giovani mancano. Perché?

"Politiche sbagliate e pochi investimenti. Forse è colpa anche dei giovani che hanno tutto e si chiedono chi me la fa fare a fare tanta fatica"

Si può cambiare?

"L’Italia è fanalino di coda in Europa per ore di sport a scuola, i corsi esterni hanno dei costi e le strutture lasciano a desiderare, ma non è solo una questione di carenza di risorse. Quando i giovani hanno tutto è difficile che si impegnino in qualcosa in cui il risultato finale non è programmabile"

Lei ha detto che va a Londra per vincere. Cosa significa a quasi cinquanta anni?

"E’ inutile pensare in piccolo. Può accadere tutto e se non succederà non mi butterò da un grattacielo. Però ci credo perché nonostante gli anni che passano sono sempre migliorata"

E’ pronta ad accettare chi parlerà di delusione se non accadesse?

"Ognuno è libero di provare delusione. Sarei dispiaciuta se non vincessi ma non me la sentirei di parlare di delusione per una medaglia mancata. Ho una vita bella già così com’è"

Saranno le ultime Olimpiadi?

"Prima mi hanno chiesto se sono disposta a giurare come fanno i ministri…"

Che fa? Giura?

"Non giuro. Penso di smettere ma non giuro"

Ha detto che sarebbe orgogliosa di essere scelta come portabandiera dopo il rifiuto della Pellegrini. Petrucci l’ha chiamata?

"No. Sono solo ipotesi, il toto nome è un gioco giornalistico e comunque quello di Federica era un solo chiarimento che va accettato. Non la si può biasimare perché lei è molto esposta alle critiche dell’opinione pubblica e si tratta di decidere di essere criticata perché non si porta la bandiera o perché si toppa la gara"

Quindi la sua è stata una scelta coerente?

"Una scelta coerente con una dichiarazione fatta dicendo pane al pane e vino al vino"

Se qualcuno obiettasse che in fondo lei è una tedesca diventata italiana e quindi non la persona adatta a portare la nostra bandiera si stupirebbe?

"Ho sempre detto che sono italiana per scelta e un’osservazione del genere mi ferirebbe perché sarebbe come fare una dichiarazione d’amore ed essere respinti. Mi chiedo perché si debba parlare di un argomento simile prima che qualcuno lo faccia. E’ per mettere il tarlo?"

Il dibattito sulla multietnicità nello sport, a partire dalla nazionale di calcio, in Italia si è appena aperto…

"Perché dobbiamo ostinarci a essere provinciali? Sono voci singole cui conviene non dare forza. Il nostro è un paese che lavora per essere multiculturale e garantire accoglienza. Dovremmo esaltare questi aspetti positivi piuttosto che dare ascolto a chi vuole restare indietro"

Come si arriva alla sua età ai massimi livelli?

"Bella domanda"

Sacrifici?

"I sacrifici sono un’altra cosa. Sono quelli di chi sale su una nave per raggiungere un paese in cui crede di poter trovare fortuna"

Tanti sportivi raccontano della loro vita come piena di sacrifici…

"Io non voglio farlo perché quanto poi devo parlare di un vero sacrificio non trovo il termine. Mi piace parlare di grande impegno che ho portato avanti con piacere anche quando è stato faticoso e ho avuto dei dubbi. Quando mi chiedono se sono stupita di essere arrivata fin qui dico di no perché adesso conosco la strada che ho percorsa. Trent’anni fa sarei stata molto stupita"

Oggi gli atleti ritengono quasi obbligatorio costruirsi un’immagine da personaggi pubblici anche al di fuori del campo… Si va sui giornali quasi più per il gossip che per i risultati.

"E’ anche colpa della comunicazione e dell’informazione che cerca questo e gli atleti offrono quello che serve per avere visibilità. Non so chi abbia iniziato prima, però adesso è così"

Lei?

"Non è il mio caso. Non ho gossip da pubblicare e mi piace la sostanza"

E' stata l’unica a dire che il libro di Ibrahimovic presentato così com’è successo sui giornali italiani non rappresentava un messaggio positivo per i più giovani. L’hanno seguita in pochi. Perché?

"Io non ho voluto giudicare Ibrahimovic. Ho cercato di distinguere ma se lui è nato nel ghetto c’è da chiedersi perché ostinarsi a rimanerci. La sua storia avrebbe potuto essere utilizzata in modo migliore, confezionando il messaggio che deve passare. Mi sarebbe piaciuto se, legato all’uscita del libro, avesse creato una fondazione per aiutare i ragazzi che crescono in condizioni difficili. Il messaggio che è passato è quello del ‘bad boy’ al quale tutto è concesso purché faccia gol ed è un messaggio sbagliato per i giovani che devono ancora superare i momenti difficili in cui tanti si schiantano contro un albero e ci lasciano le penne perché hanno bevuto o sono andati troppo forte"

Ma ha ancora senso o è un’ipocrisia parlare di etica e messaggi positivi nello sport?

"Ha senso perché malgrado le situazione negative come il doping e la violenza ci sono belle storie che non conosciamo nemmeno. Pensiamo a chi lavora perché i giovani abbiano delle opportunità o per insegnare che il doping è una scorciatoia pericolosa. C’è un esercito di persone che non raccontiamo"

La federciclismo ha deciso di escludere dalla maglia azzurra i condannati per doping. Condivide?

"Io sono contro l’ergastolo sportivo. Loro hanno ammazzato degli ideali ma non hanno ucciso nessuno. Va concessa una nuova chance come chi esce dal carcere ha diritto a rifarsi una vita. E’ giusta la punizione e prendere provvedimenti più forti in caso di ricadute"

Lei sostiene che il doping non può essere liberalizzato. Perché?

"Perché fa male alla salute. Il rischio è che un giovane pensi solo al successo immediato senza rendersi conto che a quarant’anni può morire di infarto"

I soldi spesi nel contrasto al doping sono un passo avanti o solo un modo per ripulirsi la coscienza?

"Spesso ho accettato il confronto con atlete che sapevo più forti di me e sono andato sulla linea di partenza. Anche far poco è fare qualcosa, una barriera che protegge dalla malattia che è il doping"

Lei ha un passato anche in politica. Da tedesca di nascita e italiana d’adozione perché la Germania in questo momento dovrebbe fidarsi di noi?

"E’ difficile che lo facciano dopo un periodo in cui ci sono persone del nostro paese che si sono fatte beffe dell’Italia. Sceglieranno loro, ma possono avere fiducia perché l’Italia ha sempre saputo risollevarsi, con tante competenze e tanti tesori. E’ il momento di declinare la parola orgoglio al futuro"

Se le offrissero il ministero dello sport ci andrebbe da tecnico o da politico?

"Si fa politica anche crescendo i figli nella vita di tutti i giorni. Vorrebbe dire provare a capire tutte le esigenze…"

Non è mai successo che quel posto sia stato affidato un ex atleta…

"La vedo dura, ma non so se vorrei andarci"

Tra quattro anni dove la troviamo?

"Magari a Rio de Janeiro a seguire le gare"

Magari no. Grazie e in bocca al lupo.

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