venerdì 25 novembre 2011

Arresti, crisi e ingaggi da record: il calcio cinese punta Anelka per non morire


A Pechino e dintorni sembrano essersi stufati di guardare il grande calcio dal buco della serratura e di regalare alle big europee un mercato potenziale da un miliardo di tifosi. L'offerta da oltre dieci milioni di euro (netti) all'anno che sta spingendo Anelka verso Shiangai è solo la seconda pietra di un progetto di rinascita che punta a restituire lustro alla Chinese Super League, in crisi profonda dopo anni di scandali e delusioni che ne hanno distrutto credibilità e seguito.

Il primo a fare i bagagli per la Cina è stato, nel luglio scorso, Dario Conca, miglior giocatore del campionato brasiliano: il Guangzhou del finanziere Liu Yongzhuo lo paga 900mila euro al mese fino al dicembre 2013 per il disturbo facendo di lui il quinto calciatore per stipendio al mondo dietro a Cristiano Ronaldo, Rooney, Messi e Yaya Tourè. Ora Anelka, domani magari qualcun altro perché il primo problema da risolvere per i dirigenti cinesi è restituire ai tifosi un motivo per seguire un campionato che solo tre anni fa poteva contare su un bacino di 150 milioni di seguaci e una media di presenze allo stadio superiore a 25mila. Era il 2008-2009, la seconda età dell'oro dopo quella di inizio anni Novanta. Un momento di benessere che aveva portato a Tianjin anche il nostro Damiano Tommasi con l'idea di essere solo un pioniere.

Tutto spazzato via dalla più grande scandalo mai scoppiato con manager arrestati, idoli nazionali cancellati, arbitri corrotti e licenziati, interi tornei falsati in nome delle scommesse. “Un cancro che ci ha divorato” hanno spiegato affranti i vertici della federazione vedendo andar via sponsor internazionali (compresa Pirelli), broadcast televisivi e appassionati, delusi dalla credibilità perduta in un decennio di imbrogli, truffe ed episodi oscuri. Come la partita terminata 11-2 per consentire di aggiustare al millimetro la differenza reti nella corsa alla salvezza. O un 6-0 maturato con quattro marcature negli ultimi due minuti. O le liste di arbitri comprabili con tanto di tariffario (“7mila dollari” raccontò un presidente incastrato dall'inchiesta), ricevute di pagamenti e prostitute ingaggiate per allietare le notti in albergo. Una calciopoli devastante con retrocessioni eccellenti (lo stesso Guangzhou risalito a suon di yen e di nuovo campione quest'anno) ed effetti anche sui risultati.

L'altra faccia della Cina che si prepara a fare shopping di talenti in Europa è, infatti, la crisi della nazionale. La partecipazione ai mondiali del 2002 (Bora Milutinovic in panchina, tre sconfitte, zero gol fatti e nove subiti) doveva essere il ballo di una deb al tavolo delle grandi; è stata una perla in un mare di mediocrità fatto di eliminazioni in serie (l'ultima ha estromesso la squadra dai Giochi di Londra 2012) e passi indietro nel ranking Fifa dove oggi la Cina vivacchia al 72° posto dietro a nazioni come Capo Verde, Burkina Faso, El Salvador e Zimbabwe. Davvero troppo per chi ha alle spalle un'economia in crescita, malgrado gli ultimi rallentamenti, e che attraverso i suoi fondi sta progettando di entrare sul mercato dei club europei con la Roma nel mirino. Il piano per rilanciare la CSL si muoverà su due direttrici: grandi nomi, per attirare tifosi e investitori, e un programma di sviluppo dei settori giovanili da oltre 50 milioni di euro in tre anni. A pagare è una grande società immobiliare. Obiettivo: centuplicare gli attuali 7mila under 18 tesserati. Perché il calcio in cui sbarcherà il francese Anelka è un mondo strano: popolato di appassionati che fanno notte per non perdersi la Premier, ma che non hanno mai dato un calcio al pallone e che allo stadio hanno smesso di andarci. Dopo i dollari degli emiri, la campagna acquisti degli sceicchi in Europa e il trasferimento choc di Eto'o nelle lande del Daghestan il pallone ha scelto di rotolare ancora più ad est.

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