L’ultima investitura è stata anche la più pesante perché per la prima volta è stato il presidente Moratti ad esporsi in prima persona promuovendo non solo il lavoro a livello psicologico ma anche quello tattico di Stramaccioni. “Mi sembra che faccia giocare molto bene la squadra” ha detto lasciando San Siro dopo il successo sul Cesena che riapre i giochi-Champions.
Parole pesanti che seguono la promozione sul campo dei senatori
(Cambiasso e Zanetti) e che puntellano i risultati raccolti in un mese
vissuto pericolosamente. Quattro vittorie, due pareggi e nessuna
sconfitta. Media punti 2,33 come Leonardo nella primavera di rincorsa al Milan un anno fa (media 2,15 in 32 panchine) e come i migliori Mourinho (2,12 in 108 presenze) e Mancini (2,12 in 226).
D’accordo che la stagione era ormai così compromessa da far risultare
l’accelerazione come un cameo da inserire in un’annata da dimenticare,
però se si ricorda in chie situazione si trovava l’Inter lo scorso 25
marzo dopo la sconfitta a Torino contro la Juventus la differenza non si può non notare. In un mese Stramaccioni
ha conquistato tutti tanto da giustificare una pausa sui giornali al
casting di Moratti in cerca del nuovo tecnico cui affidare la
rifondazione.
Un mese fa Strama era il traghettatore che avrebbe dovuto gestire l’Inter in attesa di tempi migliori con Villas-Boas, Bielsa o chissà chi pronto a subentrare. Oggi è un giovane allenatore che si gioca le sue carte. All’orizzonte è sorta l’ipotesi Prandelli, c’è Guardiola libero (”Ma penso che voglia fermarsi un anno” ha detto Moratti) e il solito Blanc
in cerca di futuro. Però è un dato di fatto che a sorpresa all’interno
dell’Inter si sia aperto il dibattito sull’opportunità di tenere
Stramaccioni.
Dalla sua parte sicuramente la squadra conquistata dal carattere e
dai metodi di allenamento. Puntiglioso, attento ai dettagli, poco
propenso a fare sconti, Strama non è passato senza lasciare il segno.
Qualche esempio? Zarate era ormai un corpo estraneo
all’Inter ed è tornato centrale nel progetto tanto da poter ambire
legittimamente alla riconferma. Un pezzo da novanta come Forlan è stato prima rilanciato e poi bocciato senza troppi giri di parole (”Scelta tecnica mia non condivisa dal giocatore”).
Tutti si aspettavano una massiccia iniezione di giovani e, invece, il
tecnico romano ha stupito. Prima ha messo in campo l’Inter più vecchia
della stagione (oltre 31 anni e mezzo di età media) e poi ha firmato una
lista di convocati in cui la metà dei giocatori era nata dopo il 1986.
Ha dato spazio e responsabilità a Poli e Obi ma allo stesso tempo recuperato Cambiasso.
Un capolavoro di concretezza per tenere fede a una frase detta nel
giorno della presentazione e che molti avevano sottovalutata concentrati
sull’idea del traghettatore: “Moratti mi ha chiesto di vincere il più
possibile ed arrivare terzo”. Il calendario non lo aiuta. Il Napoli resta favorito, però non si può nascondere che nemmeno l’Inter che con Ranieri
aveva messo insieme sette vittorie consecutive era arrivata così in
alto. Il traghettatore-ragazzino oggi si gioca la riconferma e non è
detto nemmeno che gli sia obbligatorio centrale la qualificazione alla
Champions.
A Moratti piace il suo carattere e anche la gestione dei rapporti con
la stampa. Battute a raffica ma senza scadere nella presunzione: “Nun
me ne vado senza la domanda dei giapponesi su Nagatomo…”
oppure “Rinnovo? I miei dodici agenti stanno trattando sull’ingaggio…”.
Uno stile leggero che piace. Il resto lo faranno i risultati.
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