martedì 3 aprile 2012

ESCLUSIVO - Parla Mutti: "Gillet? Non ricordo, ma rivendendo certi episodi i dubbi vengono"



La sua storia a Bari è stata lunga 101 giorni. Non abbastanza per salvare una squadra ereditata già con un piede e mezzo in serie B, sufficienti però per essere testimone diretto e involontario di quello che il Gip del Tribunale di Bari ha definito un vero e proprio mercimonio, con calciatori impegnati a vendersi al miglior offerente per monetizzare un finale di stagione senza prospettive agonistiche. “Oggi vedendo certi gol e certi episodi il dubbio viene” racconta Bortolo Mutti, tecnico subentrato a Ventura il 10 febbraio e retrocesso insieme a Masiello e compagni.

Ecco il suo racconto di quei 101 giorni con un’unica precisazione. Il portiere e capitano di quella squadra Gillet ha raccontato ai magistrati di aver avvisato allenatore e società della richiesta degli ultras di perdere la partita contro il Cesena. Un passaggio delicato che Mutti smentisce: “Non ricordo - dice -. In spogliatoio di parlava della necessità di non scendere a nessun compromesso e di uscire sempre a testa alta”.

Mutti, lei ancora ieri ha detto di essere dispiaciuto per Masiello e di continuare a sperare che non sia vero. Continua a pensarla così?
“Purtroppo la sua confessione rattrista molto e le sue ammissioni confermano i fatti. Dispiace veramente anche vedendo come si lavorava e quello che come gruppo avevamo cercato di portare avanti in una situazione precaria. Venire a mancare la collaborazione e la voglia di aiutare alla squadra e arrivare a queste sciocchezze…”.

L’episodio dell’autogol fatto apposta colpisce molto…
“Non me l’aspettavo. Sembra anche una cosa difficile da fare anche consideranto il Masiello che ho conosciuto in quei mesi e il modo in cui si poneva con i compagni. Una brutta pagina. Dispiace anche per la sua famiglia e per lui: aveva davanti una bella carriera, aveva davanti tutto e questo errore lo pagherà caro”.

Platini ha detto che si è arrivati a un tale livello che serve la radiazione…
“In situazioni del genere con tanti interessi sarà importante mettere paletti fermi perché queste cose non accadano più”.

Che ambiente c’era a Bari in quei mesi?
“Sono stati mesi di lavoro in cui abbiamo fatto anche partite importanti. Certo, vedendo certi gol e certi episodi adesso mi viene il dubbio di una situazione deficitaria a livello comportamentale. Però abbiamo fatto anche risultati importanti a San Siro o a Parma e gestito partite al limite delle nostre possibilità come contro la Roma”.

Oggi rivedendo alcune immagini le vengono dubbi?
“Rivedendo certe cose onestamente sì e allo stesso tempo dispiace anche per chi ce la metteva tutta e per me stesso perché per me era un’opportunità di lavoro in cui ci metti la faccia e cerchi di portare a termine un compito. Scoprire che non c’era la collaborazione e che anzi che ti remavano contro… E spero che la cosa si risolva in fretta anche per gli altri che sono indagati in modo che non restino dubbi”.

L’inchiesta parla di un ambiente con tifosi al campo, personaggi strani che girano in hotel e in ritiro… Il giudice parla di “faccendieri, allibratori e ristoratori locali della cui compagnia i calciatori erano soliti circondarsi“: è tutto normale?
“Non so dire perché non vedevo questo via vai. Frequentavano loro ristoranti o certi ambienti o lo facevano senza essere visti”.

Impossibile controllare?
“Assolutamente. A Bari c’erano grandi tensioni con aggressioni, invasioni di campo e contestazioni. E’ stato un periodo duro per un finale di campionato che nessuno si aspettava ma che andava gestito fino alla fine”.

Nell’ordinanza del Tribunale di Bari c’è un’interrogatorio di Gillet in cui il giocatore racconta di aver avvisato lei e il ds Angelozzi delle pressioni per “perdere” fatte dagli ultras prima di Cesena-Bari. Ricorda questo episodio?
“No. C’erano pressioni dei tifosi che minacciavano casini vari però io ho sempre detto: ‘Ragazzi usciamo sempre a testa alta, non mollate mai niente, dobbiamo sempre riuscire sempre a fare il nostro dovere. E’ una classifica difficile, sappiamo di dover gestire questi malesseri intorno alla squadra ma dobbiamo essere bravi a fare partite importanti’”.

Quindi non ricorda che Gillet le disse che i tifosi avevano chiesto di perdere apposta?
“No. E poi di queste cose se ne parlava sempre”.

Di cosa?
“Del momento di sofferenza per questa situazione. Di non scendere a nessun compromesso e di uscire sempre a testa alta. E’ stato sempre il modo di lavorare di tutti. Poi quello che è successo…”.

Quindi non si è mai discusso delle prssioni per perdere visto che ormai era impossibile salvarsi?
“No. Le pressioni dall’esterno erano di contestazione continua”.

Voi avevate la percezione opposta rispetto a quanto emerge oggi dalle carte?
“Quando attraversavi la strada per andare ad allenarti era un insulto continuo”.

Glielo chiedo perché se fosse vero quello che ha raccontato Gillet bisognerebbe capire perché nessuno ha denunciato. Perché resta così difficile far cadere il muro e passare alla denuncia oltre a non accettare di prestarsi alla combine?
“Sono situazione che tu non immagini mai possano entrare in uno spogliatoio per cui cerchi sempre di portare avanti lavoro e onestà. Noi abbiamo questo compito: mai infrangere i valori dello sport che sono fondamentali ed è quello che abbiamo cercato di fare anche a Bari. Evidentemente purtroppo non è stato recepito da qualcuno che ha scelto strade diverse”.

Resta rabbia o amarezza?
“Quando ti senti preso in giro è inutile fare retorica. E’ un’amarezza che ti porti nello stomaco”.

L’alibi dei soldi e della situazione economica?
“Assolutamente. La società aveva preso l’impegno di far fronte a tutto e fatto un accordo con i giocatori. Alcuni avevano dato la disponibilità e altri no nell’accettare questo piano di pagamento come poi è avvenuto”".

Non può esserci un alibi?
“No, per queste cose no. Sono ragazzi che avevano già guadagnato bene e non penso che la mancanza nel pagamento di uno stipendio potesse compromettere la loro vita privata o mettere in difficoltà le loro famiglie. Sono sciocchezze fatte con faciloneria per guadagnare di più o per interessi che adesso ti portano a rovinarti l’immagine e bruciarti la carriera”.

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