mercoledì 4 aprile 2012

Milan, oltre la rabbia i numeri: in quattro partite solo 9 tiri in porta contro il Barca


di Giovanni Capuano

Se il calcio fosse una scienza esatta il Camp Nou avrebbe dovuto essere la tomba anche delle ambizioni dell’Inter di Mourinho. Invece non accadde perché le partite e la Champions in particolare sono spesso decise da episodi e dettagli e così, malgrado un superiorità schiacciante nei numeri (nella foto il tabellone di quella partita), in quella notte il passaporto per la finale di Madrid lo timbrarono i nerazzurri lasciando a Messi e compagni solo i rimpianti. Il calcio non è scienza e, dunque, oggi si può tranquillamente discutere dei rigori dati al Barcellona così come allora si passò sopra con leggerezza sugli episodi che indirizzarono quella partita dopo una gara d’andata che al pari della sfida di una settimana fa a San Siro aveva lasciato l’amaro in bocca a Guardiola.


Il calcio non è scienza esatta, ma sbollita la rabbia per il fischio di Kuipers che ha premiato la caduta di Busquets e il blocco al limite di Puyol condannando il Milan, sarà bene interrogarsi anche sulla superiorità indiscutibile degli spagnoli che le quattro gare contro il Barcellona ha certificato.

C’è un dato che lascia poco spazio a interpretazioni. In 384 minuti in campo il Milan è riuscito a tirare nello specchio della porta di Victor Valdes la miseria di 9 volte: una ogni 42 minuti. E la cosa sorprendente è che lo ha anche fatto con una percentuale di realizzazione molto alta: 9 tiri effettuati e 5 gol realizzati. Difficile chiedere di più a Ibrahimovic, Robinho, Pato e gli altri che si sono avvicendati in questa sfida cominciata a settembre con una gara di sofferenza segnata dai lampi di Pato e Thiago Silva e chiusa ad aprile con una fotocopia sbiadita di quella stessa partita.

Perché l’altro dato incontrovertibile è che - malgrado gli annunci e le promesse - mai il Milan è stato capace di costringere il Barcellona a subire. Non è accaduto nel girone di qualificazione (69%-31% per cento il possesso palla all’andata al Camp Nou, 60%-40% al ritorno a San Siro sempre per i catalani) e non è successo nemmeno nella serie dei quarti di finale: all’andata 62%-38% e ieri sera un 60%-40% in linea con la media stagionale.

Eppure Allegri aveva spiegato con dovizia di particolari che il Milan non avrebbe potuto fare “una partita alla Mourinho” e che non era squadra in grado di “difendere davanti alla propria area di rigore”. E Berlusconi, di cui si attende il commento all’eliminazione, non ha mai nascosto di ammirare lo stile del Barca e la sua capacità di fare possesso palla arrivando a indicarli come modello per il suo Milan.

I numeri hanno dato torto a lui e ad Allegri al di là degli episodi. In quattro sfide il Barcellona ha tirato 62 verso la porta di Abbiati (26 volte nello specchio) e il Milan ci è riuscito solo in 19 occasioni (9 nello specchio, una ogni 42 minuti). Impossibile fare meglio contro questo Barcellona, però i numeri smentiscono anche chi si è nascosto dietro alla teoria che il possesso palla di Guardiola fosse fine a se stesso.

I blaugrana hanno creato situazioni d’attacco ogni 6 minuti (una ogni 20′ per il Milan) e Messi da solo ha tirato in porta più volte che tutti i rossoneri messi insieme. Lo score dell’argentino è sontuoso: 3 gol (seppure solo su rigore), 13 conclusioni nello specchio della porta e 9 fuori. Altro che ‘Pulce sbiadita’. Quello che doveva essere il suo avversario diretto è sparito. Ibrahimovic ha giocato tre delle quattro gare, segnato un gol (bello), fornito un assist a Nocerino e tirato in tutto due volte.

Anche senza pretendere che il calcio sia una scienza esatta sono numeri su cui riflettere quando sarà scivolata via la rabbia per l’arbitraggio di Kuipers e con la mente più serena sarà il momento di provare a costruire un Milan in grado di giocarsi la qualificazione al Camp Nou o altrove in modo diverso da quello uscito da Barcellona “a testa alta” ma anche ridimensionato dal confronto con i marziani.

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