giovedì 8 dicembre 2011

L'annozero di Manchester, l'Europa che piace a Platini e il ranking di De Sciglio e Faraoni


La rivoluzione è stata completata e se lo Zagabria non avesse spalancato le porte degli ottavi al Lione, regalandogli un tempo e sette gol, il bilancio sarebbe stato più lusinghiero. La fase a gironi della Champions League va agli archivi con il record di squadre provenienti da campionati emergenti qualificate agli ottavi di finale. Ce ne sono cinque che non sono espressione di Liga, Premier League, Serie A, Bundesliga e Ligue1. Non era mai accaduto da quando la formula della coppa è stata modificata cancellando il secondo girone di qualificazione e inserendo il turno degli ottavi ad eliminazione diretta.

Era il settembre 2003 e da quel giorno per quasi un decennio la fase che conta è stata stata monopolizzata dall'Europa ricca di italiani, tedeschi, spagnoli e inglesi con stabili presenze dei francesi lgate più che altro al ciclo infinito del Lione. Quando a febbraio si tornerà in campo ci saranno due formazioni russe (Cska Mosca e Zenit San Pietroburgo), una portoghese (Benfica), una svizzera (Basilea) e una cipriota (Apoel Nicosia). Basilea e Apoel ci arrivano addirittura da prime dei loro gironi. E' il trionfo di Michel Platini che, ridisegnando il format della Champions League nel 2009 rendendo più complicato l'accesso delle terze e quarte dei campionati nobili, inseguiva proprio questo risultato. Nelle cinque stagioni precedenti l'80% (64 su 80) delle qualificate nelle 'top 16' erano state firmate dai movimenti guida d'Europa; un trend inaccettabile per l'Uefa.

Il record delle emergenti coincide con la peggior prestazione dei club inglesi e spagnoli. Ne vanno avanti due a testa: non era mai accaduto nell'ultimo decennio. Una sola volta (stagione 2004/2005) la Spagna era riuscita a piazzare solo due squadre negli ottavi, ma in quel caso l'Inghilterra ne aveva quattro ed era arrivata fino in fondo con il Liverpool campione ad Istanbul. Sono caduti i due Manchester. Il k.o. dello United è clamoroso perché condanna all'Europa League Ferguson che due sole volte dalla creazione della Champions aveva fallito l'ingresso nella fase ad eliminazione diretta. Meno clamorosi gli addii del City, penalizzato da un girone di ferro, e delle spagnole di scorta (Valencia e Villarreal); spente le luci del 'clasico' infatti la Liga si conferma un campionato in profonda crisi economica e tecnica.

Sorride l'Italia. Persa l'Udinese nel preliminare contro l'Arsenal è riuscita a portare avanti tutte le squadre iscritte. Un trionfo che non ci regala però passi avanti nel ranking. Anzi, la situazione si sta aggravando e non è solo colpa delle piccole che snobbano l'Europa League. Solo nell'ultimo insignificante turno Inter e Milan, con squadre imbottite di giovani e riserve, hanno gettato al vento due vittorie e dilapidato quasi mezzo punto (0,42) di coefficente valido per il ranking. Non è un caso isolato. Nelle ultime tre stagioni i rossoneri non sono mai arrivati oltre quota 9 punti nel girone (addirittura 8 nel 2009/2010) e la stessa Inter - cavalcata del Triplete a parte - ha raccolto 29 punti in 18 partite di tre anni di sfide non ad eliminazione diretta.

Il risultato è che, malgrado siamo il campionato con più squadre agli ottavi di finale, nel ranking stagionale siamo dietro alla Francia (che ci insidia nella classifica generale) e il vantaggio si è assottigliato a 4,684 punti. La prospettiva è che ben difficilmente da qui a maggio riusciremo a difendere la quarta posizione. Il sorpasso francese rischia di essere imminente e occhio al Portogallo che spinge da dietro. L'ultimo turno di Europa League potrebbe riservare brutte sorprese perché Sporting Lisbona e Braga sono già avanti, il Psg potrebbe raggiungerle mentre la Lazio ha un piede fuori e l'Udinese deve chiudere il lavoro fatto sin qui.

Giovanni Capuano

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