venerdì 23 dicembre 2011

Carletto da Leo a Parigi: Kakà e Pato nel mirino degli ex nemici di Berlusconi


di Giovanni Capuano

Sognava di tornare ad allenare in Inghilterra e di restare a vivere a Londra godendosi un anno sabbatico a spese di Abramovich che continua a passargli un assegno da 500mila euro al mese. Dovrà accontentarsi di Parigi perché il richiamo della panchina è stato più forte della voglia d'aspettare ancora la chiamata giusta. Carlo Ancelotti è l'uomo scelto da Leonardo per sostituire Kombouarè, tecnico a tempo determinato sin dalla scorsa estate cui non è bastato arrivare primo alla pausa per invernale per garantirsi le grazie degli emiri del Qatar. Un finale già scritto lo scorso giugno non appena Leonardo era sbarcato da direttore generale a Parigi e praticamente certo dallo scorso 10 novembre quando ex compagni d'avventura a Milanello erano stati pizzicati a colloquio: "E' vero, ci siamo parlati, sarebbe un grande nome però..." confermava Leonardo. Però c'era di mezzo Kombouarè che da meno di una settimana era un 'dead man walking', da quando sull'aereo di ritorno da Bordeaux Nasser Al-Khelafi aveva avvicinato Leonardo intimandogli "preparare l'arrivo di un nuovo allenatore" senza che se ne dovessero occupare direttamente da Doha.


Detto fatto. Per l'ufficialità bisognerà attendere ancora un po', ma Ancelotti non ha potuto respingere la richiesta-offerta dell'amico che sulla scelta del nuovo tecnico si gioca quasi tutta la reputazione dopo aver attraversato mesi difficili in Francia sino a spingere L'Equipe a dedicargli una copertina definendolo 'Le mistére de Paris' raccontando della sua ossessione nel circondarsi di uomini provenienti dall'Italia (Blanc, Pastore, Sirigu, Sissoko), i rapporti difficili con i senatori dello spogliatoio fino a ipotizzare un'improvvisa voglia di scappare nuovamente da Moratti.

La telefonata ha raggiunto Ancelotti in Canada e non l'ha trovato impreparato. Il Psg sta facendo le cose in grande in vista del mercato di gennaio anche se l'eliminazione dall'Europa League lo costringerà a trascorrere i prossimi sei mesi lontano da palcoscenici internazionali. Gli emiri della Qatar Sport Investments, però, non si sono pentiti e sono pronti a rilanciare dopo aver investito una montagna di euro (86 milioni) in estate. A Parigi arriverà David Beckham, che prepara l'appuntamento di Londra 2012, potrebbe sbarcare anche Tevez ma il sogno di Ancelotti e Leonardo è regalarsi il brasiliano Kakà che con Mourinho trova poco spazio e dei due è grande amico. L'assalto verrà portato a gennaio non appena saranno chiare le strategie di mercato del Real Madrid. E nel futuro potrebbe esserci anche l'idea Pato che fu proprio la coppia Leo-Carletto a volere e lanciare in rossonero nel 2007 e che sta attraversando la peggiore stagione al Milan tanto da essere finito ai margini del progetto di Allegri.

Ancelotti firmerà un contratto fino al 2014. Il suo sbarco alla corte di Leo è poi anche un intreccio di emozioni e ricordi. I due hanno lavorato insieme per otto anni a Milanello. Entrambi se ne sono andati dopo essere entrati in rotta di collisione con Berlusconi. Ricordate la parabola discendente di Carletto? Lui che nel febbraio 2004 era stato capace di resistere al diktat presidenziale nel ventre di San Siro ("Da lunedì qualsiasi tecnico del Milan sarà obbligato a giocare con due punte. Non è una richiesta, è un obbligo" il sibilo livido di Silvio), cadde sulla strada di Sharm El Sheik e di un'esternazione a ruota libera cinque anni più tardi ("Colpa di Ancelotti se abbiamo perso lo scudetto... Con la tattica suggerita dal presidente abbiamo giocato solo nell'ultima partita che ci ha permesso di conquistare la Champions" la confessione a un gruppo di turisti-tifosi incontrato in spiaggia).

Via con un anno di anticipo sulla scadenza del contratto e al suo posto proprio Leonardo. Dodici mesi di incomprensioni con il presidente-allenatore-padrone. Dalla posizione di Ronaldinho ("A centrocampo è sprecato, deve giocare più avanti"), all'acquisto di Mancini ("Non l'ho capito") fino alla rottura consumata a margine di una cena a Palazzo Grazioli in mezzo ai deputati del PdL. "Leonardo vuole andare via. La squadra ha giocato male. E' testardo e ha voluto fare di testa sua" il biglietto d'addio firmato Berlusconi, uno convinto che "l'allenatore del Milan dovrei farlo io". Leo non ha mai abbassato la testa. Prima ha provato ad ammansirlo ("Ascolto tutti ma poi decido io" a settembre), poi l'ha sfidato ("Se vuole che mi metta da parte basta la sua parola" a febbraio), infine l'ha colpito duro. "Siamo incompatibili. A Narciso tutto quello che non è specchio non piace" disse in una celebre intervista. Era il settembre 2010.

Poi è venuta l'Inter, la fuga a Parigi e ora la telefonata al vecchio amico e maestro. Leonardo e Ancelotti si ritroveranno dopo Natale sotto la Tour Eiffel. Forse parleranno anche di Berlusconi, di sicuro studieranno come fargli un dispetto. Il loro ex datore di lavoro ha già il mirino puntato. Avete presente l'esortazione a Tevez a sceglieree tra i soldi degli emiri di Parigi e il prestigio del Milan? Si erano tanto amati. Ora finalmente potranno misurarsi da avversari sul campo.

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