martedì 27 dicembre 2011

Il tesoro di Moggi che non c'è e i motivi buoni per fare pace al tavolo di Petrucci



di Giovanni Capuano

Sotterrata l'ascia di guerra il tavolo della pace tornerà quasi certamente a riunirsi tra gennaio e febbraio perché Petrucci non ha archiviato la speranza di trovare una mediazione sui fatti di Calciopoli e gli stessi protagonisti gradirebbero una via d'uscita istituzionale lontana dalle aule della giustizia ordinaria.Perché? Innanzitutto perché la via è rischiosa sia per chi attacca (ad esempio la Juventus) sia per chi si difende (la Figc). Ne sono due prove la posizione tornata intransigente della Fifa contro la Federazione elvetica e il Sion dopo lo stop imposto dal Tnas alle pretese di riammissione all'Europa League (avvertimento anche alla Juventus sulla pericolosità di uscire dalla strada maestra dell'ordinanmento sportivo) e la rissa scoppiata nel giorno dell'approvazione del bilancio della Figc in cui qualche presidente ha fatto notare come mancasse qualsiasi accantonamento preventivo in vista della vertenza con richiesta da 443 milioni di euro presentata dalla Juventus al Tar.


Fare pace, dunque, converrebbe a tutti a maggior ragione dopo aver appreso che anche la partita dei risarcimenti in sede civile rischia di trasformarsi in una caccia alle streghe. A far luce sulla situazione è un interessante articolo di Gianfrancesco Turano su L'Espresso ("Caccia al tesoro di Moggi"). Dalla sentenza del Tribunale di Napoli che ha condannato l'ex direttore generale della Juventus e gli altri escono rafforzate soprattutto le parti civili danneggiate dai comportamenti illeciti certificati dalla corte. Si tratta in primis di Brescia e Bologna, retrocesse, e dei loro dirigenti che hanno perso decine di milioni di euro. Su chi si dovranno rivalere? La sentenza ha escluso la Juventus. Restano, dunque, Luciano Moggi e Antonio Giraudo, condannato con rito abbreviato e in attesa di appello.

L'Espresso ha, però, scoperto che anche in caso di conferma dell'impianto accusatorio le parti civili potranno ottenere molto meno di quanto chiedono. Moggi risulta nullatenente e Giraudo - dal 2006 - ha via via ceduto proprietà e quote trasferendole anche alla moglie. Secondo l'inchiesta de L'Espresso - che si basa sulle parole dell'avvocato Catalanotti, legale del Brescia - non ci sono tracce nemmeno delle azioni Juventus il cui controvalore era stimato in circa 10 milioni di euro. Nulla di nulla. E lo stesso vale per gli ex designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto. Una caccia al tesoro in cui sembra, insomma, mancare proprio il tesoro con il cerino che potrebbe alla fine restare in mano ad altri.

Ecco perché fare la pace può convenire a tutti anche se rivelazioni-choc come quelle pubblicate da Il Corriere dello Sport e Quotidiano Sportivo con le parole del primo 'pentito' interno all'inchiesta, oltre a gettarvi sopra nuove ombre, rendono più difficile il lavoro di Petrucci. Come accontentare anche Della Valle ora che i suoi sospetti sono avvalorati da una testimonianza inedita? Le prossime settimane serviranno innanzitutto per rispondere a questa e ad altre domande compreso se il procuratore federale Palazzi avrà tempo e voglia, calcioscommesse permettendo, di provare a capirci qualcosa.

1 commento:

  1. invece fare luce su quello che accadde nel 2006 probabilmente non conviene quasi a nessuno, ma sarebbe l'unica cosa da fare, vista l'enormità degli avvenimenti stessi e il numero di persone coinvolte. la filosofia dell'"abbiamo scherzato, ricominciamo daccapo come se niente fosse", tipicamente italiana, lascia irrisolti tutti i problemi, e permette ai mostri di riprodursi indisturbati. non capisco che c'entra il caso sion. qua stanno partendo denunce penali a raffica per gli autori del capolavoro, escono pentiti ma non tra gli imputati, altra testimonianza del mondo all'incontrario che è calciopoli. forse basta solo prendere atto che la diga si sta sbriciolando e che quando si tappa una crepa ne vengono fuori altre due.

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