lunedì 30 gennaio 2012

La confessione comoda di Doni e il bivio di Palazzi


di Giovanni Capuano

L'intervista alla 'Gazzetta dello Sport' con cui Cristiano Doni ha iniziato la lunga opera di ripulitura della sua immagine di calciatore corrotto ha il pregio di porre all'attenzione della giustizia sportiva una questione solo sfiorata nell'ultima estate.  Cosa dovrà fare Palazzi della confessione del giocatore sulla presunta combine di Atalanta-Pistoiese di Coppa Italia del 20 agosto 2000? Materia già giudicata dagli organi federali con assoluzione piena per tutti i protagonisti dopo che in primo grado erano arrivate squalifiche per cinque di loro e tra questi anche Max Allegri, oggi allenatore del Milan e all'epoca dei fatti centrocampisti delle Pistoiese.

Nella sua intervista-confessione Cristiano Doni cancella in un colpo solo le certezze di quei processi: "Avevamo combinato la partita? Sì è così. Non posso continuare a dire diversamente. E se qualcuno vorrà altre spiegazioni sono pronto a darle". Un sassolino nello stagno perché si tratta di illeciti eventualmente commessi nell'estate del 2000 e coperti da prescrizione sia con le vecchie norme che per le nuove che hanno raddoppiato i termini. Nulla potrà insomma riscrivere le sentenze della Commissione Disciplinare (23 marzo 2001) e della Corte d'Appello Federale (10 maggio 2001) anche se le parole di Doni, dal punto di vista strettamente giuridico, potrebbero configurare il "comportamento o elemento non conosciuto precedentemente" in base al quale un tribunale può riaprire un fascicolo e giudicare nuovamente un fatto già giudicato in precedenza. 

Quindi Doni parla sapendo di non rischiare nulla su quella vicenda marginale con la speranza di rendere più credibile il suo pentimento sul caos del calcioscommesse del quale dovrà rispondere nei prossimi mesi sia davanti agli organi della giustizia sportiva (quasi certa la radiazione), sia davanti a un tribunale ordinario. Allo stesso modo registriamo così anche la risposta piccata di Max Allegri: "Si tratta di un fatto archiviato 12 anni fa, io non ho niente da dire perché la cosa non mi riguarda. È stato fatto un processo e sono stato assolto. Forse sono stato tirato in ballo perché sono l’allenatore del Milan. Doni si assuma la responsabilità di ciò che ha detto"

La curiosità ci viene, invece, dall'atteggiamento che vorrà tenere il procuratore federale Stefano Palazzi. Cosa ne farà della confessione-denuncia di Doni? Aprirà un fascicolo per poi chiuderlo immediatamente considerata l'evidente caduta in prescrizione del presunto illecito? Oppure accontenterà Doni, lo chiamerà per chiedergli conto della sua confessione postuma e - prima di seppellire tutto sotto la pietra tombale della prescrizione - scriverà una relazione sul caso fingendo di poter procedere a deferimenti che non possono più essere? 

E' un bivio che discende direttamente dal documento su Calciopoli-bis con cui lo stesso Palazzi certificò in estate l'avvenuta prescrizione delle telefonate di Facchetti (e di altri dirigenti usciti puliti nel 2006) lasciando agli archivi, però, un atto ufficiale durissimo a destinato a non essere mai vagliato da un tribunale. Un comportamento considerato illegittimo da qualcuno dei protagonisti tanto che il Brescia, attraverso il suo legale Bruno Catalanotti, nei mesi scorsi ha depositato presso l'Alta Corte del Coni una richiesta di annullamento del documento giudicato "abnorme". Il principio dell'avvocato bresciano è: se è evidente che tutto è caduto in prescrizione e non soggetto a processo (luogo dove si forma la prova nel confronto tra le parti davanti a un giudice terzo) che senso ha scrivere una requisitoria destinata a rimanere agli atti con la forza dirompente di una sentenza? Oggi Palazzi si trova davanti allo stesso bivio. Come si comporterà?

1 commento:

  1. a sostegno della serietà di tutta l'operazione prevedo doni prossimo concorrente all'isola dei famosi.

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