mercoledì 25 gennaio 2012

Il sogno di Pablo: una notte da Messi


di Giovanni Capuano

Il miracolo porta il nome di Caneda. E' stato lui - semisconosciuto giocatore con un passato nelle serie minori - a cancellare le certezze dell'Espanyol regalando al Mirandés il sogno di una semifinale storica in Copa del Rey, un risultato che la squadra di Miranda de Ebro, regione di Burgo, è la terza a raggiungere nella storia del calcio spagnolo. Una storia bellissima che viene dalla provincia profonda a due passi da Bilbao e che potrebbe portare dritto a un finale incredibile mettendo il Mirandès davanti a Barcellona o Real Madrid che la sorte ha confinato dall'altra parte del tabellone regalando così a Davide l'opportunità di sfida Golia per la coppa.

Per arrivarci Caneda e i suoi compagni dovranno saltare ancora un avversario, quasi certamente l'Athletic Bilbao in un derby che almeno non costringerà Pablo Infante, la stella del Mirandés, a trascorrere le sue notti in auto per spostarsi da casa allo stadio e tornare indietro in tempo per lavorare. E' lui, l'uomo che con i suoi gol al Villareal prima (con esonero immediato del tecnico del 'sottomarino giallo'), Racing Santander poi ed Espanyol nella gara d'andata, ha costruito il sogno del Mirandés. Ne ha fatti 6 fin qui più 9 in Segunda B che corrisponde alla nostra Lega Pro ed è il territorio di caccia del club che è espressione di una cittadina di 40mila anime e gioca in uno stadio da 6mila senza curve e che ricorda da lontano i vecchi impianti inglesi in legno. 

Infante segna e Infante continua a lavorare come niente fosse. Nelle trasferte più lunghe e serali, come a Barcellona in occasione del quarto di finale d'andata, non viaggia in aereo con i compagni ma finita la partita sale in macchina per coprire nella notte i chilometri che lo dividono da Quincones de Yuso, 300 abitanti e uno sportello bancario che alle 8,30 alla mattina apre puntuale e che per Infante rappresenta vita e lavoro. 

Neanche l'improvvisa notorietà di questa cavalcata lo convincerà a cambiare. Il calcio spagnolo vive una profonda crisi economica e se Barcellona e Real Madrid si possono permettere investimenti e stipendi da favola, tutti gli altri sono costretti a tirare la cinghia. Sono una ventina i club che negli ultimi mesi hanno chiesto di poter accedere alla 'ley concorsual' che altro non è se non una forma pilotata di fallimento che consente di sterilizzare i debiti a partire proprio dagli ingaggi dei giocatori. Un esempio? Mentre il Mirandès scrive la storia a pochi chilometri un club storico come il Poli Ejido (Segunda B al pari della formazione di Burgo) si è dovuto arrendere liberando tutti, schierando una selezione di ragazzini e formalizzando l'addio al campionato dopo un umiliante 0-14 casalingo. Era già accaduto nelle scorse settimane a Sporting Villanueva e Mahonés e l'elenco delle società morenti è così lungo che gli stessi dirigenti federali preferiscono tirare dritto e sperare che qualcosa cambi. 

La storia del Mirandès ha del miracoloso anche per come è maturata la qualificazione alle semifinali. All'andata - a Barcellona - vinceva 2-0 all'85' e si era fatto rimontare. Ieri - nella cornice dell'Anduva pieno come mai nella storia di questo borgo - ha ribaltato il risultato in tempo di recupero. Doveva finire così. Sarebbe bello che finisse con la sfida ai più grandi. Ci pensate? Messi, Xavi e Iniesta contro Pablo Infante.

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