sabato 24 marzo 2012

L'Olimpico che non basta e la dimenticanza della Lega



di Giovanni Capuano

La vicenda della finale di Coppa Italia che il Napoli vorrebbe spostare da Roma malgrado regolamento, precedenti e buon senso lascino poco spazio a soluzioni alternative, spiega bene il caos e l'improvvisazione che reggono il calcio italiano. Non esiste un motivo ragionevole per cui lo stadio Olimpico di Roma non possa ospitare la finale unica così come avviene dal 2008, quando il format della Coppa Italia è stato modificato prevedendo proprio che l'atto conclusivo si disputi nella Capitale alla presenza del Presidente della Repubblica (o in sua assenza di un'alta carica dello Stato).


Troppi pochi biglietti a disposizione? Scusa risibile visto che lo stesso impianto ha retto l'urto di quattro finali e in tre di queste era in campo addirittura una squadra di Roma (i giallorossi nel 2008 e 2010 addirittura contro l'Inter e la Lazio nel 2009 contro la Sampdoria). L'Olimpico è ufficialmente registrato per una capienza massima di 72.428 spettatori e in Italia solo il Meazza di Milano ha numeri maggiori: 80.018 ma non ancora la certificazione a cinque stelle dell'Uefa come invece Roma.

Se il problema è il contingente di biglietti a disposizione delle tifoserie la differenza è minima considerato che, al netto dei 10mila tagliandi che resteranno nelle mani della Lega calcio per essere immessi in parte nel circuito di vendita, Juventus e Napoli avranno a disposizione circa 30mila biglietti e a San Siro - per pura ipotesi - si potrebbe al massimo arrivare a 34mila. Se passasse la linea di De Laurentiis sarebbe come dire che, qualora il suo Napoli fosse arrivato in finale di Champions League, l'Uefa avrebbe dovuto spostarla dalla sede di Monaco di Baviera perché l'Allianz Arena tiene 69.901 spettatori (quasi 3mila meno dell'Olimpico).

Anche la National Arena di Bucarest scelta per la finale d'Europa League non sarebbe stata gradita con i suoi 55.200 posti a sedere estendibili fino a 63mila. E la stessa Uefa si sarebbe sbagliata nel 2009 ad assegnare all'Olimpico la finale di Champions League tra Manchester United e Barcellona. Impossibile da sostenere razionalmente. Dire poi che la finale potrebbe essere spostata all'estero (Londra o Parigi) sfiora il ridicolo e in ogni caso si tratterebbe di locations che al massimo garantiscono la capienza di Milano.

Impossibile anche sostenere che esistano ragioni di opportunità. Al massimo il discorso poteva riguardare le sfide con Roma o Lazio in campo come avvenuto nel 2008, 2009 e 2010. Allora fu opposto che la scelta della Capitale era considerata strategica per restituire lustro alla Coppa Italia e si era giocato senza andare troppo per il sottile con anche qualche caduta di gusto di troppo.

Per tagliare la testa a qualsiasi velleità basterebbe allora leggere il regolamento della Tim Cup così come pubblicato dalla Lega di Serie A cui la Figc ha delegato l'organizzazione della manifestazione. All'articolo 3 comma 9, si legge: "La finale si svolge in gara unica, in uno stadio individuato, a suo insindacabile giudizio e prima della disputa della gara di andata delle semifinali, dall'Organizzatrice". Fine di ogni discorso se non fosse che nella 'bacheca' dei comunicati della stagione 2011-2012 della Lega non si trova traccia dell'ufficializzazione della scelta dello stadio Olimpico di Roma come sede della finale della Tim Cup. Nulla nè nella scorsa estate - quando fu pubblicato il tabellone - e nemmeno a ridosso delle semifinali d'andata come prescrive il regolamento.

Solo nel comunicato stampa del 22 marzo in cui si informa che nel sorteggio 'pro forma' la Juventus è stata scelta come società ospitante è scritto che la finale è "in programma allo stadio Olimpico di Roma". Si dice anche che prezzi, modalità e canali di vendita  dei biglietti saranno resi noti il 27 marzo e la prevendita scatterà il 2 aprile. Par di capire che nessuna di queste indicazioni sarà rispettata e che a margine del Consiglio di Lega si tenterà un blitz per spostare altrove la partita. Il motivo resta misterioso. L'unica certezza è il caos che regna sovrano.

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