lunedì 5 marzo 2012

Le lacrime di Cambiasso e la caduta di un monumento


di Giovanni Capuano

Le lacrime di Cambiasso in panchina mentre i compagni cercano di rimettere in piedi la partita contro il Catania evitando all'Inter l'umiliazione della sesta sconfitta consecutiva, sono l'immagine simbolo della fine della seconda Grande Inter della storia. Un pianto di impotenza con in sottofondo i fischi di San Siro che oggi dividono il popolo nerazzurro sul senso di riconoscenza da garantire a chi ha vinto tutto per oltre un lustro.

Il futuro dell'Inter è segnato e sarà un futuro senza Europa e con una rifondazione che scuoterà dalle fondamenta le mura di Appiano Gentile partendo proprio dai senatori su cui si è basato il ciclo vincente. 

CAMBIASSO E GLI ALTRI - La sostituzione di Cambiasso (e Palombo) con Obi e Poli sono la strada maestra. Non ci sono più intoccabili e la parte finale della stagione, avventura in Champions a parte, sarà anche un banco di prova per decidere chi dei nuovi merita di restare e chi no. Non sarà una prova facile anche perché - come lo stesso Ranieri ha testimoniato nelle parole e nelle scelte - non è facile togliere il posto ai vecchi. Questione di riconoscenza e non solo se ancora ieri sera capitan Zanetti ha ringhiato così: "Nella mia carriera nessuno mi ha regalato nulla". E' ancora lui il più presente insieme proprio a Cambiasso e a Julio Cesar, l'uomo le cui urla in spogliatoio nell'intervallo hanno aiutato l'Inter a non sfaldarsi come già successo contro il Bologna. Poi Carrizo ha fatto il resto... Sotto esame anche i due investimenti più importanti degli ultimi mesi: Ranocchia e Pazzini (quasi 40 milioni di euro in due) fin qui hanno deluso. 

MORATTI E LA SOCIETA' - Si attende un colpo da parte di Moratti. L'assenza a San Siro era giustificata ma la contestazione pesa. Si torna alle parole di tre settimane fa e alla voglia di riportare in fretta l'Inter ai vertici anche se la mancata qualificazione alla prossima Champions peserà sui conti per circa una trentina di milioni di euro. Gli ultimi rumors vogliono Branca in uscita con ritorno di Oriali 'alla Facchetti' e Marino direttore tecnico. Ipotesi difficile come quella che porta a Corvino. La realtà è che dovrà essere Moratti a decidere cosa fare perché con i soldi giusti anche Branca e Ausilio hanno dimostrato di essere all'altezza. 

VILLAS BOAS IN POLE - Il discorso vale prima di tutto per l'allenatore. Ranieri chiuderà a maggio (a meno di disastri). La sua posizione è debolissima ma il presidente non vorrebbe cambiare tanto per cambiare. In preallarme una soluzione interna (Baresi o Stramaccioni). Il licenziamento di Villas Boas rende tutto più facile per la prossima stagione ma non bisogna dare per scontato che il matrimonio con il portoghese si farà. Se Moratti decidesse infatti di non investire in maniera forte AVB potrebbe essere un lusso che la nuova Inter non si può permettere. Guardiola resta un sogno difficilmente realizzabile. E attenzione ai paragoni scomodi perché Villas Boas non è Mourinho e il suo fallimento al Chelsea è dipeso anche dal rapporto strettissimo tra la vecchia guardia dei 'blues' e lo Special One che con AVB aveva rotto ai tempi dell'addio all'Inter.

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