lunedì 12 marzo 2012

12 marzo, il giorno che Rivera tornò nella storia del Milan


di Giovanni Capuano

Fa un certo effetto e sicuramente piacere sentire le parole al miele che Adriano Galliani e Gianni Rivera si sono scambiati questa mattina a San Siro davanti al presidente dell'Uefa. Un piacere sottile dopo un lungo ventennio di freddo e punture polemiche, distinguo e occasioni mancate. Che Berlusconi e Rivera non si sopportino (politicamente e non solo) non è certo un mistero e che questo abbia provocato una rimozione quasi totale del Golden Boy dalla storia del Milan nemmeno.

Un ostracismo con punte di fastidio nemmeno malcelato come nel 2006 quando alcuni rilievi espressi da Rivera sulla società nel periodo di Calciopoli gli valsero una nota al veleno sul sito ufficiale: "Rivera si astenga dal parlare di Milan: dietro alla scrivania e alla guida  operativa della società ha già fatto abbastanza danni". E giù con il ricordo delle due serie B, come se fossero una colpa solo di Rivera, e dei colpi di mercato mancati Ceulemans e Zico per i quali "in Belgio e Brasile ancora sorridono di tenerezza" prima della chiusura con la tastiera intinta nel veleno: "Quanto al ciclo (vincente ndr), lasci perdere: non lo ha iniziato lui... E ringrazi chi ama e chi fa il Milan di oggi"

"Una reazione da padroni del vapore" rispose allora Gianni Rivera che deve aver rimosso quelle parole e altro ancora dalla memoria se nella sala di San Siro dove riceveva da Michel Platini l'importante riconoscimento si è spinto fino a dichiarare che "lo stile del club è rimasto anche oggi perchè la società ha sempre lasciato un messaggio di signorilità". Lui che da tempo immemore non frequenta più la tribuna dello stadio perché - ebbe a dire - "le persone devono essere gradite" e che a Berlusconi e alla petesa opposizione politica ha a lungo imputato una sorta di diritto di veto sulla carriera all'interno della Figc. 

Comunque la si pensi in questo scomodo sondaggio del cuore per i tifosi rossoneri, Gianni Rivera ha attraversato il Milan berlusconiano nella scomoda posizione della bandiera che non sventola più e della quale vergognarsi tanto da nasconderla in un cassetto. Un po' come l'Inter avesse rimosso la prima Grande Squadra della sua storia o la Juventus cancellato Boniperti, Sivori e chi dopo di loro l'ha resa grande. Cose che possono anche capitare, come dimostrano i rapporti freddi tra Moratti e Mazzola o il ruolo a lungo indefinito dello stesso Boniperti nei tempi della Triade. 

Però alla fine la storia reclama i suoi diritti e così ci piace sottolineare come il premio Uefa abbia compiuto il miracolo che nessuno finora era riuscito a fare e cioè riannodare il filo che lega il Grande Milan di Rocco a quello di Berlusconi. Operazione impossibile da fare cancellandone l'uomo simbolo (il futuro premier lo aveva addirittura omesso nel libro celebrativo autoprodotto in occasione delle elezioni del 2001). 

Sentir scandire da Galliani la frase "Gianni Rivera è la storia del Milan" è un buon motivo per considerare il 12 marzo 2012 una data nel suo piccolo storica. Vedere Rivera emozionato in quella che a lungo è stata la sua casa non più ospite sopportato ma celebrato vale, come si dice in gergo, il prezzo del biglietto. Il Golden Boy ha ringraziato "tutto il Milan" e "tutti i presidenti che ho avuto". Tecnicamente non ha mai lavorato con Berlusconi cosa che escluderebbe l'ormai ex premier dall'elenco. Però il clima era quello del disgelo, giusto per la giornata calda di inizio primavera. Dunque propendiamo per il pareggio tra i due fronti. Da oggi Rivera è tornato a far parte della storia milanista. Era mancato. A lui ma crediamo soprattutto a loro.

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