domenica 9 ottobre 2011

L'ItalJuve senza coppe, gli alibi di Moratti e il mal di pancia dei tifosi milanisti


LA STAGIONE PREFERITA DAL CT - C'è tanto della rinascita della Juventus dietro il ritorno al successo della Nazionale di Prandelli. Abbiamo già avuto occasione di scrivere come i record nel girone di qualificazione ad Euro 2012 siano la conferma che un anno fa in Sudafrica furono grandi soprattutto le colpe di Lippi (leggi http://calcinfaccia.blogspot.com/2011/09/i-record-di-prandelli-nati-con-gli.html). Prandelli è stato capace di cancellare gli errori e tenersi il buono, ma è evidente che non avrebbe potuto riuscirci senza il contributo indiretto di Conte che ha ridato e motivazioni a una difesa battuta 57 volte (in 50 partite) nella scorsa stagione, restituito a Buffon il ruolo di titolare e leader e a Marchisio quello di interno per cui merita l'etichetta di nuovo Tardelli, rimesso Pirlo a fare il regista e non il mediano come l'ultimo Ancelotti e il primo Allegri. C'è, insomma, da sperare che il resto del campionato confermi la bontà delle intuizioni di Conte così da poterci presentare in Polonia e Ucraina con qualche fiche da giocare. In questo senso è una fortuna anche che la Juventus non disputi le coppe (al pari di De Rossi e dei romanisti) perché l'ossatura del gruppo di Prandelli potrebbe arrivare a giugno meno logora di tante avversarie. Continuiamo a ritenere che Spagna, Germania e Olanda ci siano superiori, ma se Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco e le inglesi dovessero spremersi in una primavera di 'clasicos' e polemiche le distanze potrebbero accorciarsi notevolmente.

IL MIGLIOR ALLEATO DI MORATTI – Alla fine gli errori di Rocchi potrebbero essersi rivelati un prezioso alleato per Moratti consentendo all'Inter di vivere le due settimane di sosta al riparo dalle critiche. Nessuno più a parlare della scelta suicida di mettere Gasperini sulla panchina dei campioni del Mondo e nemmeno di averlo delegittimato sin dal primo giorno. Nessuno a sottolineare come neanche l'arrivo di Ranieri sia riuscito a rivitalizzare la difesa più battuta della serie A (nel nuovo corso 3 partite e 6 gol incassati alla media di due per volta come con il tanto criticato modulo a tre). Persino l'innocuo k.o. in amichevole contro il Lugano – in altri tempi – sarebbe stato fonte di polemiche. A spezzare l'idillio la notizia che nella prossima assemblea dei soci Moratti dovrà personalmente staccare un assegno da 40 milioni di euro per rimettere in sesto i conti della società. La politica delle cessioni eccellenti delle ultime tre stagioni (Ibrahimovic, Balotelli, Eto'o) non è stata sufficiente a rimettere in equilibrio i conti. I tifosi si rassegnino: al prossimo giro di pista il mercato si porterà via un altro big ed è poco consolatorio che, come sottolineano i giornali, il deficit stia calando con il passare degli anni visto che contemporaneamente cala anche la qualità della rosa. E non sempre si trova un Laporta disponibile a coprirti d'oro per prendersi Ibra...

DALLO STADIO ALLA TV SENZA RITORNO – Nell'inchiesta de La Gazzetta dello Sport sul calo degli abbonamenti negli stadi e il contemporaneo boom dell'audience televisiva del calcio prendiamo per interessanti due aspetti. Il primo è che a reggere numericamente sono alla fine le solite note: milanesi, romane, Juventus e Napoli insieme coprono la metà esatta degli abbonati della serie A (142mila su 282mila) e ci sono realtà dove il calcio resta uno spettacolo per pochi intimi come Chievo (7mila), Lecce (poco meno di 4mila), Cagliari (4mila) e Catania (9mila). Stiamo parlando di regioni e bacini d'utenza lontani dal raggio di attrazione delle grandi, di squadre che raramente giocano in contemporanea con gli anticipi e posticipi da record di ascolti e che, quindi, non dovrebbero avere difficoltà a riempire gli stadi. Se non lo fanno la colpa è sempre della tv o magari questi tifosi sarebbero più invogliati se i loro presidenti non gli presentassero tutti gli anni squadre sempre più infarcite di sconosciuti da lanciare e vendere a peso d'oro al primo gol? La seconda valutazione è sulla percentuale di riempimento degli stadi. A parte lo Juventus Stadium per il quale la capienza limitata a 41mila sarà sempre un limite e un vantaggio insieme, colpisce il dato del Milan fermo a uno sconsolante 52,2% pur avendo ospitato a San Siro (oltre al Cesena) due squadre di buon livello come Lazio e Udinese. I tempi dei record di abbonati sono davvero lontani, ma questi numeri fanno cadere il velo anche sulle strategie di marketing comunicativo per cui lo scudetto conquistato a maggio aveva iniettato entusiasmo in un ambiente depresso da tempo. I numeri dicono il contrario: sono calati gli abbonati (da 31.319 a 30.398) e anche i biglietti staccati. Che Ibra non sia l'unico con il mal di pancia?

Giovanni Capuano

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