martedì 18 ottobre 2011

Del Piero dimissionato, i gol di Klose e le critiche degli ex dipendenti di Moratti


DEL PIERO DIMISSIONATO DA CONTE – Molti hanno finto di scandalizzarsi per le parole con cui Andrea Agnelli ha chiuso la storia di Del Piero in bianconero. Forme a parte (non ci è sembrato elegante dire “Mi sentirei in imbarazzo a dire ‘Ho dato un contratto in bianco’… Credo sia meglio gestire noi le cifre invece che darli a terzi…” come fatto in risposta alle perplessità di un piccolo azionista) Andrea Agnelli ha certificato quello che è già chiaro da più di un anno. Del Piero non fa parte del progetto-Juve e, forse, non lo farà in futuro nemmeno nel ruolo di dirigente. Il rinnovo per giocare nel nuovo stadio è stato l’ultimo gesto di riconoscenza nei confronti di un campione del mondo che accettò l’onta della B, oltre che un’abile operazione di marketing. Antonio Conte non ha fatto altro che assecondare le scelte societarie e così oggi Del Piero si è dovuto accontentare delle briciole (144 minuti giocati in 6 partite) con valutazioni che esulano da quelle tecniche visto che Matri (251 minuti e un gol) e Vucinic (311 minuti e un gol) non è che stiano entusiasmando. Non stiamo dicendo che la Juve vada costruita attorno ad Alex, ma almeno gli sia risparmiato un ultimo anno da comparsa salutante. Lo merita la sua storia e, se permettete, anche il suo presente.

KLOSE FORTE ANCHE DENTRO IL GRANDE RACCORDO – Raccontano le cronache che Miro Klose abbia pianto dopo aver realizzato il gol-derby che ha riscattato anni di umiliazioni e sfottò per il popolo laziale. Non ci stupiamo perché avendo frequentato un po’ gli stadi abbiamo ben chiara l’idea che un derby ‘latino’ (pensiamo all’Italia, alla Spagna o anche ai clasicos sudamericani) ha un grado di coinvolgimento emotivo superiore alla più aspra delle sfide in calendario in Germania, Inghilterra o più in generale nel Nord Europa. Quello che ci auguriamo, però, è che nessuno abbia tradotto al centravanti tedesco la lunga sequela di “non credevo fosse così forte” che ha accompagnato il suo sbarco in Italia. Se 242 gol segnati in carriera, tre podi mondiali e uno europeo, due Bundesliga vinte, una Scarpa d’Oro e un titolo da capocannoniere sono passati inosservati ai più il problema è nostro e non suo. Provincialismo allo stato puro. Per fortuna è arrivato il gol nel derby, la corsa sotto la Nord e la retorica da “rete più importante della vita”. Da oggi lo possiamo dire: Miro Klose è un signor attaccante anche dentro il Grande Raccordo Anulare. Un po’ in ritardo ma ce l’ha fatta. Pensa il rimpianto a chiudere considerato meno forte di un Rocchi qualsiasi…

INTER, IL SILENZIO NON E’ D’ORO – Ci deve essere una strategia dietro alle continue esternazioni degli ex allenatori dell’Inter, gli unici non vincolati alla consegna del silenzio dopo aver firmato le loro sostanziose buonuscite. Evidentemente fa parte del loro ruolo spiegare perché hanno fallito e quali siano le colpe del datore di lavoro che li ha pagati. Il problema per Moratti è che tutti dicono le stesse cose e con il passare dei mesi viene il sospetto che l’errore stia nel manico. Sia Benitez che Gasperini hanno spiegato con parole quasi identiche che la società dopo Mourinho non ha più avuto idee e strategie chiare, che la squadra è da rifondare e i limiti atletici sono solo uno degli aspetti della crisi di un gruppo a corto di motivazioni. Potrà sembrare sgradevole detto col senno di poi, però alcuni numeri confermano queste critiche, dagli 86 milioni di euro gettati sul mercato in due stagioni di austerity alla tendenza sempre più marcata dei nerazzurri a crollare nella ripresa. Se le partite fossero finite all’ora del the l’Inter avrebbe 10 punti in classifica e non 4 e avrebbe subito solo 3 e non 19 gol nelle partite sin qui disputate. Tutti col fiatone dopo nemmeno un’ora di gioco? Difficile. La verità è che l’Inter ha perso la sua anima e la squadra che nelle ultime tre stagioni aveva abituato a non mollare mai non esiste più. Un anno fa oggi Benitez (oh yes, proprio lui) aveva un saldo tra primo tempo e finale positivo di 5 punti, superiore addirittura al +4 e +2 dei due campionati di Mourinho. Oggi siamo a -6. Si attende lo sfogo di Ranieri tra qualche mese.

Giovanni Capuano

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