giovedì 27 ottobre 2011

Ranieri e la Juventus: c'eravamo tanto amati (da Blanc a Marotta passando per Lippi e Cannavaro)



Non si sono mai amati e, come si conviene in tutti i matrimoni che vanno in pezzi, si sono lasciati male. Storie di avvocati e rancori, accuse reciproche e polemiche. Ranieri non ha mai digerito di esser stato il primo allenatore cacciato dalla Juventus dopo quarant’anni di ‘stile Juve’. I dirigenti bianconeri non gli hanno mai perdonato una freddezza ritenuta eccessiva, quasi che la causa juventina non lo coinvolgesse più di tanto.

La data sulla raccomandata d’esonero è ufficialmente il 18 maggio 2009 ma già da qualche settimana l’aria intorno a Ranieri si era fatta irrespirabile. Colpa di “gente abituata a lavorare nell’ombra” e a “fumare sigari in panchina” spiega poi il tecnico alludendo a Lippi, che con Jean Claude Blanc aveva mangiato la focaccia più reclamizzata della storia del calcio italiano contribuendo a sgretolare certezze e autorevolezza di un allenatore sin lì promosso dai risultati. Una versione confermata più avanti dallo stesso Cobolli Gigli (“Blanc aveva proposto a Lippi di venire a Torino prima di ingaggiare Ranieri… La focaccia fu un errore e Ranieri pagò il peso dell’ombra di Lippi”) e arricchita da Ranieri di particolari piccanti come il no all’acquisto di Cannavaro caldeggiato dallo stesso Lippi (“Venne Blanc a dirmi: ‘Dobbiamo prendere Cannavaro’. Mi ribellai: ‘Chi scusa? Cannavaro? No signori, non ci sto. Sono un uomo libero e non ho procuratori né agenti’” la rivelazione all’Espresso nel marzo 2011). Comunque sia il ‘testaccino’ entra in rotta di collisione con l’ambiente Juve. La squadra precipita e mette in fila 6 pareggi e una sconfitta. Ranieri arriva alle mani con Camoranesi nell’intervallo della partita con il Lecce. “Se ne vuole andare?” gli chiede Blanc: “Mi dovete cacciare voi” gli risponde Claudio. Succede due settimane più tardi e si va per avvocati per una questione di premi non pagati.

L’esilio dura poco. Ranieri siede sulla panchina della Roma lasciata da Spalletti sconfitto in casa proprio dalla Juve di Ferrara. Torna a Torino il 24 gennaio e spara: “Lo Stile Juve? E’ morto con Agnelli”. Buum. Poi in campo Riise al 90’ gli regala la vittoria che vale il sogno della rimonta poi abortita sul più bello. Blanc ovviamente non tace e gli ricorda gli errori di mercato: “Poulsen? Fu Ranieri a decidere di prendere lui e non Xabi Alonso. Avevamo l’accordo con tutti e due…”. Già Poulsen, lo ‘sliding doors’ dell’avventura bianconera di Sor Claudio che rispedisce al mittente le accuse: “Il signorino Blanc mi ha stancato. Lo spiegherò io agli azionisti della Juve com’è andata la storia di Poulsen e Xabi Alonso”. La Roma perde lo scudetto all’ultima e la Juve finisce settima e fuori da tutto.

Anno nuovo, liti nuove. E’ novembre, a Torino 1-1 con polemiche. Rigore per la Roma e travaso di bile di Marotta: “Arbitraggio insufficiente e Borriello è da prova tv”. Ranieri tace? Figurarsi: “Mi sorprendo di Marotta; ha sempre avuto un profilo basso mentre alla Juventus dice queste cose. Evidentemente è stato introdotto bene”. A gennaio la Roma sale ancora a Torino, vince 2-0 ed elimina i bianconeri dalla Coppa Italia. “Non capisco perché si debba giocare in casa loro visto che in campionato siamo arrivati sopra” spara il tecnico alla vigilia. Vince ma la Juve lamenta un mancato rigore su Del Piero.

Siamo ad oggi. Ranieri va all’Inter e Agnelli si chiede se “sarà capace di far sognare i tifosi”. Lui abbozza e poi si toglie un altro sassolino dalla scarpa: “Calciopoli? Meglio chiudere il coperchio che sta sopra questa vicenda perché più mescoli più fa odore”. E sull’addio con l’ex-amante meglio il silenzio. “Questione di etica” precisa. Mica noccioline. Si attende replica da Torino. E non dite a Ranieri che la sua prima Juve – dopo 8 partite – aveva fatto meglio di quella di Conte: 17 punti contro 16. Potrebbe prendervi sul serio e inciderlo sui muri degli spogliatoi di San Siro.

Giovanni Capuano

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