domenica 14 agosto 2011

I conti della Saras, l'Inter provinciale e il futuro di un club non più cicala


Col passare dei giorni va delineandosi tassello dopo tassello il puzzle della strategia minimalista della nuova Inter. Un combinato di scelte sportive, vincoli finanziari imposti dall'Uefa e difficoltà economiche dell'azionista di riferimento nel continuare a garantire di tasca sua una sopravvivenza in linea con le big d'Europa.

Della coerenza di sostituire Eto'o con Tevez o Forlan, oppure di privarsi di Sneijder si sta discutendo sotto gli ombrelloni di mezza Italia e, dunque, è inutile aggiungere il proprio parere. Sul FPF (Fair Play Finanziario) in molti si stanno ricredendo proprio a partire dall'atteggiamento dell'Inter e non solo. Basti leggere la curva al ribasso del mercato internazionale dove – solo nell'estate del 2009 – i colpi più costosi valevano cifre inavvicinabili (Cristiano Ronaldo 94 mln, Ibrahimovic 68, Kakà 63,5) che negli ultimi ventiquattro mesi si sono notevolmente ridimensionate, tanto da consentire al Barcellona di prendersi Fabregas per una quarantina di milioni (la stessa cifra pagata per Villa un anno fa). Fanno eccezione i nuovi ricchi provenienti dal ricco Medio Oriente senza, però, toccare le vette di due anni fa. A queste cifre, insomma, anche la valutazione del trentenne Eto'o o, per tornare indietro all'agosto 2010, del giovane capriccioso Balotelli non possono essere giudicate un regalo agli acquirenti.

Quello che per l'Inter sta pesando, però, ha forse radici più lontane ben inquadrate da Ettore Livini su La Repubblica. A stringere i cordoni della borsa di Moratti sono anche le difficoltà attraversate da un paio di anni dalla Saras, l'azienda di famiglia che solo settimana scorsa ha chiuso il bilancio del secondo trimestre 2011 con un passivo record da 49 milioni di euro. Come ricostruisce Livini, Massimo Moratti non gode più dal 2009 dei sostanziosi dividendi che gli consentivano di chiudere di tasca sua i buchi del bilancio nerazzurro: 735 milioni di euro nei sedici anni di una presidenza che complessivamente ha registrato perdite per 1,2 miliardi di euro. La ricapitalizzazione da 40 milioni del dicembre scorso a copertura di un rosso da 69 milioni di euro potrebbe essere stata l'ultima fatta senza badare a spese. La crisi mondiale, la riduzione dei margini di guadagno sulla raffinazione del petrolio e, da ultimo, la guerra in Libia stanno gravando molto sui conti della Saras che oggi in Borsa vale poco più di un euro dopo essere stata collocata a sei volte tanto. Una situazione destinata a non esaurirsi a breve termine se è vero che un report di Merrill Lynch del maggio scorso descriveva così le prospettive dell'azienda fondata da Angelo Moratti: “... dopo un 2009/2010 difficile, con un prolungato deterioramento dei margini, Saras attendeva una crescita nel 2011... Noi continuiamo a vedere rischi dovuti alla crisi libica...”.

Se Moratti guarda con attenzione da provinciale ai conti dell'Inter e anche perché in questa fase storica il club deve imparare a camminare con le sue gambe. Certamente una novità per chi era abituato a vivere l'estate in uno stato di perenne euforia. L'esperienza anche recente ha dimostrato, però, che non necessariamente sia un male. Credere di poter ripetere l'affare Ibrahimovic-Eto'o è un miraggio, ma per restare competitivi in Italia potrebbe bastare molto meno.

Giovanni Capuano

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