lunedì 11 luglio 2011

La lotta al doping e i misteri del modello spagnolo


Desta sorpresa l’ennesima sentenza giudiziaria con cui la Spagna ha auto-assolto uno dei suoi miti sportivi dall’accusa infamante di pratiche di doping. Dopo la vicenda Contador, e il suo proscioglimento per ragion di Stato, che già seguiva l’Operaciòn Puerto con il suo carico di nomi in codice non decifrati e sospetti mai chiariti, ora a ottenere la piena riabilitazione è la mezzofondista Marta Dominguez, campionessa mondiale dei 3000 ostacoli e due volte campionessa europea dei 5000, considerata la più grande atleta spagnola in attività. Una giudice ha cancellato le intercettazioni telefoniche realizzate dalla Guardia Civìl che inchiodavano la Dominguez e, di conseguenza, l’ha prosciolta dall’accusa di aver praticato doping e di aver venduto farmaci al compagno di allenamento. Le resta solo una lieve accusa di carattere fiscale che – secondo quanto scrive la stampa spagnola – le sarà tolta nei prossimi mesi. Marta Dominguez, che oggi è lontana dalle piste per maternità, potrà tornare a inseguire il sogno di presentarsi da protagonista alle Olimpiadi del 2012.
Certamente ha visto giusto la giudice e certamente Marta Dominguez era una innocente coinvolta per sbaglio in una storia (l’inchiesta ribattezzata ‘Operaciòn Galgo’) più grande di lei. Però il dubbio che per l’ennesima volta lo sport spagnolo abbia scelto di non emendare i propri peccati è lecito. Perché quando nel dicembre scorso l’Operaciòn Galgo è stata raccontata al mondo intero (e con la Martinez erano rimasti incastrati anche i tecnici della Federazione) di dubbi ce n’erano pochi e di certezze molte, compresa quella che difficilmente tutto sarebbe finito in una bolla di sapone come quattro anni prima con l’Operaciòn Puerto. Invece nulla.
Giovanni Capuano

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