Anche i migliori sbagliano e Josè Mourinho, nella lunga e bella intervista concessa al ‘Corriere della Sera’ ha sbagliato. Non quando evita di chiarire se il suo futuro sarà ancora sulla panchina del Real Madrid o altrove. O nemmeno quando parla di sè come di un vincente. A tradire lo Special One è la memorie delle due stagioni trascorse all’Inter e la ricostruzione di quello che è diventato un tormentone celebre in tutto il mondo. Ricordate gli ‘zero tituli’?
La famosa conferenza stampa in cui Mou riuscì a farsi odiare nello stesso momento dai tifosi di Milan, Juventus e Roma e maledire da quelli dell’Inter in un eccesso di scaramanzia? Al ‘Corriere della Sera’ Mourinho ha raccontato i retroscena di quella sua uscita sbagliando però clamorosamente il periodo storico in cui la disse.
Non un errore da poco visto che il portoghese la colloca nella primavera del 2010, l’anno del Triplete, mentre in realtà venne pronunciata il 3 marzo 2009 alla vigilia della sfida di semifinale di Coppa Italia contro la Sampdoria.
Ecco come Mou ricorda la nascita del tormentone dopo aver spiegato di essere abituato a “pianificare tutto, anche le conferenze stampa” senza lasciare nulla al caso: “Eravamo in un momento cruciale della stagione, potevamo vincere tutto o niente, Roma, Juve e Milan ci inseguivano in campionato. Noi dovevamo giocare la finale di Coppa Italia con la Roma e in Champions eravamo ai quarti, ancora lontani dal vincerla. Avevo bisogno di mettere un po’ di pressione sugli altri e fargli capire che poteva succedere a loro di vincere zero titoli”. Come si rese conto di aver creato un tormentone? “Un paio di giorni dopo la conferenza stampa - spiega Mou -. Arrivo ad Appiano Gentile e al cancello vedo un gruppo di ragazzi che vendeva magliette che mi corre incontro e mi lancia tre t-shirt attraverso il finestrino aperto. ‘Mister, mister, grazie’, mi dicono. ‘Grazie de che?’. Mi mostrano la maglietta con la foto delle manette e la scritta zero tituli e dicono ‘ne stiamo vendendo tantissime’. ‘Mi fa piacere’ ho risposto”.
Una ricustruzione che non regge alla prova degli almanacchi. La conferenza degli ‘zero tituli’ è del 3 marzo 2009. L’Inter è prima in classifica con 60 punti, 7 di vantaggio sulla Juventus, 12 sul Milan e addirittura 16 sulla Roma. In Champions League ha pareggiato la gara d’andata degli ottavi contro il Manchester United 0-0 a San Siro (una settimana dopo arriverà l’eliminazione all’Old Trafford) e in Coppa Italia sta per sfidare la Samp. Andrà male: 3-0 per i blucerchiati a Marassi il giorno successivo ed eliminazione dalla competizione poi vinta dalla Lazio.
Al momento della frase la Roma è già fuori. E l’episodio delle manette in Inter-Samp diretta da Tagliavento che Mou cita come presente sulle t-shirt in vendita ad Appiano Gentile è del 20 febbraio 2010: undici mesi più tardi.
Dunque per una volta lo Special One ha sbagliato. I tifosi dell’Inter lo perdoneranno, però, dopo aver letto l’ennesima conferma della sua voglia di tornare prima o poi ad Appiano Gentile e le sue parole verso il gruppo storico definito “una famiglia incredibile. Non ho sentito, non ho mai sentito, assolutamente mai sentito, una famiglia come quella”. Ma Josè ne ha avute per tutti.
Ibrahimovic? “Ricordo la discussione con lui. È durata 5 minuti. Lui voleva andare al Barcellona per vincere la Champions, io ero arrabbiato con lui e gli dicevo: stai qui e vincila con l’Inter… Lui è un giocatore e un ragazzo incredibile, il tipo di ragazzo che adoro, che ha una vita fantastica al di fuori del calcio con la sua famiglia. Lui vive per la famiglia, per il calcio, è un vincente”.
E sui giovani talenti sprecati? “Devo persuadere questi ragazzi che devono vivere per il calcio, che non devono sprecare il proprio talento. Se non hai talento ok, ma se Dio ti ha dato un talento e non lo tieni stretto con entrambe le mani, allora…”. Ne ha visti tanti di giocatori sprecare il proprio talento? “Uhhh, tantissimi…”. Sta pensando per caso a un calciatore che adesso gioca a Manchester? “…tantissimi”. A Balotelli saranno fischiate le orecchie.
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