L’ultimo contatto diretto e certo tra i due risale alla notte di Milan-Barcellona quando Silvio Berlusconi, sceso negli spogliatoi, si congratulò con Guardiola per il gioco espresso dai suoi e lasciò Allegri con una carezza stretta in un pugno. La carezza dell’orgoglio per aver costretto al pareggio la squadra più forte del mondo e il pugno delle “osservazioni” sulle scelte del suo tecnico. Di quel Milan non gli era piaciuto quasi nulla. Non il gioco offensivo e nemmeno le marcature come le immagini rubate in tribuna del dialogo fitto tra lui e Galliani mostrarono impietosamente.
Da allora il silenzio almeno ufficialmente anche se Allegri ha sempre spiegato di avere contatti frequenti con il presidente e di fornire a lui chiarimenti sulle sue scelte e sullo stato di forma del gruppo. Non è da escludere, insomma, che i due si siano sentiti anche dopo, ma non può passare inosservato che nel momento più delicato della stagione, con il Milan fuori dalla Coppa Italia e dalla Champions League e superato dalla Juventus in classifica Berlusconi non abbia sentito il bisogno di spendere pubblicamente una parola di sostegno a tecnico e giocatori.
Scelta che potrebbe non essere casuale ma segnare un distacco tra il patron tornato presidente (onorario) e l’allenatore che lui stesso ha voluto ma al quale non ha risparmiato critiche e punzecchiature anche in tempi migliori. La posizione di Allegri è virtualmente blindata dal rinnovo di contratto strappato in gennaio fino al giugno 2014. Erano i giorni del pasticcio Pato-Tevez e la firma venne catalogata come un passo dovuto sia per legare al club un tecnico vincente togliendolo dal merato, sia per cancellare l’impressione che la conferma di Pato suonasse come sconfitta proprio per il responsabile tecnico che aveva avallato la sua cessione.
In discussione oggi non è il futuro immediato della panchina che a meno di clamorosi ribaltoni non vedrà alcun tipo di avvicendamento entro la fine della stagione, ma quello che accadrà in estate. Perchè è evidente che chiudere senza alcun trofeo dopo aver accarezzato il sogno del triplete e gestito un vantaggio considerevole in classifica su un avversario ritenuto inferiore potrebbe costare ad Allegri la riconferma.
Non più tardi di due mesi fa Berlusconi era stato abbastanza chiaro sulle sue certezze di vittoria in Italia: “”Non abbiamo mai avuto dubbi sulla possibilità di fare il bis in campionato, siamo convinti di essere superiori alla Juve, con tutto il rispetto per la sua ottima rosa”. Parole pronunciate a metà febbraio dopo il 4-0 sull’Arsenal.
A tutti era parsa un’investitura dopo le tensioni per la trattativa del rinnovo in cui Allegri si era a lungo impuntato sulla formula del compenso. Rilette a due mesi di distanza quelle parole rappresentano, invece, quasi un atto d’accusa e nemmeno l’alibi degli infortuni regge visto che lo stesso Berlusconi, qualche settimana fa, ha espresso chiaramente i suoi dubbi circa preparazione atletica e “pesantezza” degli allenamenti. Insomma un quadro tutt’altro che confortante per Allegri.
Malgrado le risposte dettate dopo il crollo contro la Fiorentina (”Non mi sento in discussione”) lui per primo sa di essere legato ai risultati. Lo sprint-scudetto vale doppio. Capello senza panchina rappresenta una minaccia concreta ma il valzer di allenatori delle grandi in Europa potrebbe essere il vero tema dell’estate perché Guardiola non ha ancora rinnovato, Mourinho quasi certamente lascerà il Real Madrid e difficilmente Mancini resisterà al City dopo aver fallito tutti gli appuntamenti. Pretendenti al posto di Allegri ce ne sono. Per allontanarli Max ha solo l’opzione della vittoria.
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