giovedì 14 luglio 2011

Calciopoli/4: la revoca impossibile e le dimissioni opportune di Abete e Palazzi

Siccome tutti i nodi prima o poi vengono al pettine e il grosso nodo dello scudetto 2006 è ora arrivato al pettine della decisione del Consiglio Federale, è bene provare a mettere qualche punto fermo. Che il titolo non fosse revocabile all’Inter era abbastanza chiaro anche solo leggendo le 72 pagine di Palazzi che tutti, si spera solo per pigrizia, hanno utilizzato per demolire la figura di Facchetti e cercare di spiegare che lo scudetto sarebbe stato revocato. Noi lo avevamo scritto in tempi non sospetti (http://calcinfaccia.blogspot.com/2011/07/clamoroso-nelle-parole-di-palazzi-la.html) e ora il parere legale degli avvocati della Figc lo conferma.
Ma i giuristi interpellati da Abete si spingono anche oltre. Il loro stop alla revoca spiega chiaramente che le parole del presidente federale sull’etica che non va in prescrizione sono state un clamoroso autogol e che al pasticcio di oggi si è arrivati perché nessuno ha avuto il coraggio, 14 mesi fa, di dire alla Juventus che l’esposto presentato era semplicemente irricevibile.
Invece la Figc lo ha accolto. Sarebbe bastato un consulto legale per rispondere alle 9 pagine firmate da Jean-Claude Blanc su carta intestata della Juventus Football Club Spa. L’esposto chiedeva di “… revocare la decisione assunta dalla Figc con atto del Commissario Straordinario Guido Rossi… con ogni consequenziale pronuncia ripristinatoria dello status quo ante…” (in parole povere scrivere un atto per affermare che si procedeva alla non assegnazione dello scudetto ritenendo interamente truccato il campionato) e “… deferire tutti i tesserati e le società coinvolti nei comportamenti antisportivi emersi ai margini del processo di Napoli…” (ovvero processare sportivamente l’Inter, Facchetti e Moratti). Due domande facili facili con due risposte ancora più semplici: nessuna possibilità di riaprire il processo sportivo per l’avvenuta prescrizione (tempo necessario per capirlo la lettura del calendario) e nessuna possibilità di revoca in assenza di procedimento disciplinare.
Invece Abete ha aspettato 14 mesi per convocare gli avvocati e Palazzi ha steso un documento di inutile durezza senza per altro accorgersi di aver così semplicemente fatto copia e incolla delle tesi difensive di Moggi, analizzando una manciata di telefonate selezionate dai legali dell’ex dg della Juventus in un mazzo di 170mila ora sì disponibili a tutti a patto di aver la voglia e il tempo di andarle a prendere a Napoli.
Il risultato è che l’inutile relazione di Palazzi e l’accondiscendenza di Abete hanno consentito un processo postumo a Facchetti e la riabilitazione di Moggi. Che sarebbe finita con il coro “tutti colpevoli nessun colpevole” era evidente. Le conseguenze anche legali arriveranno nei prossimi mesi e a rischiare di esserne travolta è proprio la Figc che ora studia l’ennesimo autogol di una ‘censura’ sulla quale difficilmente Moratti si asterrà dall’intervenire. Della Valle – a tempo abbondantemente scaduto – ha chiesto a tutti di fare un passo indietro. Un consiglio saggio soprattutto per Abete e Palazzi. Un passo indietro per aver avallato la riapertura impossibile della questione Calciopoli. Possiamo chiamarle dimissioni?
Giovanni Capuano

2 commenti:

  1. Ma sono così ignoranti, in senso stretto di non sapienti, gli Abete ed i PalazzI? Non credo.
    Dunque, perché?

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  2. Perché prendere una posizione netta un anno fa, consapevoli delle evidenti incompletezze di Calciopoli 2006, avrebbe comportato schierarsi. E i dirigenti dello sport italiano non sono famosi quanto a coraggio. Però temo che la pezza sia peggio del buco e il caos di queste settimane lo testimonia.

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