La mossa della Sampdoria di chiedere il ripescaggio in serie A in caso di condanna di una delle società deferite nel processo calcioscommesse (Chievo e, soprattutto, Atalanta) rappresenta la prima conseguenza pratica di come – dopo l’esposto-Juve su Calciopoli – i confini tra giustizia sportiva e ordinaria siano sempre più difficili da difendere. Questo blog lo aveva scritto il 15 luglio scorso (http://calcinfaccia.blogspot.com/2011/07/calciopoli5-dove-porta-il-ricatto-degli.html): accettare il ricatto degli Agnelli sulla revoca dello scudetto all’Inter avrebbe significato condannare a morte l’autonomia della giustizia calcistica.
Ora c’è la conferma che la battaglia della Juventus è destinata a diventare il parametro di riferimento per molti dirigenti del nostro calcio. Garrone jr. che non più tardi di due mesi fa invitava tutti a “pensare solo a fare bene la serie B” ha scelto un avvocato di grido per tentare la spallata.
Ufficialmente l’istanza della Samp mira solo a garantire al club blucerchiato la priorità di ripescaggio in caso di penalizzazione e retrocessione dell’Atalanta, in modo da tagliare fuori le pretese di chi nella passata stagione militava in serie B insieme ai bergamaschi. Il riferimento è ai parametri federali utilizzati in caso di mancata iscrizione di una società (classifica, tradizione sportiva, presenze medie allo stadio).
Il passaggio più interessante dell’intervista concessa dall’avvocato Bongiorno a La Gazzetta dello Sport alla vigilia dell’apertura del processo sportivo è, però, quello dedicato alla posizione del Lecce e di Corvia che il procuratore Palazzi ha deciso per il momento di stralciare in attesa di novità da Cremona. “E’ grave che si celebri un processo mancando una parte degli elementi” spiega la Bongiorno che poi affonda: “Se in autunno, a campionato in corso, emergessero circostanze a favore della Sampdoria non sapremmo che farcene”. Eccolo il punto, del resto chiarito in un altra risposta: “Il vero problema è la differenza tra i tempi del processo sportivo, necessariamente brevi, e quelli del processo penale, molto più lunghi”. Un paradosso senza soluzioni perché la proposta dell’avvocato Bongiorno, creare una corsia preferenziale per i filoni di inchiesta con ripercussioni sportive, è nella pratica inapplicabile. Pensate solo alle inchieste per mafia e ‘ndrangheta in cui, tra le carte, compaiono anche vicende relative ai passaggi di società di certi club del sud Italia.
Seguendo il filo logico della Samp non esiste, dunque, alternativa all’allargamento della serie A a 21 o 22 squadre. Impossibile ovviamente, ma sarà il caso che Abete decida di rimettere mano allo Statuto della Figc e cercare di adeguarlo ai tempi, perché a essere uscita con le ossa rotte dall’estate 2011 è proprio l’autonomia del suo ordinamento. Non ha più ragion d’essere avendo a che fare con spa in alcuni casi quotate in Borsa. Difenderla ad oltranza significa consegnarsi nelle mani del primo giudice che avallerà una richiesta danni plurimilionaria.
Giovanni Capuano
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